Agroalimentare e Mezzogiorno superstar per l’export dei distretti industriali. E’ stato calcolato che nel terzo trimestre 2024 vi è stato un aumento dell’1,3% delle esportazioni dei distretti dopo quattro trimestri in calo anche se lieve. In un contesto di debolezza degli scambi mondiali si registra dunque una sostanziale tenuta dei valori esportati. Nei primi nove mesi il bilancio è positivo in quanto, una spinta importante è arrivata dalla filiera agroalimentare, mentre per i beni voluttuari e alcune tipologie di beni di consumo le performance non sono state altrettanto brillanti. Nonostante qualche criticità, sono più numerosi i distretti su terreno positivo che hanno raggiunto quota 74 rispetto ai 56 dei primi tre mesi del 2024. L’agroalimentare ha messo il turbo con un balzo staccando così distretti tradizionali vanto del Made in Italy come la moda. Tra i poli industriali che nel terzo trimestre si sono distinti sui mercati esteri l’oreficeria di Arezzo, il polo orafo di Vicenza e la maglieria e abbigliamento di Perugia.
Per quanto riguarda il cibo spiccano l’olio toscano, i dolci di Alba e Cuneo, l’ortofrutta romagnola, olio e pasta del Barese, i vini dei colli fiorentini e senesi,ma anche quelli irpini, il lattiero caseario parmense e ancora l’ortofrutta barese e l’alimentare napoletano. Nella meccanica in pole position la Food machinery di Parma cioè l’impresa di trasformazione di prodotti alimentari, i frigoriferi industriali di Casale Monferrato, nei mezzi di trasporto la nautica di Viareggio. Un distretto che invece è stato fortemente penalizzato è quello della pelletteria e delle calzature di Firenze che sembra essere in calo. A salvare l’export sono stati i mercati extra europei. In primis la Turchia che ha fortemente sostenuto le lavorazioni orafe di Arezzo. Soddisfazioni le ha date anche il mercato del Nord America grazie al traino dell’agroalimentare che ha messo a segno un incremento notevole in Canada.
Il settore è andato bene anche nel Medio Oriente in particolare in Arabia saudita e negli Emirati Arabi uniti . Anche nella Ue il cibo ha consentito di ottenere buoni risultati insieme con elettrodomestici e nautica in Francia. In Germania è stato solo l’agroalimentare a tenere alta la bandiera dell’export italiano. Le spedizioni hanno segnato il passo in Cina per effetto della meccanica e della moda e in Russia. A livello territoriale il successo ha sorriso soprattutto al Centro e al Mezzogiorno. Nella prima area a tirare sono state la Toscana con l’oreficeria di Arezzo, l’olio toscano, la cantieristica di Viareggio, il marmo di Carrara e l’Umbria con la maglieria e l’abbigliamento di Perugia e l’olio umbro. Nel Mezzogiorno sono stati i prodotti alimentari il motore dei distretti. In controtendenza invece quelli del Nord con alcune regioni come l’Emilia Romagna e la Lombardia che hanno fatto retromarcia e altre, come Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Liguria che hanno registrato una crescita dei valori esportati. In ogni caso quando si parla di sbocchi commerciali la prudenza è d’obbligo in uno scenario complesso e incerto con conflitti in corso in Europa e Medio Oriente.