INTRODOTTE DUE IMPORTANTI MODIFICHE PER I CONTRATTI A TERMINE


LA LEGGE N. 203/2024, CONOSCIUTA COME “COLLEGATO LAVORO”, INTRODUCE DUE SIGNIFICATIVE MODIFICHE SUI CONTRATTI A TERMINE: LA RIDEFINIZIONE DELLE ATTIVITÀ STAGIONALI E LA NUOVA REGOLAMENTAZIONE DEL CALCOLO DEL PERIODO DI PROVA NEI CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO. QUESTI CAMBIAMENTI OFFRONO MAGGIORE CHIAREZZA E SEMPLIFICAZIONE PER I DATORI DI LAVORO E I LAVORATORI.

La Legge n. 203/2024, denominata “Collegato Lavoro”, introduce due modifiche fondamentali in materia di contratti a termine: la ridefinizione delle attività stagionali e la regolamentazione del calcolo del periodo di prova nei contratti a tempo determinato.

  1. Interpretazione Autentica delle Attività Stagionali
    L’interpretazione autentica riguarda l’articolo 21 del D.Lgs. n. 81/2015, chiarendo la definizione delle attività stagionali. L’importanza di tale definizione deriva dal fatto che i contratti a termine stipulati per attività stagionali beneficiano di diverse esenzioni rispetto alla disciplina ordinaria:
    Esclusione dalla durata massima complessiva (art. 19, comma 2, D.Lgs. n. 81/2015);
    Esclusione dal limite percentuale di lavoratori a termine (art. 23, comma 2, D.Lgs. n. 81/2015);
    Esenzione dall’obbligo della causale (art. 21, comma 1, D.Lgs. n. 81/2015).
    L’articolo 11 del Collegato Lavoro stabilisce che rientrano nelle attività stagionali:
    Quelle individuate dal D.P.R. n. 1525/1963;
    Quelle connesse all’intensificazione dell’attività lavorativa in determinati periodi dell’anno;
    Quelle legate a esigenze tecnico-produttive o ai cicli stagionali dei mercati serviti dall’impresa, purché previste dai contratti collettivi sottoscritti ai sensi dell’articolo 51 del D.Lgs. n. 81/2015.
    L’INPS, con il messaggio n. 483 del 7 febbraio 2025, ha chiarito che i lavoratori assunti per attività stagionali definite dall’interpretazione autentica sono esentati dal contributo addizionale NASpI del 1,40% e dall’incremento dello 0,50% per ciascun rinnovo, ai sensi dell’articolo 2, comma 28, della Legge n. 92/2012.
    Tuttavia, è importante sottolineare che tale normativa non si applica ai contratti a termine o stagionali di ex dipendenti, escludendo quindi il personale già precedentemente impiegato nella stessa azienda.
  1. Modalità di Calcolo del Periodo di Prova nei Contratti a Termine
    L’altra modifica riguarda il calcolo del periodo di prova nei contratti a tempo determinato, modificando l’articolo 7 del D.Lgs. n. 104/2022 (decreto Trasparenza). Il nuovo criterio stabilisce che il periodo di prova sia calcolato con un giorno di effettiva prestazione ogni 15 giorni di calendario.
    Durata del periodo di prova:
    Per contratti fino a sei mesi: da un minimo di due giorni a un massimo di quindici giorni;
    Per contratti tra sei e dodici mesi: massimo trenta giorni.
    Il legislatore non ha previsto alcuna differenziazione per le mansioni, aspetto che potrebbe causare contenziosi. La giurisprudenza ha sottolineato che un periodo di prova troppo breve potrebbe impedire al lavoratore di dimostrare adeguatamente le proprie competenze, specialmente in ruoli complessi.
    Le modifiche introdotte dal Collegato Lavoro mirano a chiarire e semplificare alcuni aspetti della disciplina dei contratti a termine. Tuttavia, la mancata differenziazione del periodo di prova in base alle mansioni potrebbe generare conflitti giuridici. Inoltre, l’interpretazione autentica delle attività stagionali conferisce maggiore certezza giuridica ai datori di lavoro, garantendo al contempo alcune agevolazioni contributive

SIGLATO L’ATTO FORMALE DI FORMAINTESA PER LA FORMAZIONE CONTINUA DI IMPRENDITORI E LAVORATORI, ISTITUITO DALLA Co.N.A.P.I. NAZIONALE E CONFINTESA.


SODDISFATTO IL PRESIDENTE DI Co.N.A.P.I. NAZIONALE BASILIO MINICHIELLO E IL SEGRETARIO GENERALE DI CONFINTESA FRANCESCO PRUDENZANO.

Venerdì 21 febbraio a Roma è stato sottoscritto l’atto costitutivo del Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua nel comparto della Sanità privata e estendendolo ad altri settori. Il Fondo prende il nome di FORMAINTESA e nasce per volontà del Presidente di CO.N.A.P.I. Nazionale, Basilio Minichiello e del Segretario di Confintesa Francesco Prudenzano che hanno sottoscritto l’Atto alla presenza del notaio Luca Rossano.
Il Fondo, costituito ai sensi dell’art. 118 della Legge 23 dicembre 2000 n.388 , nasce al fine di promuovere la formazione professionale continua, per perseguire gli obiettivi di maggiore competitività delle imprese, della valorizzazione delle risorse umane e della crescita delle capacità professionali dei lavoratori. La costituzione del Fondo interprofessionale consolida e rafforza le sinergie tra le Parti Sociali e attua le volontà già espresse dalle stesse nell’accordo interconfederale sottoscritto il 6 luglio 2023, successivamente integrato dall’accordo interconfederale sottoscritto il 14 gennaio 2025.

FORMAINTESA è un Fondo Interprofessionale Paritetico per la formazione continua, istituito dalla Confederazione Nazionale Artigiani e Piccoli Imprenditori (Co.N.A.P.I. Nazionale) e dalla Confederazione INTESA per l’Autonomia Sindacale (CONFINTESA). Questo fondo è stato creato in conformità alla legge 388 del 2000, che consente alle parti sociali di costituire fondi interprofessionali per finanziare la formazione dei lavoratori dipendenti. I fondi sono alimentati dallo 0,30% del monte retribuzioni accantonato dall’INPS, che le aziende possono destinare al fondo prescelto senza costi aggiuntivi. FORMAINTESA è dedicato alla formazione continua di imprenditori e lavoratori, promuovendo lo sviluppo del capitale umano. Particolare attenzione potrebbe meritare il cosiddetto “conto di rete” che è uno strumento finanziario pensato per le Piccole e Medie Imprese (PMI) e le microimprese che partecipano a un contratto di rete. Questo tipo di conto è progettato per facilitare la gestione finanziaria condivisa tra le aziende aderenti a una rete, promuovendo la collaborazione e l’ottimizzazione delle risorse.

Caratteristiche principali di un conto di rete: è la gestione condivisa che permette alle imprese della rete di operare su un conto comune, facilitando la realizzazione di progetti collettivi e la condivisione delle spese. Poi vi è la trasparenza finanziaria che offre una chiara visione delle entrate e delle uscite legate alle attività della rete, migliorando la trasparenza tra i partner. La rete condivisa permette anche la semplificazione amministrativa, che riduce la burocrazia associata alla gestione di fondi tra diverse entità, centralizzando le operazioni finanziarie. Tra i vantaggi per le PMI e le microimprese, abbiamo l’accesso facilitato al credito: le reti di impresa possono avere una maggiore forza contrattuale nell’ottenere finanziamenti rispetto alle singole aziende. Mentre per la condivisione dei costi, le spese per servizi comuni, come formazione o marketing, possono essere ripartite tra le imprese della rete, riducendo l’onere per ciascuna. Incremento della competitività: la collaborazione in rete consente alle piccole imprese di affrontare progetti più ambiziosi e di competere in mercati più ampi. Per attivare un conto di rete, è necessario che le imprese formalizzino un contratto di rete, definendo obiettivi comuni e modalità operative. Successivamente, possono rivolgersi a istituti bancari che offrono prodotti specifici per le reti di impresa.

APPROVAZIONE DEFINITIVO DEL DDL. NUOVE OPPORTUNITÀ PER AZIENDE E LAVORATORI

Nuove norme sulla somministrazione di lavoro: opportunità e implicazioni per aziende e lavoratori
Con l’approvazione definitiva del DDL Lavoro collegato alla Legge di Bilancio 2025, il legislatore ha introdotto modifiche significative alla disciplina della somministrazione di lavoro, che riflettono un intento chiaro: favorire la flessibilità occupazionale e rispondere in modo più dinamico alle esigenze del mercato del lavoro. Ma quali saranno gli effetti concreti di queste novità e come potranno essere applicate.
Il provvedimento introduce deroghe e semplificazioni che impattano direttamente sulle modalità di utilizzo dei contratti di somministrazione a tempo determinato. Tra le più rilevanti:
• Esclusione dai limiti quantitativi: Non rientrano nel computo i lavoratori somministrati assunti a tempo indeterminato dall’agenzia, così come quelli con particolari caratteristiche o impiegati in specifiche esigenze aziendali (ad esempio attività stagionali, start-up, sostituzioni di personale assente).
• Flessibilità nella formazione: L’uso congiunto o integrativo dei fondi bilaterali per i lavoratori somministrati (Forma.Temp) rappresenta un’opportunità per le agenzie e le imprese di investire in formazione continua e riqualificazione, rispondendo ai fabbisogni immediati del mercato e ai requisiti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
• Contratti senza causale per categorie svantaggiate: Per i lavoratori disoccupati da oltre sei mesi o in condizioni di svantaggio economico e sociale, il contratto a termine in somministrazione non richiederà più una causale, riducendo burocrazia e favorendo l’inclusione di queste categorie nel mercato del lavoro.

Le novità legislative potrebbero tradursi in vantaggi competitivi per le imprese:
1. Maggiore flessibilità organizzativa: Con l’eliminazione di alcuni limiti sui contratti a termine in somministrazione, le aziende potranno rispondere più agilmente alle fluttuazioni della domanda, gestendo meglio i picchi di lavoro o le sostituzioni temporanee.
2. Accesso facilitato a lavoratori qualificati: La possibilità di utilizzare fondi bilaterali in modo congiunto consente di investire in formazione e aggiornamento delle competenze, garantendo un rapido adattamento ai cambiamenti tecnologici e produttivi.
3. Riduzione delle rigidità burocratiche: La soppressione dell’obbligo di causale per alcune categorie di lavoratori semplifica la gestione amministrativa dei contratti, incentivando l’assunzione di soggetti svantaggiati.

Le modifiche normative mirano a creare opportunità di lavoro più ampie, soprattutto per le categorie più vulnerabili, ma pongono anche delle sfide. Se da un lato si amplia l’accesso a percorsi lavorativi per disoccupati di lungo periodo e over 50, dall’altro è cruciale che queste misure siano accompagnate da politiche di formazione efficaci per garantire l’effettiva valorizzazione delle competenze.
Affinché queste novità possano tradursi in benefici concreti, sarà fondamentale:
• Un’attenta pianificazione aziendale: Le imprese dovranno monitorare le opportunità offerte dai fondi bilaterali e sfruttare appieno la maggiore flessibilità normativa per sostenere i propri obiettivi produttivi.
• Un approccio integrato alla formazione: Le agenzie per il lavoro e le imprese utilizzatrici dovranno investire in percorsi di formazione personalizzati, volti a potenziare le competenze richieste nei settori in crescita.
• Collaborazione tra parti sociali: Il ruolo delle associazioni di categoria e dei sindacati sarà cruciale per garantire che le nuove norme siano applicate in modo equo, evitando eventuali abusi.
Il DDL Lavoro rappresenta un passo avanti verso una maggiore flessibilità e modernizzazione delle relazioni lavorative. Tuttavia, il successo di queste riforme dipenderà dall’impegno di tutti gli attori coinvolti nel garantire che le misure introdotte siano applicate in modo efficace e responsabile. Solo così sarà possibile realizzare un mercato del lavoro più inclusivo, dinamico e competitivo.

LA BILATERALITA’ E’ ANCHE SOLIDARIETA’. CONCERTAZIONE DELLE PARTI SOCIALI PER PROMUOVERE IL BENESSERE NELLE AZIENDE MIGLIORANDO LA VITA DEI LAVORATORI

In più occasioni ho avuto il piacere di affrontare il concetto di “bilateralità”, un pilastro innovativo nelle relazioni industriali. Questo modello si basa sulla concertazione delle parti sociali per promuovere il benessere nelle aziende, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone che vivono e lavorano in questi contesti. Il benessere dei lavoratori, sia fisico che psicologico, ha un impatto diretto sul successo dell’impresa: un dipendente soddisfatto e motivato, infatti, contribuisce a incrementare la produttività, traducendosi in un vantaggio economico per l’azienda stessa.

C’è però un elemento ancora più profondo da esplorare in questo contesto: la solidarietà. Questa parola, spesso usata nei discorsi e nelle teorie, è di per sé nobile e trasversale, ma non sempre riesce a tradursi in azioni concrete. È qui che entra in gioco il ruolo degli enti bilaterali, dove il concetto solidaristico trova piena espressione. Il funzionamento di questi enti si basa su una logica inclusiva: tutti i lavoratori contribuiscono con un piccolo contributo mensile stabilito dalla contrattazione collettiva, ma i benefici vengono destinati principalmente a chi vive situazioni di maggiore difficoltà.

Un esempio pratico di solidarietà operativa riguarda i pendolari. Per raggiungere il luogo di lavoro, molti di loro affrontano giornalmente non solo lunghe distanze e orari impegnativi, ma anche costi significativi legati ai mezzi di trasporto. Gli enti bilaterali intervengono spesso per ridurre questo disagio, offrendo rimborsi per le spese di viaggio. In questo modo, si contribuisce a eliminare una disparità tra lavoratori della stessa azienda, mettendo tutti sullo stesso piano, indipendentemente dalla loro distanza dal luogo di lavoro.

Questo approccio non si limita a un supporto materiale, ma rappresenta un messaggio forte: il benessere di ciascun lavoratore è una priorità collettiva. La solidarietà diventa così il cuore pulsante della bilateralità, trasformando un contributo obbligatorio in un meccanismo di equità e supporto sociale. Questo modello può essere preso come esempio per creare un sistema economico più giusto, dove le aziende non si limitano a massimizzare i profitti, ma assumono anche un ruolo di responsabilità sociale.

La bilateralità, quindi, non è solo una nuova frontiera per le relazioni industriali, ma una pratica che unisce produttività, inclusione e solidarietà, offrendo un concreto sostegno alle persone e rendendo migliore l’ambiente lavorativo per tutti.

CASSE EDILI SEMPRE PIÙ CENTRALI NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI E DEL RISPETTO DEI DIRITTI CONTRATTUALI

Nel panorama del mondo del lavoro, le casse edili svolgono un ruolo centrale nel settore delle costruzioni, rappresentando uno strumento essenziale per garantire il rispetto dei diritti contrattuali e offrire prestazioni economiche e assistenziali ai lavoratori. Le loro funzioni includono la gestione degli accantonamenti per ferie e gratifica natalizia, l’erogazione dell’Anzianità Professionale Edile (APE) per incentivare la stabilità lavorativa, l’integrazione salariale in caso di malattia o infortunio, la fornitura di prestazioni assistenziali come borse di studio e contributi medici, e la certificazione della regolarità contributiva (DURC) per le imprese.

Tuttavia, in Italia il modello delle casse edili presenta una peculiarità unica e, per certi aspetti, anomala. La loro organizzazione su base provinciale comporta una frammentazione che incide sulla gestione e sulla distribuzione delle risorse, mentre gli oneri sostenuti dal settore edile per finanziare il sistema delle casse sono considerevoli, soprattutto in rapporto al welfare complessivo offerto. Questo squilibrio evidenzia la necessità di un ripensamento del ruolo e delle modalità operative delle casse edili, con l’obiettivo di rendere il sistema più uniforme, efficiente e sostenibile per le imprese e per i lavoratori. Una revisione di questa struttura potrebbe contribuire a migliorare la trasparenza e l’equità del sistema, oltre a rafforzare la competitività del settore edile nel suo complesso.

IL RUOLO DELLA BILATERALITA’ NELLA COMPLIANCE AZIENDALE

La compliance aziendale, intesa come l’insieme di pratiche e procedure finalizzate a garantire il rispetto di leggi, norme e regolamenti, sta assumendo un ruolo sempre più cruciale per tutte le aziende, indipendentemente dal settore di appartenenza. La complessità crescente del quadro normativo e la necessità di garantire standard elevati di legalità e trasparenza rendono ormai indispensabile il coinvolgimento di soggetti terzi che possano supportare le imprese nel monitoraggio delle proprie attività e nella verifica della conformità alle normative vigenti. In questo contesto, gli enti bilaterali, con le loro commissioni e attività di certificazione, svolgono un ruolo di primaria importanza per la compliance aziendale.

Uno sforzo significativo in questa direzione è portato avanti dalla Confederazione Conapi, che, in qualità di associazione datoriale, è da tempo impegnata nella costruzione di un sistema di controllo e verifica delle conformità attraverso le varie commissioni istituite all’interno degli enti bilaterali di cui fa parte. Questo ruolo di servizio è orientato non solo verso i settori storicamente più regolamentati, ma anche verso tutti gli altri ambiti aziendali, a fronte di un crescente bisogno di tutela e garanzia di legalità nei contesti produttivi.


Uno degli aspetti chiave della compliance aziendale gestito dalle commissioni bilaterali riguarda la certificazione dei contratti di lavoro. Questo processo di certificazione apporta un duplice beneficio alle aziende e ai lavoratori: da un lato, garantisce la genuinità dei contratti, certificando che le condizioni di lavoro stabilite siano effettivamente aderenti alle normative vigenti e prive di abusi; dall’altro, permette di “blindare” il contratto certificato, offrendo una protezione aggiuntiva alla sua validità e riducendo i rischi di contenziosi legali. In tal modo, le commissioni di certificazione contribuiscono a consolidare un quadro contrattuale che favorisce la stabilità e la trasparenza nelle relazioni di lavoro, beneficiando sia i datori di lavoro che i dipendenti.
Un altro ruolo fondamentale delle commissioni bilaterali riguarda la certificazione della formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo processo, più di una semplice formalità, rappresenta una verifica della conformità delle procedure interne alle normative di sicurezza. La formazione certificata in materia di sicurezza è infatti uno strumento essenziale per ridurre i rischi di incidenti e infortuni, garantendo che il personale sia effettivamente addestrato e consapevole delle misure preventive da adottare. La certificazione conferisce così un valore aggiunto alla formazione, attestando l’efficacia e la qualità del processo formativo e offrendo alle aziende un’ulteriore garanzia di conformità.


Oltre alla certificazione dei contratti e della formazione, le commissioni bilaterali sono spesso coinvolte anche nella cosiddetta asseverazione dei modelli organizzativi. Questa attività di asseverazione permette di validare tutti i modelli e le procedure adottati dall’azienda per prevenire gli infortuni sul lavoro e per tutelare la salute e la sicurezza dei propri dipendenti. L’asseverazione costituisce, a tutti gli effetti, un’attività di compliance, in quanto consente di verificare e confermare che l’impresa abbia implementato un sistema organizzativo e gestionale conforme alle normative e adeguato alla gestione del rischio.
In un mondo sempre più regolamentato, la presenza di un soggetto terzo che possa garantire il rispetto delle normative è divenuta un’esigenza irrinunciabile sia per le aziende che per i lavoratori. Le commissioni bilaterali offrono questa funzione di “certificazione esterna”, operando come soggetti imparziali che verificano il rispetto delle regole e supportano l’azienda nell’implementazione di procedure corrette e trasparenti. Tale funzione non solo riduce i rischi di sanzioni e contenziosi legali, ma contribuisce anche a costruire un ambiente di lavoro più sicuro e trasparente, che valorizza il ruolo sociale dell’impresa e promuove il benessere dei lavoratori.
La bilateralità, attraverso l’azione delle commissioni bilaterali, rappresenta dunque una risorsa preziosa per la compliance aziendale. Grazie alla certificazione dei contratti di lavoro, alla verifica delle procedure di sicurezza e all’asseverazione dei modelli organizzativi, gli enti bilaterali forniscono un supporto essenziale alle aziende, accompagnandole nella costruzione di un sistema di regole chiaro e trasparente. In tal senso, l’impegno di Conapi Nazionale e delle altre associazioni datoriali nella promozione della bilateralità è fondamentale per rafforzare la compliance e creare un contesto aziendale sempre più sicuro, rispettoso delle normative e orientato alla sostenibilità sociale.