ANALFABETISMO DI RITORNO E LAVORO. NUOVI REGOLAMENTI E NORMATIVE DI SICUREZZA.


PERCENTUALE ALTA PER CHI DEVE COMPRENDERE TESTI , REGOLAMENTI E NORMATIVE DI SICUREZZA. LE AZIENDE SI ATTIVANO PER RENDERE ACCESSIBILI A TUTTI LA COMPRENSIONE DELLE REGOLE SULLA SICUREZZA.


L’analfabetismo di ritorno, o analfabetismo funzionale, si riferisce alla perdita delle competenze di lettura e scrittura acquisite durante l’istruzione scolastica, spesso a causa di un uso limitato di queste abilità nella vita quotidiana. Questo fenomeno ha implicazioni significative nella vita quotidiana ma in particolare per la sicurezza sul lavoro, poiché la comprensione delle informazioni e delle istruzioni acquisite durante corsi di formazione o direttamente sul posto di lavoro è cruciale per garantire un ambiente di lavoro sicuro. L’analfabetismo funzionale è un fenomeno ampiamente diffuso in Italia. L’OCSE definisce come analfabeta funzionale una persona che, pur avendo le abilità di lettura e scrittura basilari, non è in grado di comprendere e utilizzare in modo efficace le informazioni, scritte e/o orali, acquisite nella vita quotidiana e lavorativa. Secondo recenti studi, una percentuale significativa della popolazione italiana rientra in questa categoria, con cifre che variano tra il 25% e il 30%. Questo significa che circa un terzo della forza lavoro italiana può incontrare difficoltà nella comprensione di testi complessi, come regolamenti, procedure e normative di sicurezza. Le ragioni di questa situazione sono molteplici: fattori culturali, un sistema educativo che non sempre promuove lo sviluppo di competenze, pratiche di lettura e comprensione, e una certa discontinuità nell’apprendimento dopo l’uscita dal percorso scolastico. Questa realtà ha conseguenze dirette sulla sicurezza sul lavoro, poiché il rispetto delle normative è spesso subordinato alla comprensione dei rischi e delle procedure. Naturalmente sarà necessario adottare strategie formative e contenuti didattici mirati a garantire l’accessibilità e l’efficacia dell’apprendimento di soggetti con analfabetismo culturale, rispettando i bisogni specifici di ciascun individuo anche in relazione alle loro attività specifiche.

Su tali tematiche dovranno essere sensibilizzati e formati anche i docenti a cui spetterà il compito di valutare il livello di alfabetismo dei discenti affidati loro e adeguare, dopo attenta analisi, i contenuti e le didattiche secondo canoni che possano assicurare una efficace formazione tale da poter garantire, in particolare per la formazione sulla sicurezza sul lavoro. La sicurezza sul lavoro rappresenta un aspetto cruciale in qualsiasi azienda, poiché garantire un ambiente sicuro e privo di rischi è fondamentale per il benessere dei lavoratori. Ne deriva che la presenza di lavoratori con analfabetismo funzionale può rendere più complessa l’efficacia delle misure di sicurezza. Le norme di sicurezza sul lavoro, specialmente in un periodo di rapida e complessa ristrutturazione tecnologica, richiedono in continuazione la lettura e la comprensione di manuali, regolamenti e istruzioni. I lavoratori con analfabetismo di ritorno possono avere sicuramente difficoltà a comprendere questi documenti, aumentando il rischio di incidenti dovuti all’ignoranza delle procedure corrette nell’utilizzo di nuove e sempre più complesse attrezzature. Un punto cruciale riguarda la capacità dei lavoratori con analfabetismo funzionale nell’apprendere e assimilare i concetti relativi alla sicurezza sul lavoro. Il problema principale risiede nella difficoltà di comprendere contenuti complessi e specifici che utilizzano un linguaggio tecnico o astratto che il lavoratore con analfabetismo funzionale non riesce ad interpretare e ad applicare nelle normali procedure lavorative. Sebbene gli analfabeti funzionali possano acquisire conoscenze pratiche, è evidente che la loro capacità di apprendere norme astratte o di comprensione insieme al significato di determinati simboli o istruzioni scritte è ridotta.

Questo può tradursi in una carenza di conoscenza e attenzione riguardo ai potenziali rischi e alle modalità per prevenirli. In particolare, da quanto detto si possono ipotizzare diversi scenari, come:

1 Comprensione Inadeguata delle Norme di Sicurezza
Le norme di sicurezza sul lavoro spesso richiedono la lettura e la comprensione di manuali, regolamenti e istruzioni. I lavoratori con analfabetismo di ritorno possono avere difficoltà a comprendere questi documenti, aumentando il rischio di incidenti dovuti all’ignoranza delle procedure corrette.

2 Inefficacia della Formazione e Addestramento
La formazione sulla sicurezza solitamente prevede materiali scritti, presentazioni e quiz. I lavoratori con scarse competenze di lettura e scrittura possono trovare difficile seguire la formazione, risultando meno preparati a gestire situazioni di emergenza o a riconoscere i rischi.

3 Comunicazione insussistente
La comunicazione efficace tra i lavoratori e tra i lavoratori e la dirigenza è fondamentale per la sicurezza. L’analfabetismo funzionale può ostacolare la capacità di comunicare chiaramente ed efficacemente per comprendere le informazioni cruciali, come avvisi di pericolo, segnali di allarme e istruzioni operative.

4 Difficoltà nella Registrazione e Segnalazione degli Incidenti
La registrazione accurata degli incidenti e dei quasi incidenti è essenziale per analizzare i rischi e prevenire future occorrenze. I lavoratori con difficoltà di scrittura possono non essere in grado di segnalare correttamente gli incidenti, portando a una sottostima dei problemi di sicurezza.

5 Mancata Comprensione delle procedure di Sicurezza
Le procedure e le schede di sicurezza dei materiali (SDS) contengono informazioni cruciali sui rischi associati ai materiali pericolosi e le procedure per gestirli in sicurezza. L’incapacità di comprendere ed applicare queste informazioni può portare a esposizioni pericolose e conseguentemente ad incidenti sul lavoro.

6 Difficoltà nell’Uso di Attrezzature di Protezione Individuale (DPI)
L’uso corretto dei DPI richiede la comprensione delle istruzioni di utilizzo e manutenzione. I lavoratori che non comprendono queste istruzioni possono usare in modo errato i DPI, riducendo la loro efficacia e aumentando il rischio di lesioni. L’analfabetismo di ritorno rappresenta una delle problematiche educative più complesse della società contemporanea.

In un’epoca dominata dalla tecnologia, la diffusione delle informazioni e la necessità di aggiornarsi costantemente, è paradossale osservare un fenomeno che sembra contraddire i progressi raggiunti in campo educativo e della conoscenza. In particolare, nel campo della sicurezza sul lavoro è fondamentale l’esigenza che i lavoratori siano in grado di apprendere efficacemente le informazioni e nozioni che vengono loro trasmesse tramite un corposo programma di formazione ed addestramento finalizzato a garantire la loro incolumità nello svolgimento dei loro compiti. Appare evidente la necessità, in presenza di lavoratori che presentino segnali di analfabestismo di ritorno, di adeguare i contenuti e le metodologie delle attività formative alle loro esigenze. Ciò significherà rivisitare ed adeguare quanto previsto dagli Accordi Stato-Regione per la formazione alla sicurezza sul lavoro inserendo metodiche formative. In conclusione l’analfabetismo di ritorno rappresenta una sfida significativa per la sicurezza sul lavoro. È essenziale che le organizzazioni riconoscano questo problema e adottino misure proattive per assicurare che tutti i lavoratori, indipendentemente dalle loro capacità di lettura e scrittura, possano comprendere e seguire le pratiche di sicurezza. Tale esigenza appare oggi ancora più pressante per l’elevato numero di lavoratori stranieri che vengono impiegati nelle aziende italiane che, oltre a possibili profili di analfabetismo da ritorno o addirittura strutturale, possono evidenziare difficoltà di comprensione a causa di una approssimativa conoscenza della lingua italiana.

Questo non solo migliorerà la sicurezza, ma contribuirà a migliorare la comunicazione tra i lavoratori e tra i lavoratori e i vertici aziendali contribuendo a realizzare un ambiente di lavoro più inclusivo e produttivo. Dovrà essere cura di chi gestisce la sicurezza sul lavoro nell’azienda:organizzare sessioni di formazione continua per assicurarsi che le conoscenze di sicurezza dei lavoratori siano aggiornate, effettuare esercitazioni pratiche regolari per rafforzare la comprensione delle procedure di sicurezza, formare gruppi di lavoro omogenei che includano rappresentanti dei lavoratori per discutere e migliorare le pratiche di sicurezza,realizzare sondaggi e feedback: raccogliendo dai lavoratori impressioni, proposte e suggerimenti per identificare aree di miglioramento e adattare le strategie di formazione. Aderire a questa visione dell’ambiente di lavoro, implementare queste strategie ed essere consapevoli delle problematiche e della sussistenza delle criticità dei processi di apprendimento richiede impegno e risorse, ma è essenziale per garantire un ambiente di lavoro sicuro e inclusivo. Adottare un approccio innovativo, variegato e personalizzato per la formazione sulla sicurezza, che non sia solo di facciata e di rispetto delle normative ma finalizzato realmente a rendere i lavoratori consapevoli e pronti a fronteggiare i rischi ed i pericoli, può aiutare a superare le barriere dell’analfabetismo di ritorno e ridurre significativamente i rischi di incidenti sul lavoro.

SICUREZZA SUL LAVORO,PARTE DA LECCE IL GRIDO D’ALLARME PER I NUMEROSI INCIDENTI PORTANDO L’OSSERVATORIO A RIUNIRSI D’URGENZA : IN CRESCITA NUMERO DI INCIDENTI MORTALI E MALATTIE PROFESSIONALI . IL MODELLO LECCE DA ESEMPIO PER TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE.

L’Ispettorato territoriale del lavoro, nel corso del 2024, ha triplicato le attività registrando mille e 70 accessi in tema di vigilanza ordinaria e mille accessi in materia di vigilanza tecnica, grazie anche ai nuovi funzionari entrati in servizio lo scorso anno. Si susseguono incontri e dibattiti tra le parti sociali, il governo e le prefetture alla luce dei recenti, tragici incidenti sui luoghi di lavoro. A Lecce si è riunito con urgenza l’osservatorio provinciale sul tema, alla presenza dei vertici provinciali degli organismi di vigilanza, nonché della Provincia di Lecce e delle associazioni datoriali e organizzazioni sindacali. Dall’incontro è emersa la volontà di porre con urgenza rimedio a tale problematica in quanto si è preso atto che, nonostante l’impegno corale finalizzato ad assicurare le condizioni di sicurezza negli ambienti di lavoro, i dati statistici non risultano confortanti: 15 gli incidenti mortali nel corso del 2024, nonché un aumento di oltre il 35 percento di denunce per malattie professionali (mille e 481), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (mille e 92).

È stata così condivisa una prima bozza di rinnovo del “Protocollo d’intesa già in atto dal 22 maggio, per il rafforzamento della sicurezza sui luoghi di lavoro nella provincia di Lecce” che sarà implementata con il contributo di tutti gli attori istituzionali e delle parti sociali, con l’obiettivo di dare ulteriore impulso alle iniziative territoriali di formazione che sia da esempio per tutto il territorio Nazionale. Inoltre, in un’ottica di maggiore prevenzione del fenomeno, le aziende saranno sensibilizzate all’adozione di sistemi di rilevazione dei mancati infortuni, affinché vengano attivate misure preventive per impedire il ripetersi degli eventi.
Saranno poi valorizzate le buone prassi già sperimentate sul territorio, come quella del Progetto bollino sicurezza cantieri nel settore edile e si valuterà il concreto impatto che l’operatività della cosiddetta patente a punti o a crediti produrrà nelle dinamiche del locale settore edile. Con riferimento ai settori connotati da elevate condizioni di rischio come l’agricoltura e l’edilizia, si procederà a sensibilizzare gli enti locali per assicurare il rispetto dell’ordinanza “anti calore” del presidente della giunta regionale, che sarà verificato anche dagli organismi di vigilanza e che sia da esempio per tutto il territorio Nazionale, in quanto la collaborazione assicurata da tutte le aziende presenti sul territorio italiano, deve servire a garantire un fronte avanzato di tutela e promozione della cultura della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, con l’ invito ai lavoratori impiegati nei diversi settori produttivi, con particolare riferimento a quelli ritenuti a maggior rischio di infortuni, a denunciare e a segnalare ogni situazione critica.

Sul tema particolarmente delicato che richiede un’attenzione particolare, il Presidente di Co.N.A.P.I. Nazionale, Basilio Minichiello è intervenuto in piu’ occasioni esprimendo piena solidarietà a tutte le Istituzioni che pongono in essere normative che possano garantire una svolta significativa per tutto quanto riguarda la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. “Di fronte al preoccupante aumento degli incidenti sul lavoro-afferma Minichiello-ribadisco con forza la necessità di un maggiore impegno connotato da concretezza e condiviso da parte di tutte le istituzioni preposte e dal partenariato economico e sociale, a cominciare dall’inserimento di quelle misure attenzionali specifiche per i settori più a rischio come edilizia e agricoltura e a tutto ciò che attiene la prevenzione mirata a contrastare la diffusione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro”. E’ importante continuare a lavorare perchè le sinergie tra aziende, lavoratori ed Istituzioni diventino un motore indispensabile per fare da argine alla lunga scia di sangue sul lavoro e alle tragiche morti bianche. “Bisogna continuare ad insistere e persistere, bisogna fare gioco di squadra con le istituzioni aprendo una linea di attenzione alla bilateralità, che deve essere considerata uno strumento prezioso per la formazione e informazione sui temi della salute e della sicurezza” conclude il Presidente Minichiello.

NATALE, 5 LAVORI PIU’ RICHIESTI DURANTE LE FESTE. LE AZIENDE FANNO FATICA A TROVARE MANODOPERA. OCCASIONE DA NON PERDERE.

La ricerca di un impiego è un percorso che richiede costanza, flessibilità e una buona dose di adattabilità. Chi si affaccia al mondo del lavoro o chi cerca di cambiarlo deve spesso confrontarsi con un mercato in continua evoluzione, dove competenze e capacità sono valutate in modo sempre più dinamico. In questo contesto, l’importanza di avere una chiara strategia di ricerca assume un peso cruciale. I canali di reclutamento si sono moltiplicati, con piattaforme online, eventi di settore e strumenti di matching algoritmico che guidano i candidati verso opportunità spesso poco visibili. La ricerca di lavoro non riguarda soltanto l’individuo, ma coinvolge l’intero ecosistema economico e sociale. Tuttavia, il punto chiave resta la preparazione: essere pronti a cogliere le opportunità al momento giusto è ciò che fa spesso la differenza. Con la crescente domanda di nuove competenze digitali e capacità specifiche, molti candidati trovano il modo di reinventarsi, arricchendo il proprio bagaglio professionale. In alcuni settori, l’evoluzione del mercato del lavoro risponde alle esigenze stagionali e, in questo contesto, i periodi di maggiore attività possono offrire chances uniche per inserirsi stabilmente nel tessuto lavorativo.

Le festività natalizie sono da sempre un periodo cruciale per il mercato del lavoro, in quanto i consumi e le attività produttive raggiungono il loro picco annuale. Il settore del commercio, del turismo e della ristorazione subiscono un’impennata nelle richieste di personale, sia per rispondere alle esigenze del pubblico sia per mantenere alta la qualità del servizio offerto. Nel periodo natalizio, le imprese cercano di ottimizzare la propria forza lavoro per rispondere alle esigenze di un pubblico che si riversa nei negozi e nei punti di ristoro. Figure come magazzinieri, addetti alle vendite, camerieri e chef sono tra i profili più ricercati. Parallelamente, si è osservato un aumento delle richieste anche per le professioni legate alla logistica e al trasporto. Tra le professioni più richieste durante il periodo natalizio figurano non solo le posizioni tradizionali, come gli addetti alle vendite e i camerieri, ma anche ruoli legati alla digitalizzazione, come i social media manager.

Questo ampio spettro di opportunità dimostra quanto il mercato stia cambiando, offrendo sbocchi sia nei settori più tradizionali che in quelli emergenti. La disponibilità delle tredicesime, pari a 50 miliardi di euro per lavoratori e pensionati, ha inciso significativamente sulle previsioni di spesa per il Natale, raggiungendo circa 8 miliardi di euro per i regali. Questa spinta economica, combinata con le assunzioni stagionali, mette in luce come il mercato del lavoro e l’economia siano strettamente legati. Il settore food&beverage e la produzione agroindustriale, soprattutto panifici e pasticcerie, sono in cerca di aiuto panettieri e pasticceri industriali per far fronte all’elevato fabbisogno di dolci natalizi. Aumenta anche la richiesta di magazzinieri, mulettisti e operatori dei trasporti, necessari per gestire il maggiore flusso di merci che caratterizza questo periodo. La grande distribuzione e il settore retail cercano allestitori, commessi e addetti ai reparti per rispondere ai picchi di consumo. Si stanno promuovendo anche progetti per avvicinare giovani e aziende e favorire l’inserimento lavorativo, rispondendo alle richieste di competenze specifiche nei periodi di alta stagione. Le agenzie per il lavoro accreditate presso l’albo del Ministero del Lavoro stanno raccogliendo candidature in tutta Italia.

VIOLENZA DI GENERE CONSIDERATA UN FENOMENO SOCIALE. LA GIUSLAVORISTA MIRELLA GIOVINO LO ANALIZZA DA UN PUNTO DI VISTA LAVORATIVO.

E’ da poco trascorsa la giornata dedicata alla violenza sulle donne che Co.N.A.P.I. Nazionale, ha inteso affrontare attraverso un webinar dedicato, a cui hanno partecipato professionisti i quali hanno approfondito vari punti, soprattutto quelli critici che rappresentano il nervo scoperto del genere femminile indebolendone la figura in vari amibiti: familiari, sociali e lavorativi. A proposito dell’ambiente lavorativo, abbiamo intervistato l’avvocato Mirella Giovino, giuslavorista e consulente di CoN.A.P.I. Nazionale e braccio destro del Presidente Basilio Minichiello per tutto quanto attiene alla formazione contrattuale, definendone i contenuti per disciplinare vari ambiti lavorativi e che avendo un ruolo importante da un punto di vista professionale, puo’ rispondere ad alcune domande.

Avvocato Giovino, come può essere definita la violenza di genere?
“La violenza di genere è un fenomeno sociale che, allo stato, non ha una definizione univoca, e trova la sua collocazione in più fonti normative, accordi e convenzioni internazionali, legislazione nazionale, prassi interpretative. E’ sicuramente qualificabile come un fenomeno complesso, che si manifesta con pluralità di azioni violente ripetute nel tempo; azioni di natura fisica, psicologica, sessuale, economica e verbale, che possono verificarsi nell’ambiente domestico, nei luoghi di lavoro, nella vita sociale. Viene colpita la persona a causa del suo “genere”. La violenza sulle donne è il paradigma più conosciuto di tale forma di violenza”.
Il contesto lavorativo, quindi, può essere interessato da tale fenomeno?
“Nell’ambiente di lavoro possono registrarsi fenomeni di violenza di genere-continua la dottoressa Mirella Giovino-attuata attraverso pratiche e comportamenti, anche solo sotto forma di minaccia, che possono essere reiterati nel tempo, con conseguente danno fisico, psicologico, morale, economico o sessuale. La violenza di genere potrebbe non essere adeguatamente valutata dagli attori coinvolti, spesso distratti dai ritmi o condizionati dalle dinamiche del rapporto lavorativo. Va sottolineato, di contro, che nello stesso ambiente di lavoro possono essere attuati strumenti di tutela e di repressione di tali forme di violenza, nonché attività di supporto alle vittime qualora la violenza sia stata perpetuata all’esterno”.

Inoltre, avvocato quali sono gli strumenti di prevenzione e contrasto alla violenza di genere nell’ambiente di lavoro?
Per la giuslavorista: “Prima di ogni cosa va evidenziato che è la contrattazione collettiva Nazionale a buttare le basi per prevenire e contrastare il fenomeno in quanto, nel recepire gli istituti già previsti dal legislatore, pone le basi per la previsione di regole di miglior favore – si pensi, ad esempio, ai sistemi di prevenzione, alla creazione di specifici percorsi formativi, alle sanzioni disciplinari, alla prevenzione del mobbing- al fine di tutelare e migliorare le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori nell’ottica di un ambiente sano ed equilibrato. Sicuramente uno degli strumenti più efficaci ed immediati per contrastare e prevenire il fenomeno all’interno dell’azienda ma anche, come detto, per fornire l’adeguato supporto alle vittime stesse è la contrattazione aziendale, ovvero la contrattazione di secondo livello. Il contratto di secondo livello è l’accordo sottoscritto tra l’associazione datoriale o datore di lavoro e l’associazione sindacale, per il tramite della rappresentanza in azienda, attraverso cui si stabiliscono le condizioni più rispondenti alla realtà lavorativa, nell’interesse di crescita comune tra azienda e lavoratori. E’ uno strumento essenziale, in quanto è nella singola realtà aziendale che vanno ricercate le criticità e prospettate e attuate le migliori soluzioni possibili. In merito alla tutela delle vittime di violenza di genere, sicuramente attraverso l’accordo di secondo livello si potranno incentivare le forme di assistenza rientranti nel welfare aziendale (ad esempio: erogazione di servizi finalizzati al supporto psicologico, integrazioni economiche, premi, assistenza legale), introdurre strumenti di flessibilità oraria e organizzativa, prevedere l’erogazione di permessi straordinari, estendere, nei limiti del perimetro normativo, il periodo di congedo di cui al D.Lgs. 81/ 2015 nel caso in cui la vittima sia stata inserita in percorsi di protezione. Il dialogo in azienda è fondamentale per la crescita e la tutela comune, l’accordo aziendale fornisce gli strumenti adeguati per meglio realizzarlo”. Così ha concluso la professionista, lasciando aperta la porta del confronto, che rappresenta e sancisce l’importanza di una cultura del lavoro basata sul rispetto reciproco e sulla dignità dell’essere umano.

IL PERIODO DI PROVA PER IL RAPPORTO DI LAVORO, RAPPRESENTA UNO STRUMENTO IMPORTANTE PER LE PARTI NONOSTANTE I LIMITI NORMATIVI E CONTRATTUALI

L’istituto del periodo di prova rappresenta un momento fondamentale all’interno del rapporto di lavoro, poiché consente a entrambe le parti di valutare reciprocamente l’idoneità a proseguire la collaborazione senza vincoli definitivi. Durante questo periodo, il datore di lavoro può verificare le capacità e le prestazioni del dipendente, mentre quest’ultimo ha l’opportunità di comprendere se l’ambiente e le mansioni siano compatibili con le proprie aspettative. Tuttavia, questa fase introduttiva è accompagnata da numerose complessità normative e disparità applicative, che sollevano interrogativi sia sul piano giuridico sia su quello sociale. Negli ultimi anni, sono emerse numerose modifiche legislative e interpretazioni giudiziarie che hanno cercato di regolare questo ambito, introducendo parametri per definire la durata e le condizioni del periodo di prova, soprattutto nei contratti temporanei. Questi interventi hanno però sollevato perplessità, non solo per la loro complessità ma anche per la loro attuazione, che varia significativamente a seconda del settore o del contratto collettivo applicato. La disparità di trattamento tra i lavoratori di settori diversi è un elemento particolarmente rilevante. Alcuni contratti collettivi prevedono periodi di valutazione più estesi per i ruoli di maggiore responsabilità, mentre altri stabiliscono criteri meno stringenti per i contratti a termine.

Questa frammentazione normativa, osservabile nei contratti pubblicati dal CNEL, evidenzia una mancanza di uniformità che rischia di penalizzare i lavoratori di ambiti meno tutelati. Un altro nodo critico riguarda le implicazioni legate all’invalidità del periodo di prova. Qualora il datore di lavoro non rispetti le norme previste per la formalizzazione del periodo di valutazione, come la mancata indicazione delle mansioni o la violazione di obblighi contrattuali, il licenziamento eventualmente effettuato potrebbe essere considerato non legittimo. Tuttavia, il trattamento giuridico delle conseguenze varia a seconda delle normative applicabili, creando incertezza sia per i lavoratori che per i datori di lavoro. Alcune interpretazioni privilegiano il riconoscimento di un risarcimento economico, mentre altre invocano il diritto alla reintegrazione del dipendente, ampliando il divario tra legislazione e prassi giudiziaria. La mancanza di un quadro uniforme per il periodo di prova si riflette anche nelle tensioni tra le regole stabilite dalla legge e le loro applicazioni concrete.

Il contrasto tra diverse interpretazioni può portare a una situazione di conflitto istituzionale, con ricadute negative sia sulla fiducia delle imprese sia sulla stabilità delle garanzie offerte ai lavoratori. Inoltre, la mancanza di una regolamentazione chiara e coerente amplifica le difficoltà per i professionisti del settore, che devono destreggiarsi tra normative complesse e divergenti. È evidente che l’attuale sistema necessita di una revisione che tenga conto delle esigenze di equilibrio tra flessibilità e protezione. Una possibile direzione potrebbe includere l’armonizzazione delle regole applicabili a tutti i contratti collettivi, evitando disparità tra lavoratori di settori diversi. In questo senso, il ruolo del CNEL dovrebbe essere rafforzato per garantire che i contratti collettivi rispettino standard equi e uniformi, in linea con i principi fondamentali della tutela dei lavoratori.
In conclusione, il periodo di prova, pur rappresentando uno strumento prezioso per entrambe le parti del rapporto di lavoro, mostra evidenti fragilità nell’attuale contesto normativo e contrattuale. Per garantire una maggiore equità e coerenza, è necessario un intervento legislativo organico che chiarisca le regole, riduca le disparità tra i settori e offra maggiore certezza giuridica, salvaguardando al tempo stesso le esigenze di flessibilità delle imprese e i diritti dei lavoratori.

“LA MIA STORIA”IL PRESIDENTE DI Co.N.A.P.I. NAZIONALE, BASILIO MINICHIELLO, RACCONTA IL PROPRIO PERCORSO DI VITA PER INCENTIVARE CHI HA UN SOGNO DA REALIZZARE NEL MONDO DEL LAVORO

La Co.N.A.P.I. Nazionale sta incassando giorno dopo giorno riconoscimenti e apprezzamenti anche nelle sedi Istituzionali, raggiungendo grandi traguardi nell’ambito del sindacato datoriale che detta linee guida per una Formazione aziendale a 360^continua e costante, con lo scopo di garantire ai dipendenti un posto di lavoro sicuro attraverso contini corsi di aggiornamento sull’ambiente e sicurezza. Questi due binomi (Formazione e Sicurezza) sono il perno principale su cui poggia la strategia aziendale unitamente al concetto di gruppo, fortemente voluto dal Presidente Basilio Minichiello, il quale in un incontro con i suoi Fallowers sulla piattaforma online, ha avvertito il bisogno di raccontarsi o meglio di indicare i punti su cui poggia oggi il suo successo come uomo, padre ed imprenditore, per incentivare tutti coloro che hanno il desiderio di raggiungere degli obiettivi. Il dottor Minichiello intitola il suo racconto, che non è nient’altro che il proprio percorso di vita, “ la mia storia” ed inizia proprio dalle sue origini che trovano radici a Melito Irpino , un piccolo borgo dell’Irpinia, considerato dal Presidente Minichiello, “il cuore e la cornice della mia vita. Vivo qui dalla nascita, legato profondamente a queste terre che mi hanno dato radici solide e che, in un certo senso, hanno influenzato il mio spirito imprenditoriale”. Il diploma in ragioneria , rappresenta un primo traguardo importante che sembra da subito aprirgli le porte al mondo del lavoro. A 44 anni, con la consapevolezza di voler arricchire ulteriormente le proprie competenze studia e consegue la laurea in Scienze Turistiche, una scelta che gli ha aperto una finestra sulle innumerevoli bellezze naturalistiche, paesaggistiche e patrimoniali di cui il territorio irpino ne è provvisto grazie alle quali il dottor Minichiello ha compreso come il territorio può offrire grandi opportunità. Minichiello nel suo racconto pone l’accento sulla chiave del successo che lo ha condotto ad essere poi quello che oggi è diventato e dice testualmente : “La formazione è stata una costante nella mia vita: nonostante le sfide, ho sempre creduto nel valore di apprendere e crescere. Sin da giovane mi sono sentito un imprenditore, ed è questa convinzione che ha guidato ogni mia decisione. Dopo il diploma, ho iniziato subito a lavorare per un’azienda leader nella vendita diretta. Ci sono rimasto per sette anni, un periodo che considero fondamentale per la mia formazione pratica. È stata un’esperienza intensa, durante la quale ho imparato cosa significa costruire relazioni, affrontare le difficoltà e mantenere alta la motivazione.

Questi anni mi hanno fatto “fare le ossa” e mi hanno preparato a tutto ciò che sarebbe venuto dopo”- continua dicendo-“ Dopo una breve parentesi come dipendente, ho compreso che il lavoro subordinato non faceva per me. Sentivo forte il desiderio di indipendenza, di creare qualcosa di mio. Ho iniziato così il mio percorso come consulente esterno nel mondo associativo, collaborando con diverse organizzazioni. Una delle esperienze più significative è stata quella nel settore delle associazioni di coltivatori di tabacco, dove ho approfondito la gestione e le dinamiche del mondo agricolo. Parallelamente, sono stato coinvolto in iniziative legate alle associazioni agricole, un impegno che mi ha portato a fondare l’Associazione Italiana Panettieri (A.P.I.). Questo progetto è stato un passo fondamentale per me, non solo per il suo successo, ma anche per l’impatto che ha avuto a livello nazionale. Nel frattempo, ho intrapreso altre attività nel commercio e nell’e-commerce, cercando sempre di innovare e diversificare”. “E’ nel 2010, l’A.P.I., già attiva in molte province italiane- continua il Presidente di Co.N.A.P.I. Nazionale Basilio Minichiello- ha ottenuto il riconoscimento del Ministero del Lavoro come organizzazione maggiormente rappresentativa che-come egli stesso definisce- è un traguardo storico che ha portato alla sua trasformazione nella Confederazione Nazionale Artigiani e Piccoli Imprenditori (Co.N.A.P.I. Nazionale). “Nel 2011, insieme all’UGL Nazionale, abbiamo sottoscritto il primo contratto collettivo nazionale per il settore della panificazione. Poco dopo, abbiamo creato l’Ente Bilaterale Nazionale per la panificazione (E.Bi.N.Ar.T.) e il fondo interprofessionale Eurofondo, aprendo così nuove strade per il settore”. Per il dottor Minichiello “questi anni sono stati caratterizzati da un susseguirsi di progetti e successi: la firma di nuovi contratti collettivi, la nascita di altri enti bilaterali settoriali, la creazione di società di servizi e formazione e l’espansione con oltre dieci federazioni settoriali. È stato un periodo di grande crescita, ma anche di sfide”.

Ma nonostante la crescita ed i primi ma consistenti successi, ci sono state delle brusche frenate che hanno inficiato un percorso lavorativo fatto di grandi opportunità allorquando, una buona parte dell’organizzazione decise di seguire un progetto personale, portando con sé la maggior parte delle strutture che Minichiello con passione, sacrificio e dedizione aveva costruito. “È stato un colpo difficile da affrontare, ma non mi sono arreso. Mi sono rimboccato le maniche e ho deciso di ripartire. Ho fondato nuove strutture, stretto nuove partnership e ricostruito ciò che avevo perso. Rimanevano cenere e amarezza, ma il mio spirito imprenditoriale ha avuto la meglio. Senza rancore, con entusiasmo e sacrificio, ho dato vita a nuove realtà. Sono nate altre federazioni, nuovi accordi e enti bilaterali. È stato un processo di rinascita che mi ha permesso di raggiungere risultati che non avrei mai immaginato”. Con grande orgoglio unitamente ad una commozione trattenuta, afferma “Oggi, la mia organizzazione è di nuovo una realtà consolidata, con un team giovane, motivato e altamente professionale. Le prossime sfide che mi attendono includono il lancio del fondo interprofessionale Fondointesa e la creazione di una rete di servizi di alto profilo professionale.

Sono orgoglioso di quello che ho costruito. Non rimpiango nulla e, se tornassi indietro, rifarei tutto, errori compresi. Ho sempre agito seguendo il cuore, perché è nella mia natura essere un irriducibile romantico, capace di vedere opportunità anche nei momenti più difficili. Questa è la mia storia, e la vivo ogni giorno con passione e determinazione”. Accanto al Presidente Basilio Minichiello, c’è una famiglia che contribuisce al suo, oggi imprenditore affermato, che lavora con la stessa passione, dedizione e spirito di sacrificio. Il nucleo familiare compatto ed unito in tutte le scelte aziendali, è costituito dalla moglie Lucia Di Pietro manager del settore amministrativo dell’azienda, dal primogenito, Pasquale Minichiello editore di Co.N.A.P.I. Media fondatore di un Magazine che si sta sempre piu’ radicando nel panorama dell’informazione, anche la figlia Stefania Minichiello, nonostante sia ancora una studentessa, già muove i suoi passi nell’azienda familiare nei momenti di pause scolastiche, contribuendo al successo inarrestabile. In conclusione, il dottor Minichiello, in attivo ha numerosi riconoscimenti anche Istituzionali grazie alla propria lungimiranza che lo ha condotto ad individuare possibili sviluppi nel settore datoriale, proprio grazie ad una incessante capacità di comprendere ed intercettare situazioni favorevoli per il benessere aziendale.

NELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, CO.N.A.P.I. NAZIONALE HA ADERITO ORGANIZZANDO UN WEBINAR AZIENDALE. AGIRE CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE PER MINICHIELLO RAPPRESENTA UN IMPEGNO COLLETTIVO INDISPENSABILE.

Il 25 novembre si celebra la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne ed è dal 1999 che, per volere dell’ONU, ogni anno in questa data si celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una giornata simbolica, ma soprattutto un monito per ricordare che questa violenza è ancora realtà troppo diffusa. In tanti Paesi, tra cui l’Italia, sono state organizzate manifestazioni, mostre, cortei, sit-in, convegni e installazioni per ricordare le vittime e per affrontare il tema della violenza di genere. Anche Co.N.A.P.I. Nazionale in collaborazione con E.Lav. , ha organizzato un webinar aziendale trasmesso in diretta su tutte le pagine di Co.N.A.P.I. e sul canale You Tube, fortemente voluto dal Presidente dottor Basilio Minichiello che ha dato a tutti la possibilità di partecipare per aderire ad un momento di riflessione e consapevolezza partendo dal contesto aziendale, per affrontare il delicato tema riguardante il lavoro inteso come strumento di emancipazione a tutela di tante donne che subiscono violenza soprattutto tra le mura domestiche.

L’ evento ha avuto proprio come titolo : LOTTA ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE : IL LAVORO COME STRUMENTO. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, tra il 1° gennaio e il 17 novembre 2024, 51 donne sono state uccise dal partner o ex partner, rispetto a soli 7 uomini. Dati che sono stati confermati anche dal Centro Studi e Ricerche di Co.N.A.P.I. Nazionale. Questo significa che nell’87,9% dei casi di femminicidio, la vittima è una donna. La ricerca ha confermato che nei primi sei mesi del 2024, sono stati denunciati 8.592 atti persecutori cioè il 74% delle vittime tutte donne, 12.424 casi di maltrattamenti su familiari o conviventi, vale a dire l’ 81% tutte vittime donne e 2.923 violenze sessuali con un abbondante 91%di vittime sempre tutte donne. Sebbene si sia registrato un calo degli atti persecutori (-8%), delle violenze sessuali (-2%) e dei maltrattamenti (-5%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la quota di vittime donne rimane invariata, suggerendo che i dati potrebbero riflettere solo una diminuzione delle denunce, non degli episodi. Anche i reati introdotti dalla legge “Codice Rosso”, la n. 69/2019, mostrano tendenze preoccupanti. Nel primo semestre 2024 si sono verificati 698 casi di revenge porn(+12,6% rispetto al 2023) e un forte aumento delle violazioni dei provvedimenti di allontanamento o divieti di avvicinamento (+31,6%). Sono stati segnalati 40 episodi di deformazione del volto e 13 matrimoni forzati. Il 1522, numero gratuito per le vittime di violenza e stalking, ha ricevuto quasi 33.000 chiamate nei primi sei mesi del 2024, confermando l’importanza di strumenti di supporto in un contesto di emergenza persistente. Il 25 novembre si vogliono ricordare tutte le vittime, occasione questa per affrontare il tema della violenza di genere. Il lavoro , viene visto come un elemento fondamentale perché una donna possa sentirsi emancipata e quindi piu’ forte per affrontare situazioni di violenza all’interno delle mura domestiche in modo particolare di fronte ad uomini che fanno pesare la condizione di sottomissione economica del proprio partner che subisce vessazioni psico-fisiche. I dati sull’occupazione femminile fotografano però un’Italia ancora in fondo alla classifica europea. Eppure, come è stato sottolineato, il lavoro rimane la principale fonte di riscatto per le donne a cui si guarda nella battaglia contro la violenza di genere.

L’Italia si trova ancora agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda il lavoro delle donne, infatti i dati Istat, che trovano conferma nella ricerca del Centro Studi di Co.N.A.P.I., evidenziano che c’è un tasso di occupazione femminile al 55% (contro una media europea del 69,3%), di una differenza di genere con 19,8 punti percentuali a sfavore delle donne e che le donne occupate sono circa 9,5 milioni (contro circa 13 milioni di uomini) nonostante si ha la consapevolezza che il lavoro rappresenta una via d’uscita fondamentale per le donne che si trovano in situazioni di violenza domestica. La dipendenza economica dal partner ostacola spesso la loro possibilità di interrompere relazioni abusive. L’emancipazione socio-economica femminile diventa quindi un tassello fondamentale nella lotta contro la violenza di genere, perché la dipendenza economica dal proprio partner è uno dei fattori che spinge molte donne a non interrompere le relazioni violente nelle quali si trovano, ostacolando di fatto la loro uscita da situazioni di violenza domestica. Pertanto l’emancipazione socio-economica femminile rappresenta un tassello importante nella lotta alla violenza di genere e per evitare di imbattersi in questo tipo di violenza, ogni donna deve cercare di costruirsi la propria individualità senza mai permettere a un’altra persona di impossessarsi della propria indipendenza. Resta prioritario un percorso che coinvolga le aziende che devono prendere consapevolezza dell’inclusione di momenti formativi, di spazi di confronto e di sensibilizzazione così come come l’obiettivo che si è prefisso il webinar organizzato da Co.N.A.P.I. Nazionale, che ha dato l’opportunità a tutti i partecipanti di riflettere sul tema. Si avverte la necessità di formare ogni livello aziendale le quali potranno individuare segnali d’allarme, promuovere il rispetto e garantire un ambiente lavorativo sicuro e di supporto. Il Webinar ha avuto lo scopo di coinvolgere un vasto pubblico, in quanto la partecipazione ha significato unirsi in un movimento di cambiamento culturale che non lascia spazio al silenzio o all’indifferenza.

STATI GENERALI DELLA SICUREZZA E SALUTE DEL LAVORO. PER LA MINISTRA CALDERONE: “TUTELA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO SONO PRIORITÀ IMPRESCINDIBILI”. Co.N.A.P.I. NAZIONALE CONCORDA CON LA MINISTRA

La ministra del lavoro ricorda gli articoli della Costituzione e aggiunge: “La tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro è una priorità imprescindibile che riporta tutti noi alle prescrizioni degli articoli 232 e 41 della Costituzione, nei quali si afferma il principio assoluto e incondizionato alla tutela della persona umana nella sua integrità psicofisica e che rappresentano i riferimenti per l’impegno che tutti noi assumiamo verso la protezione della salute e della sicurezza di chi lavora”. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, lo ha sottolineato agli Stati Generali della Salute e Sicurezza sul lavoro in un suo intervento alla Camera dei Deputati alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La ministra ha aggiunto: “Le condizioni di sicurezza che preservano la dignità e proteggono l’integrità dei lavoratori sono un nostro dovere, perché la sicurezza sul lavoro è una dimensione essenziale di quella solidarietà che ci unisce, ma è anche un interesse della collettività. Ogni infortunio tocca l’intera società, è una ferita che colpisce la persona insieme alle famiglie, ai colleghi e all’intero tessuto sociale”. Agli Stati Generali alla Camera è intervenuto anche Nicolas Schmit, commissario europeo per il lavoro e i diritti sociali che ha definito quella della sicurezza sul lavoro una “tematica cruciale in l’Italia ed Europa”.  Il rispetto effettivo dell’obiettivo della sicurezza sul lavoro, ha proseguito il commissario europeo, “richiede l’impegno comune delle istituzioni europee, delle autorità nazionali e locali, degli imprenditori e, più in generale, delle parti sociali”.

È questo uno dei temi cruciali di Co.N.A.P.I. Nazionale il cui presidente, dottor Basilio Minichiello ne ha fatto una bandiera in quanto la prevenzione e formazione sono i primi elementi per contrastare il fenomeno degli infortuni sul lavoro. “Gli incidenti- afferma Minichiello-inclusi quelli fatali, sono purtroppo ancora numerosi in Europa e soprattutto in Italia e di fronte ai dati allarmanti di continui decessi sui luoghi di lavoro, davvero non ci sono più parole, è l’ora delle azioni”. Il ministro Calderone, che è un tecnico prestato alla politica, sta garantendo la sicurezza dei luoghi di lavoro con misure mai adottate prima, che vanno dall’incremento del quadro sanzionatorio alla patente a crediti all’assunzione di nuovi ispettori, alla copertura assicurativa a tutto il mondo della scuola. Inoltre il Ministro ha ribadito l’invito ad affrontare le criticità attraverso il dialogo, mettendo insieme le rispettive competenze, senza portare le categorie le une contro le altre. “Dobbiamo rapportarci a un tema che riguarda tutti, una responsabilità collettiva” ha affermato. Fare rete con le Istituzioni è determinante per poter trovare sinergicamente soluzioni innovative di fronte ad un problema che sta dilagando. Prioritario deve essere la messa in sicurezza del lavoratore ma anche del datore di lavoro, che certamente è interessato a tutelare il posto di lavoro per non incappare in spiacevoli situazioni. Bisogna pertanto attenersi ai principali interventi che riguardano l’ampliamento dell’obbligo di nomina del medico competente, le modifiche relative alla formazione dei lavoratori, all’ampliamento dei soggetti abilitati alle verifiche periodiche delle attrezzature di lavoro e i relativi obblighi dei noleggiatori ed in ultimo verificare la presenza della patente a punti che rapppresenta la novità in tema di tutela e sicurezza sui luoghi di lavoro.

La psicologia del lavoro: verso nuovi orizzonti di benessere e produttività

Nel panorama del lavoro moderno, cresce la consapevolezza che la qualità di un’impresa sia direttamente proporzionata al benessere psicologico e al livello di soddisfazione dei suoi dipendenti e dirigenti. “Fai un lavoro che ti piace e non lavorerai per tutta la vita” è un pensiero che racchiude un concetto profondo: lavorare con passione non solo migliora la qualità della vita, ma favorisce anche la produttività aziendale.
La psicologia del lavoro, disciplina che studia i comportamenti e i processi mentali delle persone all’interno del contesto professionale, si rivela quindi fondamentale per ottimizzare le risorse umane e raggiungere obiettivi di eccellenza. Questa scienza indaga sulle motivazioni, sugli stimoli e sulle dinamiche che spingono le persone a dare il meglio di sé, puntando a migliorare non solo le performance, ma anche il benessere morale e psicologico dei lavoratori.
Il benessere mentale è infatti un elemento cruciale per mantenere un ambiente lavorativo positivo e stimolante. Un dipendente che si sente apprezzato, supportato e coinvolto nelle decisioni aziendali è più incline a sviluppare un legame emotivo con l’azienda, migliorando la propria motivazione e, di conseguenza, i risultati. La psicologia del lavoro mira a creare questo equilibrio, facendo sì che le persone possano esprimere il proprio potenziale in un contesto che favorisce la crescita professionale e personale.
A livello pratico, le aziende che investono nel benessere psicologico dei propri collaboratori tendono a registrare una riduzione dei livelli di stress e un aumento della soddisfazione e della fidelizzazione del personale. In questo modo, il lavoro diventa non solo un mezzo per ottenere un reddito, ma un’esperienza appagante e significativa. Sostenere i dipendenti nel proprio percorso di crescita, con percorsi formativi e politiche di ascolto e supporto, rappresenta una strategia vincente per ogni realtà che aspiri a crescere.
La psicologia del lavoro, dunque, non solo studia le menti pensanti ma promuove anche quel benessere psicologico che è alla base di un’eccellenza durevole. Quando il benessere e la produttività camminano di pari passo, nascono i risultati straordinari, per l’azienda e per ogni individuo.

E’ IN VIGORE IL NUOVO DECRETO FLUSSI TRA NOVITÀ E REGOLE PER L’IMMISSIONE DEGLI IMMIGRATI NEL MONDO DEL LAVORO IN MANIERA REGOLARE

E’ in vigore dall’11 ottobre 2024 il nuovo decreto Flussi che intende favorire l’immigrazione regolare di lavoratori stranieri e contrastare sia gli ingressi irregolari che l’utilizzo abusivo dei flussi regolari attraverso nuove procedure di gestione e maggiori tutele contro abusi e sfruttamento.Con il decreto cambiano le regole, le procedure e le tutele dal 1° al 30 novembre 2024. E’ stato anche introdotto uno speciale permesso di soggiorno della durata di 6 mesi prorogabile per le vittime di sfruttamento lavorativo che mette al sicuro i lavoratori che collaborano con le autorità. Obiettivo del Governo è rendere il processo di ingresso e regolarizzazione più efficiente, ridurre le frodi e garantire che le imprese italiane possano trovare la manodopera necessaria nei tempi giusti. Per garantire una maggiore precisione nel definire i fabbisogni di manodopera, viene introdotto l’obbligo di precompilare le domande: sulla base dei dati precompilati saranno effettuati controlli automatizzati per escludere le richieste non conformi.In fase di precompilazione potrà essere adeguata la documentazione richiesta: per il datore di lavoro: documento d’identità in corso di validità, codice fiscale, misura camerale, ultima dichiarazione dei redditi, partita IVA, DURC, mentre per il lavoratore extracomunitario individuato: il passaporto o la copia delle pagine principali con foto e dati identificativi, i dati personali e il suo indirizzo di residenza e di futuro alloggio in Italia e le eventuali qualifiche professionali o certificati, il consolato del paese di origine, cui sarà richiesto il visto di ingresso da parte del lavoratore. In riferimento all’offerta di lavoro, serve il documento attestante la proposta di contratto di lavoro o la lettera di assunzione con dettagli come ad es. il tipo di lavoro, l’orario e la retribuzione prevista.Per le domande relative agli ingressi nel 2025 la prima finestra per la precompilazione si aprirà dal 1° al 30 novembre 2024.
Per quanto riguarda le istanze relative al settore turistico-alberghiero, la precompilazione sarà ammessa dal 1° al 31 luglio 2025. Saranno previsti più click day, scaglionati durante l’anno, specializzati per tipologie di settori, tra cui agricoltura e turismo.