La circolare n. 8 del 2024 della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro analizza le novità introdotte dal recente disegno di legge in materia di cessazione del rapporto lavorativo per comportamenti taciti. La normativa si concentra sui casi in cui un dipendente si assenti ingiustificatamente dal lavoro per un periodo prolungato, superando i limiti stabiliti dal contratto collettivo nazionale o, in assenza di tali previsioni, oltre quindici giorni consecutivi. In queste circostanze, l’azienda ha l’obbligo di notificare formalmente la situazione alla sede territoriale dell’Ispettorato competente, utilizzando strumenti digitali come la posta certificata, e di procedere alla risoluzione del contratto per volontà implicita del lavoratore. Questo strumento mira a prevenire abusi del sistema delle dimissioni obbligatorie, spesso utilizzato in modo improprio per accedere a prestazioni come la NASpI, pur in presenza di comportamenti che non dimostrano una chiara intenzione di abbandonare il posto.
Secondo la Fondazione, la norma pone l’accento sulla necessità di valutare con obiettività la condotta del dipendente, considerando solo atteggiamenti che non lascino dubbi sulla volontà di interrompere la collaborazione. Sebbene la verifica dell’Ispettorato non sia obbligatoria, la circolare evidenzia l’importanza di stabilire criteri omogenei e linee guida operative per individuare i casi più significativi e agevolare la gestione delle segnalazioni. Un punto critico riguarda l’assenza di indicazioni sui tempi entro cui l’Ispettorato debba intervenire, elemento che potrebbe generare incertezza tanto per il datore di lavoro quanto per il dipendente. Parallelamente, si evidenzia l’urgenza di prevedere procedure che garantiscano al lavoratore la possibilità di giustificare eventuali assenze dovute a circostanze imprevedibili o a responsabilità dell’azienda stessa.
L’invio della comunicazione all’Ispettorato consente all’azienda di considerare chiuso il rapporto lavorativo senza attendere un pronunciamento specifico, purché il riferimento normativo sia chiaramente indicato. La Fondazione raccomanda l’elaborazione di modelli di notifica standardizzati e di un processo di valutazione rapido e trasparente. Anche se il provvedimento rappresenta un passo avanti per arginare comportamenti scorretti, restano aperte alcune questioni operative che necessitano di chiarimenti.
Un ulteriore aspetto da considerare riguarda la frammentazione introdotta dai contratti collettivi nazionali, che non sempre forniscono una disciplina omogenea per affrontare le assenze ingiustificate. La differenziazione tra i vari CCNL rende complessa l’applicazione uniforme della norma, creando potenziali disparità tra settori e lavoratori. Alcuni contratti collettivi prevedono termini precisi e dettagliati per gestire tali situazioni, mentre altri risultano vaghi o non contemplano affatto casistiche di questo tipo, lasciando al datore di lavoro ampi margini di discrezionalità. Questa variabilità non aiuta a garantire chiarezza procedurale né tutela uniforme per le parti coinvolte, aumentando il rischio di contenziosi e interpretazioni contrastanti. Sarebbe auspicabile un intervento normativo o regolamentare che definisca criteri minimi standard validi per tutti i rapporti di lavoro, riducendo così le incertezze legate alla diversità dei contratti collettivi e assicurando un’applicazione più equa della disciplina delle dimissioni per fatti concludenti.