IL CENTRO STUDI E RICERCHE DI CO.N.A.P.I. NAZIONALE PROMUOVE LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA VITICOLTURA E DELL’ENOTURISMO. PRONTO IL QUESTIONARIO CHE RACCOGLIE DATI RIVOLTO ALLE AZIENDE.

La sostenibilità nei processi di produzione è un argomento ampiamente discusso in vari ambiti, con l’urgenza di fornire risposte immediate ai consumatori e alle aziende per fini commerciali basate su una corretta e completa revisione del processo produttivo. L’accelerazione dei cambiamenti climatici registrata negli ultimi anni, impone una risposta immediata da parte di tutte le attività produttive che direttamente contribuiscono alle modifiche in corso, soprattutto nel settore vitivinicolo che ha sviluppato pratiche sempre piu’ all’avanguardia attraverso azioni sostenibili, intendendo per sostenibilità il produrre vino cercando di preservare le risorse naturali per le generazioni future e ricercare i migliori metodi per ottenere il minor impatto possibile sull’ambiente e con un turismo consapevole per il suo impatto sociale, economico e ambientale presente e futuro, in grado di soddisfare le esigenze dei visitatori, delle comunità locali, dell’ambiente e delle aziende. Una pratica sostenibile deve essere ecologicamente valida, economicamente vantaggiosa e socialmente gradita.

La gestione sostenibile del vigneto è cruciale per bilanciare la produzione vinicola con la tutela dell’ambiente. Dunque la sostenibilità deve essere al centro dello sviluppo enoturistico. Non è più possibile ignorare l’impatto ambientale delle attività enoturistiche. In un contesto in cui i consumatori sono sempre più attenti alla sostenibilità, determinate scelte aziendali, sono fondamentali. Il Centro Studi e Ricerche della Co.N.A.P.I. Nazionale, è impegnato a promuovere uno sviluppo sostenibile della viticoltura e dell’enoturismo, raccogliendo dati cruciali per comprendere le sfide e le opportunità del settore. L’obiettivo è esplorare il legame tra viticoltura, tradizione, territorio e biodiversità, risorse fondamentali per costruire un futuro inclusivo, competitivo e sostenibile. Le informazioni raccolte consentiranno di analizzare i bisogni delle aziende, i modelli di business e le opportunità di innovazione, per supportare la crescita del settore in armonia con il territorio. L’invito del Centro Studi di Co.N.A.P.I. Nazionale è rivolto a tutte le aziende vitivinicole ed enoturistiche a partecipare al questionario, in quanto il contributo delle aziende che partecipano a tale iniziativa è essenziale per tracciare la strada verso un futuro più solido e sostenibile per il settore vitivinicolo e dell’enoturismo. Per partecipare, deve essere compilato il questionario al seguente link: https://forms.gle/92K6PNyaYLDtiLUR7. Questa iniziativa mira a raccogliere dati essenziali sulle sfide e opportunità del settore, con particolare attenzione al legame tra viticoltura, tradizione, territorio e biodiversità. Questi elementi, oltre a rappresentare un patrimonio culturale da proteggere e valorizzare, costituiscono risorse strategiche per uno sviluppo sostenibile e per la creazione di nuove opportunità di lavoro.

Le risposte raccolte dagli operatori permetterà al Centro Studi e Ricerche di Co.N.A.P.I. Nazionale di comprendere meglio i bisogni specifici delle aziende, analizzare i modelli di business e individuare le potenzialità di innovazione, incluse le prospettive offerte dall’intelligenza artificiale nella gestione aziendale. Insieme, potremo delineare strategie di supporto mirate per favorire la crescita del settore, in armonia con le esigenze e lo sviluppo del territorio. Il turismo del vino è uno strumento potentissimo per lo sviluppo economico e culturale dei territori, ma solo se sostenuto da una visione strategica condivisa. È necessario un valido approccio che coinvolga tutti gli attori della filiera, dalle istituzioni pubbliche alle imprese private, dalle comunità locali alle organizzazioni internazionali. Un sistema che funzioni deve essere capace di promuovere il dialogo e la collaborazione, superando le barriere burocratiche e incentivando lo sviluppo di un’offerta turistica integrata e di qualità. Mentre alcuni casi di successo dimostrano che l’enoturismo può effettivamente fare da traino per l’industria vitivinicola e per quella turistica, è altrettanto chiaro che le singole iniziative locali non bastano. Per molti operatori del settore è necessario dar vita ad una vera e propria mappa del territorio, per rendere il settore competitivo a livello globale. C’è bisogno di innovazione, professionalità e una visione a lungo termine, che sappia guardare oltre le iniziative isolate e promuovere la creazione di ecosistemi turistici sostenibili e attrattivi.

AGEVOLAZIONI PER LE AZIENDE CHE ASSUMONO GLI UNDER 35 CON CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO NELLE ZES. INCENTIVI PREVISTI ANCHE PER LE DONNE DI QUALSIASI ETA’

Bonus contributivi per le aziende che assumono lavoratori con meno di 35 anni, donne e per le imprese che, in generale, faranno la loro parte per sostenere l’occupazione nelle regioni del Sud. Con la conversione in legge del Decreto coesione arrivano ufficialmente gli esoneri del 100 per cento per due anni previsti dal provvedimento emanato lo scorso maggio, con un finanziamento da 2,8 miliardi a supporto delle politiche di collocamento. E’ stato approvato in via definitiva, il Ddl di conversione in legge, con le modifiche apportate al Decreto Coesione. Gli sgravi sono rivolti alle aziende che sottoscrivano contratti a tempo indeterminato con determinate categorie di lavoratori ritenute fragili, nel periodo compreso tra l’1 settembre 2024 e il 31 dicembre 2025. La decontribuzione totale è riconosciuta alle aziende che assumano a tempo indeterminato, come già detto, lavoratori under 35, mai occupati. Secondo quanto previsto dalle nuove norme, per potere ricevere lo sgravio dei contributi previdenziali fino a un massimo di 500 euro mensili, i datori di lavoro devono sottoporre ai nuovi impiegati contratti di tipo subordinato e tempo indeterminato. Sono escluse dalla misura le categorie che rientrano nel lavoro domestico, dalle baby-sitter alle colf e i rapporti di apprendistato. L’esonero diventa più alto per le aziende che assumono nelle regioni della Zes (la Zona Economica Speciale unica per il Mezzogiorno) come Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna, che possono arrivare anche a un bonus di 650 euro al mese, per ciascun dipendente assunto a tempo indeterminato dal primo settembre 2024 e fino al 31 dicembre 2025, sempre con validità di due anni.

In questo caso l’incentivo è garantito esclusivamente ai datori di lavoro privati che hanno un organico fino a 10 dipendenti nel mese di assunzione dell’impiegato per il quale è richiesto l’esonero, che dovrà essere disoccupato da più di 24 mesi e avere più di 35 anni. Lo sgravio del 100 per cento è rivolto anche alle donne che, se assunte a tempo indeterminato entro il periodo di riferimento, potranno far ottenere alle aziende l’esenzione del versamento dei contributi previdenziale fino a un importo massimo di 650 euro al mese. L’incentivo è valido per le lavoratrici di qualsiasi età, a condizione che rispettino i seguenti requisiti: per quanto riguarda le residenti nelle regioni Zes, devono risultare da almeno sei mesi senza un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, per tutte le dipendenti residenti in tutte le altre regioni d’Italia si richiede, invece, di dimostrare di non avere un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi, ovunque residenti, anche in questo caso l’esonero non si applica ai rapporti di lavoro domestico e di apprendistato. Nella legge approvata sono state confermati, inoltre, le misure “Autoimpiego Centro Nord” e il “Resto del Sud 2.0”, che prevedono aiuti ai destinatari dei programmi di politica attiva Garanzia di occupabilità dei lavoratori, agli under 35, in condizioni di marginalità, vulnerabilità sociale e discriminazione, oppure inoccupati, inattivi e disoccupati. Altre risorse incluse nel decreto sono rivolte ai servizi di formazione e accompagnamento alla progettazione preliminare, il tutoraggio per l’incremento delle competenze o veri e propri sostegni all’investimento attraverso voucher ed interventi in regime de minimis. Infine, viene riconosciuto un incentivo ai disoccupati con meno di 35 anni che, tra il primo luglio 2024 e il 31 dicembre 2025, avviano sul territorio nazionale un’attivita’ imprenditoriale nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione digitale ed ecologica.

Co.N.A.P.I. NAZIONALE AL MERANO WINE FESTIVAL

Co.N.A.P.I. Nazionale ha partecipato al prestigioso Merano Wine Festival, una due giorni che ha offerto un’esperienza immersiva tra gli stand delle migliori produzioni vinicole italiane e internazionali. Durante questa manifestazione, ho avuto l’occasione di apprendere l’arte della degustazione, un rito che coinvolge tutti i sensi e trasforma ogni assaggio in un incontro armonioso di odori, sapori, colori e profumi, reso ancora più speciale dal tintinnio dei brindisi.

Non si è trattato soltanto di un viaggio tra eccellenze enologiche, ma di una vera scoperta di un mondo ricco di cultura, storia e tradizioni. Co.N.A.P.I. ha deciso di essere presente per rappresentare al meglio la categoria, consapevole dell’importanza di supportare le aziende vitivinicole non solo nella promozione dei loro prodotti, ma anche nella valorizzazione del territorio e delle tradizioni che li caratterizzano.

Il centro studi di Co.N.A.P.I. Nazionale, guidato dal dott. Antonio Zizza, ha colto l’opportunità per lanciare un questionario finalizzato a raccogliere dati e comprendere le esigenze del settore. Questa iniziativa si inserisce nel contesto della creazione della Federazione Italiana dell’Enoturismo Sostenibile e dell’Enogastronomia, un progetto volto a promuovere un’offerta turistica integrata che rispetti l’ambiente e valorizzi il patrimonio enogastronomico.

Numerosi operatori del settore, provenienti da tutte le regioni italiane, hanno accolto con entusiasmo l’iniziativa, manifestando il loro interesse e disponibilità a contribuire attivamente. La partecipazione al Merano Wine Festival si è conclusa con grande soddisfazione, confermando l’impegno di Co.N.A.P.I. nel sostenere le eccellenze italiane e nel promuovere un settore che rappresenta un autentico simbolo della cultura e della tradizione del nostro Paese.

APICOLTURA, CONTRIBUTI EUROPEI ANCHE PER L’ALIMENTAZIONE DI SOCCORSO

La Commissione Europea ha approvato le modifiche al piano strategico della politica agricola comune dell’UE, che come tutti ben sanno, è un insieme di leggi adottate dall’UE per offrire una politica unificata comune in materia di agricoltura, in modo che anche l’acquisto degli alimenti per le api da miele siano finanziabili con i fondi comunitari. La Commissione Europea ha dato il via libera al finanziamento dei prodotti per l’alimentazione di soccorso delle api da miele con le risorse del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia il cosiddetto Feaga. A darne notizia è il sottosegretario all’Agricoltura Luigi D’Eramo, con delega all’apicoltura, dopo che Bruxelles ha approvato la modifica del Piano strategico della Pac(politica agricola comune) 2023-2027 dell’Italia. Il Feaga è il fondo che si occupa tra l’altro di gestire i pagamenti diretti agli agricoltori previsti dalla Pac e le misure dirette a regolare o sostenere i mercati agricoli. Così ora anche l’alimentazione di soccorso per gli alveari potrà essere finanziata da contributi che copriranno parte delle spese sostenute dalle aziende apistiche per l’acquisto degli alimenti.

Ad oggi, per il quinquennio 2023-2027, per l’Italia sono stanziati 25 milioni di euro per l’apicoltura e nei prossimi bandi che usciranno potranno essere previsti anche i contributi specifici per l’alimentazione. I contributi per l’acquisto di alimenti per le api infatti erano una misura chiesta e attesa da tempo dal settore apistico nazionale, che in questi ultimi anni è stato messo a dura prova dagli effetti del cambiamento climatico e continua ad esserlo. Infatti le anomalie stagionali, con periodi di siccità, prolungate perturbazioni primaverili e ritorni di freddo, oltre a ridurre sensibilmente la produzione di miele, costringono gli apicoltori a nutrire gli alveari per non farli morire, dal momento che le api in queste condizioni non trovano risorse alimentari nell’ambiente o non possono uscire a raccoglierle. Una situazione che quindi da un lato riduce i ricavi e dall’altro aumenta le spese di gestione degli alveari, con ricadute pesanti sui bilanci delle aziende apistiche, che oltretutto devono fare i conti anche con una riduzione dei prezzi alla vendita dovuti al calo della domanda e alla concorrenza spesso sleale del miele estero. Si tratta quindi di un risultato molto importante, come ha detto il sottosegretario, arrivato dopo un lungo lavoro di negoziazione con Bruxelles. Un risultato che conferma l’attenzione del ministero per questo settore considerato strategico sia dal punto di vista economico che ambientale.

PRODUZIONE CASTAGNE: MONTELLA AREA PROTETTA IGP

Il lavoro presenta l’evoluzione della posizione dell’Italia nel commercio internazionale delle castagne destinate al consumo fresco. L’Italia, insieme alla Cina, è il principale esportatore mondiale di castagne. Tuttavia, le castagne italiane per varietà, proprietà organolettiche e caratteristiche estetiche si differenziano da quelle prodotte in Cina e per questo rappresentano all’estero una sorta di made in Italy. Le esportazioni rappresentano tra il 30% e il 40% della produzione e la bilancia commerciale è sempre in attivo. Tuttavia, i mutati gusti dei consumatori e la concorrenza asiatica minacciano la sua capacità di penetrazione nei mercati esteri e, di conseguenza, la sopravvivenza del settore, che garantisce un’importante fonte di reddito e la tutela ambientale e paesaggistica dei territori. La produzione mondiale di castagne si concentra in due grandi macroaree, l’Asia e l’Europa, che rappresentano rispettivamente l’80% e il 16% della produzione mondiale. Essa è pari a poco più di 1 milione di tonnellate e occupa una superficie di 367.000 ettari. La produzione mondiale di castagne è cresciuta a partire dal 1990, dopo un trentennio in cui è rimasta relativamente stabile. Tale crescita è dovuta esclusivamente alla produzione cinese che tra il 1990 e il 2008 è più che triplicata attestandosi a circa 900 mila tonnellate nel periodo 2004-2008. Il Centro Studi e Ricerca di Co.N.A.P.I .Nazional, ha messo in evidenza che il risultato della Cina è da attribuirsi sia ad una maggiore superficie investita nella coltura sia al miglioramento delle rese. Infatti, la superficie investita è quasi raddoppiata portandosi a circa 130.000 ettari nel 2008, aumentando anche la cosiddetta resa. Nello stesso periodo, la produzione italiana si è attestata tra le 50 e le 70 mila tonnellate a seconda dell’annata. La quota sulla produzione mondiale è passata dall’11% in media degli anni Novanta al 4% in media di oggi a causa dell’aumento della produzione cinese. Le principali regioni esportatrici sono Campania e Piemonte, che rappresentano, rispettivamente, il 65% e il 12% della quantità di castagne e marroni esportata dall’Italia. In particolare, le industrie di trasformazione e commercializzazione della Campania sono tra i più importanti operatori dei mercati internazionali. La filiera castanicola italiana è costituita da pochi operatori che trasformano e commercializzano il prodotto sui mercati nazionali e esteri, da un’ offerta frammentata costituita da aziende di piccole dimensioni e dalla presenza di numerosi intermediari. Tale struttura si riflette sia sul prezzo alla produzione che su quello al consumo.Nel campo delle denominazioni di origine protetta (DOP) e Indicazione geografica protetta (IGP) ci sono 8 varietà frutticole.

Tra le aree protette e a coltivazione di castagne risaltano quelle Irpine, in modo particolare quella di Montella tanto che il 7 marzo 1975 è stata fondata la Società Cooperativa Agricola CASTAGNE DI MONTELLA per volontà di un gruppo numeroso di castanicoltori dell’Areale I.G.P., il cui obiettivo è quello di accorciare la filiera produzione – mercato, avvicinando il più possibile i produttori ai consumatori. La Cooperativa basa i suoi principi sulla solidarietà fra i produttori agricoli che, unendosi, acquistano maggiore forza contrattuale sul mercato. Oltre Montella, fanno parte della filiera Cassano Irpino, Bagnoli Irpino, Laceno tanto da dar vita ad un opificio che si estende su una superficie totale di 7.500 mq. di cui circa 1.000 mq. sono coperti, dove avviene la lavorazione e manipolazione del prodotto, i restanti 6.500 mq. servono per le operazioni di carico/scarico e parte a verde.Ad oggi la Cooperativa conta un considerevole numero di soci che conducono superficie investita a castagneto da frutto per circa 165 Ettari. La produzione viene collocata, prevalentemente sul mercato nazionale, soprattutto con il marchio dell’azienda “Soc. Coop. Agricola Castagne di Montella” per quanto riguarda il prodotto fresco, mentre per il secco, esso viene venduto ad altri intermediari che collocano il prodotto con il loro marchio. I dati economici e produttivi sono consistenti. Il castagno è stato da sempre un mezzo di sussistenza economica per la comunità irpina contribuendo a segnare la tradizione rurale e lo sviluppo sociale di queste zone. Con una produzione media annua di 7-8 mila tonnellate, la “Castagna di Montella” partecipa a circa il 60% dell’intero raccolto di castagne della provincia di Avellino. Il 50% circa del prodotto viene esportato oltreoceano, il 25% viene esitato sui mercati europei e solo il restante 25% è collocato sui mercati nazionali. Pur contando su una superficie complessiva di oltre 4.000 ettari, la superficie iscritta al sistema di certificazione IGP è di 664 ettari circa, per un totale di n. 120 aziende agricole, con una notevole produzione certificata e commercializzata, inoltre sono 4 le ditte confezionatrici certificate. La “Castagna di Montella” è stato il primo ed unico caso in Italia di prodotto ortofrutticolo cui sia stata riconosciuta, da parte del Ministero dell’Agricoltura, la DOC, sostituita nove anni dopo dall’IGP. Il riconoscimento comunitario dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP) “Castagna di Montella” è avvenuto attraverso il Regolamento (CE).

MATTARELLA NOMINA 25 CAVALIERI DEL LAVORO

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro a 25 imprenditori e manager che si sono distinti per il loro contributo all’economia nazionale. Questa prestigiosa onorificenza, istituita nel 1901, è riservata a chi, con il proprio impegno, ha promosso l’eccellenza nei settori dell’agricoltura, dell’industria, del commercio, del turismo, dei servizi, dell’artigianato, del credito e delle assicurazioni.

Le candidature per il titolo di Cavaliere del Lavoro possono essere presentate non solo su base individuale, ma anche dalle associazioni di categoria. Una commissione valuta i meriti e l’impatto delle attività svolte dai candidati, tenendo conto del valore economico e sociale del loro operato. L’accesso all’onorificenza non è limitato ai soli cittadini italiani, ma può essere esteso anche a imprenditori stranieri, se il loro contributo ha avuto un impatto significativo per il paese.

Tra i 25 Cavalieri nominati quest’anno si trovano rappresentanti di vari settori economici. Ci sono imprenditori agricoli che hanno introdotto pratiche innovative e sostenibili, industriali che hanno valorizzato il made in Italy sui mercati internazionali, esponenti del settore turistico che hanno promosso l’Italia come meta d’eccellenza, e manager del settore finanziario che hanno contribuito alla crescita dell’economia con una gestione responsabile delle risorse.

Con questa nomina, Mattarella ha voluto sottolineare l’importanza del lavoro e dell’iniziativa imprenditoriale come pilastri fondamentali dello sviluppo del paese. I nuovi Cavalieri del Lavoro rappresentano un modello di impegno, passione e innovazione, valori che contribuiscono a rendere l’Italia competitiva nel contesto internazionale.

MUTTI DISTRIBUISCE 7 MILIONI ALL’INTERA FILIERA DEL POMODORO. BASILIO MINICHIELLO: “E’ LA FORZA DI FARE SQUADRA”

La campagna di raccolta dei pomodori 2024 ha coinvolto 800 famiglie tra cui molte straniere, arrivate in Italia dopo una formazione per il comparto, che ha implicato l’apprendimento della lingua, delle funzioni da svolgere sottoponendosi a necessarie visite mediche. Molte aziende con in testa datori di lavoro scrupolosi e attenti, hanno la capacità di riconoscere e gratificare la validità dei propri dipendenti e questo significa stimolarli a lavorare meglio ed in condizioni di sicurezza , oltre che a riconoscere il loro valore e impegno impartiscono quello che il Presidente di Co.N.A.P.I. Nazionale il dottor Basilio Minichiello chiama “responsabilità a fare squadra, per raggiungere insieme eccellenti risultati che motivano a fare sempre di più perché solo così si acquista la consapevolezza che gli sforzi di tutti contribuiscono nel modo giusto a raggiungere gli obiettivi aziendali e ad ottenere grandi riconoscimenti”. Questa filosofia aziendale è stata da sempre applicata nell’azienda Mutti tanto che, con un importo di 7 milioni di euro distribuiti lungo l’intera filiera, ha ottenuto il più alto riconoscimento per 125 anni dell’azienda con il premio il pomodorino d’oro, la stessa ha contribuito ad un aumento economico della Nazione nel settore della produzione del pomodoro di alta qualità. Il risultato è stato reso noto da Mutti, impresa di Parma leader in Europa nel mercato dei derivati del pomodoro, durante l’evento a chiusura della campagna di lavorazione 2024 che, considerando le condizioni climatiche dell’estate, è risultata per l’azienda quantomai “sfidante”.

Mutti, presente in oltre 100 Paesi, con un fatturato da 665 milioni nel 2023, ha deciso di riunire per la prima volta in un unico evento l’intera filiera, dal nord al sud d’Italia, qualche giorno fa a Reggio Emilia in occasione della 25esima edizione del premio Pomodorino d’Oro, il massimo riconoscimento per la qualità della materia prima. Durante la serata l’amministratore delegato Francesco Mutti ha tracciato un bilancio della complessa stagione appena conclusa, sottolineando che il 2024 è stato un anno decisamente più complicato del previsto, il più difficile tra quelli affrontati nei 30 anni trascorsi da quando l’imprenditore ha preso la guida dell’azienda. Ma insieme alla parte agricola, sono riusciti a portare a termine la campagna con qualità e passione, un lavoro che ha visto l’impiego di una grande manodopera costituita da persone qualificate e determinate. Motivo per cui Mutti ha destinato un contributo da 7 milioni di euro all’intera filiera, i quali si aggiungono al prezzo concordato e pagato per il pomodoro. “In un momento così complesso, l’evento per la consegna del Pomodorino d’Oro che ha chiamato a raccolta come una sola, unica, filiera – ha sottolineato il dottor Basilio Minichiello-mette in evidenza come ancora una volta il fare squadra sia una mentalità giusta e vincente che diventa in queste circostanze più che mai importante per proseguire e insistere sulla strada della collaborazione, uniti, per raggiungere tutti lo stesso obiettivo”. La campagna di raccolta 2024, fa sapere l’azienda e come in precedenza ricordato, ha coinvolto oltre 800 famiglie di agricoltori italiani con i quali Mutti collabora. Per quantificare lo sforzo profuso, rispetto ai 70 giorni generalmente previsti per la raccolta e cioè da metà luglio a fine settembre, nel corso di quest’anno la campagna si è protratta fino alla conclusione di ottobre, con un incremento del 22% rispetto al 2021 sulle giornate lavorative.

L’EXPORT DELL’INDUSTRIA AGROALIMENTARE DEL 2024 E’ IN CRESCITA. LO CONFERMA ANCHE UNA INDAGINE CONDOTTA DAL CENTRO STUDI E RICERCHE DI Co.N.A.P.I. NAZIONALE

I dati dei primi tre mesi del 2024 confermano l’andamento riscontrato nell’ultima parte del 2023 ed evidenziando come ci sia stato un aumento delle esportazioni rispetto all’anno 2023 a fronte di un calo delle importazioni. Tutto questo va a vantaggio dell’ agroalimentare che sta aumentando la produzione di prodotti di qualità tanto da risultare positiva nel primo trimestre. Il Centro Studi e Ricerche di Co.N.A.P.I.Nazionale , ha condotto un’indagine dalla quale emerge che le esportazioni di conserve di pomodoro crescono, in valore e quantità,di oltre il 10% rispetto al primo trimestre 2023 e questo anche grazie al reclutamento della manodopera straniera a cui le aziende hanno dato la possibilità di lavorare reperendo personale qualificato per particolari e specifiche mansioni, dopo una precedente formazione. In generale, tutti i principali prodotti di esportazione segnano aumenti del valore e dei volumi venduti all’estero, che vanno dai formaggi ai dolci, dal vino ai salumi, mettendo in risalto il nostro Paese che continua a conquistare i palati di tutto il mondo. Se sarà confermato infatti il trend dei primi sette mesi dell’anno, l’export di settore raggiungerà a fine 2024 un nuovo record assoluto.

Dunque possiamo dire che l’export dell’industria alimentare, dopo un 2023 in cui ha raggiunto un quota di introiti economici molto elevata, ha raddoppiato in dieci anni il suo valore e ciò conferma quindi una spinta vigorosa per l’intera economia nazionale, con una crescita che a fine 2024, sempre secondo l’indagine condotta dal Centro Studi e Ricerche di Co.N.A.P.I. Nazionale, può raggiungere i 57 miliardi dell’industria alimentare , con una quota aggiuntiva di 4,8 miliardi.
Un risultato straordinario in un contesto internazionale debole, in cui il commercio esprime un modesto +1,6% sull’anno precedente.
Se le stime dell’industria alimentare saranno confermate, ci si sta  avvicinando ad un traguardo mai raggiunto prima. Guardando gennaio-luglio 2024, emerge che fra i prodotti più ricercati all’estero, risultano quelli appartenenti all’enologico, al dolciario, al lattiero caseario, all’oleario, al pastaio, alla trasformazione degli ortaggi.  Mangiare italiano è sinonimo di qualità, raffinatezza, gusto e queste sono doti che mettono d’accordo i Paesi più importanti del mondo. Tra i mercati che amano in modo speciale i nostri prodotti, svettano gli Stati Uniti. In ogni caso primeggia ancora comunque Germania con alcuni prodotti agroalimentari.Le esportazioni di settore 2024 si consolidano anche nei paesi come la Spagna,il Regno Unito e la Francia. L’indagine vuole mettere in evidenza come l’industria agroalimentare stia avendo successi grazie alla qualità dei prodotti che salvaguardano i valori di immagine di un patrimonio inestimabile di cultura, qualità e bontà del Made in Italy.

La psicologia del lavoro: verso nuovi orizzonti di benessere e produttività

Nel panorama del lavoro moderno, cresce la consapevolezza che la qualità di un’impresa sia direttamente proporzionata al benessere psicologico e al livello di soddisfazione dei suoi dipendenti e dirigenti. “Fai un lavoro che ti piace e non lavorerai per tutta la vita” è un pensiero che racchiude un concetto profondo: lavorare con passione non solo migliora la qualità della vita, ma favorisce anche la produttività aziendale.
La psicologia del lavoro, disciplina che studia i comportamenti e i processi mentali delle persone all’interno del contesto professionale, si rivela quindi fondamentale per ottimizzare le risorse umane e raggiungere obiettivi di eccellenza. Questa scienza indaga sulle motivazioni, sugli stimoli e sulle dinamiche che spingono le persone a dare il meglio di sé, puntando a migliorare non solo le performance, ma anche il benessere morale e psicologico dei lavoratori.
Il benessere mentale è infatti un elemento cruciale per mantenere un ambiente lavorativo positivo e stimolante. Un dipendente che si sente apprezzato, supportato e coinvolto nelle decisioni aziendali è più incline a sviluppare un legame emotivo con l’azienda, migliorando la propria motivazione e, di conseguenza, i risultati. La psicologia del lavoro mira a creare questo equilibrio, facendo sì che le persone possano esprimere il proprio potenziale in un contesto che favorisce la crescita professionale e personale.
A livello pratico, le aziende che investono nel benessere psicologico dei propri collaboratori tendono a registrare una riduzione dei livelli di stress e un aumento della soddisfazione e della fidelizzazione del personale. In questo modo, il lavoro diventa non solo un mezzo per ottenere un reddito, ma un’esperienza appagante e significativa. Sostenere i dipendenti nel proprio percorso di crescita, con percorsi formativi e politiche di ascolto e supporto, rappresenta una strategia vincente per ogni realtà che aspiri a crescere.
La psicologia del lavoro, dunque, non solo studia le menti pensanti ma promuove anche quel benessere psicologico che è alla base di un’eccellenza durevole. Quando il benessere e la produttività camminano di pari passo, nascono i risultati straordinari, per l’azienda e per ogni individuo.

L’intraprendenza, la resilienza e la conoscenza: il trinomio dell’eccellenza aziendale

In un contesto economico sempre più complesso e sfidante, tre parole sintetizzano la capacità di un’azienda di distinguersi e affermarsi come eccellenza: intraprendenza, resilienza e conoscenza. Questo trinomio di valori rappresenta un pilastro su cui costruire la forza necessaria per affrontare le sfide odierne con successo e lungimiranza. Non si tratta solo di slogan, ma di valori concreti che, ben bilanciati, possono fare la differenza.
L’intraprendenza è la spinta a non accontentarsi dello status quo, ma a cercare sempre nuove opportunità. Le aziende intraprendenti sanno vedere oltre, captando segnali deboli nel mercato e agendo con coraggio per sperimentare, innovare e aprire nuove strade. È questa attitudine che permette di mantenere un vantaggio competitivo, anticipando i bisogni dei clienti e adattandosi con agilità ai cambiamenti.
La resilienza, invece, è la capacità di rimanere in piedi, di saper reagire positivamente alle difficoltà. In un mondo in cui le crisi economiche, le fluttuazioni del mercato e le sfide geopolitiche sono all’ordine del giorno, la resilienza è l’elemento che permette alle aziende di non arrendersi di fronte ai momenti di difficoltà.

Le organizzazioni resilienti sono quelle che riescono a trovare soluzioni anche nelle avversità, che accettano il cambiamento come parte del percorso e che sanno reinventarsi.
La conoscenza completa il trinomio, rappresentando il bagaglio imprescindibile di competenze e informazioni che permette a un’azienda di prendere decisioni strategiche e consapevoli. Non si parla solo di conoscenze tecniche o specialistiche, ma di una cultura aziendale volta alla crescita continua, all’apprendimento e alla valorizzazione delle competenze. Un’azienda che investe nella conoscenza è un’azienda che costruisce il proprio futuro, che sa adattarsi e migliorare in base alle lezioni apprese e che valorizza il know-how come risorsa primaria.
Insieme, intraprendenza, resilienza e conoscenza formano una combinazione di valori indispensabili, un modello per affrontare le sfide imprenditoriali di oggi con una visione orientata al successo duraturo.