Nel 2024, i fringe benefit rappresentano un’opportunità per i datori di lavoro e i dipendenti grazie ai limiti elevati stabiliti per l’anno. Essi includono beni, servizi o somme di denaro concessi dal datore di lavoro ai dipendenti come integrazione della retribuzione e sono regolati dal TUIR, in particolare dall’articolo 51, comma 3, e dalle disposizioni della legge n. 213/2023, articolo 1, comma 16. Per l’anno 2024 i limiti di esenzione fiscale sono stati aumentati a 1.000 euro per tutti i dipendenti e a 2.000 euro per i lavoratori con figli fiscalmente a carico. Questi benefit includono somme per utenze domestiche, affitti, interessi sul mutuo per la prima casa, buoni acquisto o omaggi natalizi.
Possono beneficiarne tutti i datori di lavoro, pubblici e privati, inclusi enti non commerciali e professionisti. Tra i beneficiari rientrano i lavoratori dipendenti e i titolari di redditi assimilati, come i co.co.co. Per applicare il limite di 2.000 euro, i lavoratori devono dichiarare al datore di lavoro di avere figli fiscalmente a carico fornendo il codice fiscale. Il datore di lavoro è tenuto a conservare la documentazione che attesti il diritto ai fringe benefit per eventuali controlli. Se il valore complessivo dei fringe benefit supera i limiti di 1.000 o 2.000 euro, l’intero importo diventa tassabile secondo le aliquote IRPEF ordinarie. Per i datori di lavoro i fringe benefit sono integralmente deducibili dal reddito d’impresa ai sensi dell’articolo 95, comma 1, TUIR, senza essere soggetti ai limiti del 5 per mille previsti dall’articolo 100, comma 1, TUIR.
Nel caso di omaggi natalizi del valore di 700 euro per 10 dipendenti, se nessuno di loro ha già fruito di altri fringe benefit durante l’anno, l’importo non concorre alla formazione del reddito imponibile e risulta deducibile per il datore di lavoro. In un esempio in cui vengono concessi 400 euro di buoni acquisto e 700 euro di omaggi natalizi a 10 dipendenti, di cui 4 con figli a carico, il totale di 1.100 euro supera il limite di 1.000 euro per i lavoratori senza figli e diventa interamente tassabile, mentre per i lavoratori con figli a carico rientra nel limite di 2.000 euro e non è tassabile. Nel 2024 l’aumento dei limiti temporanei per i fringe benefit offre un’opportunità sia per incentivare i dipendenti senza aggravio fiscale, sia per beneficiare di deduzioni integrali da parte dei datori di lavoro.
Il 27 novembre 2024, la Commissione Bilancio del Senato ha approvato una serie di emendamenti al decreto fiscale (D.L. n. 155/2024), con importanti novità fiscali per imprese e lavoratori. Sebbene gli interventi previsti possano alleggerire la pressione fiscale a breve termine, alcune delle modifiche potrebbero sollevare perplessità tra i contribuenti e gli operatori economici. Ecco un’analisi delle principali disposizioni introdotte e delle criticità associate. Proroga al 16 Gennaio 2025 del Secondo Acconto IRPEF Una delle novità più rilevanti riguarda la proroga al 16 gennaio 2025 per il versamento del secondo acconto IRPEF 2024, che inizialmente doveva essere effettuato entro il 2 dicembre 2024. La misura riguarda le persone fisiche titolari di partita IVA con ricavi o compensi non superiori a 170.000 euro, estendendo così il termine di circa un mese. La possibilità di pagare in unica soluzione o in cinque rate mensili da gennaio a maggio 2025 offre una certa flessibilità, consentendo ai contribuenti di gestire meglio la liquidità in un periodo che, per molti, coincide con la fine dell’anno fiscale. Tuttavia, una criticità importante riguarda l’esclusione di alcuni soggetti dalla proroga: i lavoratori autonomi con ricavi superiori a 170.000 euro, i non titolari di partita IVA e le persone giuridiche non ne beneficeranno. Ciò potrebbe generare disparità di trattamento tra contribuenti, penalizzando, ad esempio, le piccole imprese e i professionisti che, pur trovandosi in difficoltà economiche simili, non rientrano nei criteri fissati dalla norma. Inoltre, i contributi previdenziali e assistenziali rimangono con la scadenza invariata del 2 dicembre 2024, creando un ulteriore scoglio burocratico per chi deve pagare separatamente le imposte e i contributi. La mancanza di una simile proroga per i contributi potrebbe aggravare la situazione per quei soggetti che, pur beneficiando della dilazione per l’IRPEF, non sono in grado di rispettare il termine fissato per i versamenti previdenziali.
Riapertura dei Termini per il Concordato Preventivo Biennale Un altro provvedimento significativo riguarda il concordato preventivo biennale. È stata riaperta la possibilità di aderire al concordato fino al 12 dicembre 2024. Questo strumento, che consente alle imprese in difficoltà di ristrutturare il proprio debito e ottenere una riduzione degli oneri fiscali, è stato rivisitato con l’introduzione di un “ravvedimento speciale” per i soggetti che, a causa della pandemia, avevano dichiarato cause di esclusione dagli Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale (ISA). La misura, che mira a dare un’opportunità di recupero a chi ha dichiarato difficoltà legate al Covid-19, potrebbe però sollevare dubbie interpretazioni sul piano della sua effettiva applicabilità. La sua estensione ai soggetti che dichiarano più attività imprenditoriali non sempre coerenti con l’ISA potrebbe portare a difficoltà applicative, con rischi di interpretazioni fiscali discordanti tra i contribuenti e l’Agenzia delle Entrate. Inoltre, sebbene la riapertura dei termini per il concordato preventivo possa sembrare una misura di aiuto per le imprese in difficoltà, la scadenza del 12 dicembre 2024 potrebbe risultare troppo ravvicinata per molte aziende, che potrebbero non riuscire a preparare la documentazione necessaria in tempo, soprattutto in un contesto già complesso per la gestione delle crisi aziendali.
Bonus Natale e Modifiche ai Benefici per i Lavoratori Dipendenti Un emendamento che ha suscitato grande interesse riguarda il bonus Natale di 100 euro, che quest’anno sarà esteso a un numero maggiore di lavoratori. La principale novità è l’eliminazione del requisito del coniuge a carico, rendendo sufficiente avere almeno un figlio a carico per beneficiare dell’indennità una tantum. Tuttavia, questa misura potrebbe non essere sufficientemente mirata. In particolare, l’assenza di un sistema di verifica accurato sui redditi familiari potrebbe favorire l’erogazione del bonus a chi non ne ha realmente bisogno, generando inefficienze nella distribuzione delle risorse. Obbligo di Assicurazione Anticatastrofi e Criticità per le Imprese Un altro emendamento di rilievo riguarda l’obbligo di assicurazione per le imprese contro eventi catastrofali, che dovrà essere rispettato entro il 31 dicembre 2024. Sebbene la protezione contro calamità naturali rappresenti una misura di tutela per le aziende, la sua applicazione potrebbe risultare onerosa per le piccole e medie imprese, che potrebbero trovarsi a dover fronteggiare costi aggiuntivi per le polizze assicurative, senza contare che alcune aziende potrebbero avere già una copertura privata per i beni interessati. L’eccezione per le polizze esistenti non sempre è chiara, e potrebbero esserci difficoltà nella distinzione tra coperture già sufficienti e quelle necessarie. Le modifiche fiscali introdotte dal decreto fiscale rappresentano un tentativo di alleggerire la pressione su lavoratori e imprese in un periodo economico difficile, ma presentano alcune criticità che potrebbero limitare l’efficacia di queste misure. Mentre la proroga del secondo acconto IRPEF è una misura apprezzata da molti, la disparità di trattamento tra i contribuenti e le tempistiche strette per alcune modifiche rendono il quadro complesso. Le misure sul concordato preventivo e l’assicurazione contro eventi catastrofali, pur essendo utili, potrebbero comportare difficoltà pratiche, specialmente per le piccole imprese. Inoltre, l’espansione del bonus Natale potrebbe non essere completamente equa e rischia di diluire l’efficacia di tale intervento. Le imprese e i professionisti dovranno, dunque, affrontare non solo i benefici ma anche le sfide derivanti da queste nuove disposizioni fiscali.
Siccità, oltre 100 milioni di euro per le imprese agricole del Sud danneggiate Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha accolto con favore la richiesta del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, per attivare un cofinanziamento nazionale di 74,8 milioni di euro. Questa somma si aggiunge ai 37,4 milioni già stanziati dall’Unione Europea lo scorso 10 ottobre, destinati a sostenere le imprese agricole colpite dalla grave siccità che ha interessato il Sud Italia e le isole maggiori nel corso del 2024. Con un totale di oltre 112 milioni di euro ora disponibili, questo intervento rappresenta un passo significativo nel supporto alle aziende agricole e agli agricoltori, che stanno affrontando un drastico calo della produzione, in particolare nel settore cerealicolo. La situazione climatica ha messo a dura prova la resilienza del comparto, rendendo essenziali queste risorse. Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Masaf), in collaborazione con la Conferenza Stato-Regioni, si impegnerà a definire rapidamente le modalità operative per la distribuzione degli aiuti, concentrandosi sulle aree e i settori più colpiti. Come previsto dal Regolamento, i dettagli specifici degli interventi saranno comunicati alla Commissione Europea entro il 31 dicembre 2024, mentre la distribuzione dei fondi ai beneficiari è programmata per essere completata entro il 30 aprile 2025. Queste misure non solo mirano a fornire un supporto immediato, ma anche a garantire la sostenibilità a lungo termine delle attività agricole, promuovendo la resilienza del settore di fronte alle sfide climatiche future. Purtroppo la siccità ha effetti devastanti sull’agricoltura, un settore fondamentale per l’economia italiana, che da anni sta subendo forti criticità proprio grazie al cambiamento climatico e a farne le spese sono gli imprenditori agricoli che sono in calo con le aziende.
La riduzione delle risorse idriche rende difficile l’irrigazione, compromettendo la produzione di colture come il grano, il mais, l’olio d’oliva e il vino. Nelle 5 regioni più colpite, ovvero Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, si è verificata una siccità severo-estrema nel 29% del territorio. Si tratta di una media che vede le situazioni più critiche in Calabria e in Sicilia, dove questa percentuale sale, rispettivamente, al 47 e al 69%. Il Masaf, il Ministero istituito nel 1946 e che si occupa dell’elaborazione e del coordinamento delle linee politiche agricole, agroalimentari, forestali, della pesca e dell’ippica a livello nazionale e internazionale, ha ritenuto opportuno sollecitare un intervento a favore delle imprese agricole, accogliendo la richiesta avanzata dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, per l’attivazione di un importante cofinanziamento nazionale. A questo scopo sono stati stanziati 74,8 milioni di euro da aggiungere ai 37,4 milioni di euro già messi a disposizione dall’Unione Europea lo scorso 10 ottobre, con l’obiettivo di sostenere le imprese agricole italiane duramente colpite dalla siccità che ha flagellato il Sud Italia e le isole maggiori nel corso del 2024. Con questo intervento, il fondo complessivo destinato a fronteggiare i danni legati all’emergenza climatica ha superato i 112 milioni di euro. Questa somma rappresenta una risposta concreta per sostenere gli agricoltori, in particolare nel settore cerealicolo, che hanno subito significativi cali di produzione a causa della prolungata scarsità di piogge e delle alte temperature che hanno caratterizzato la scorsa estate. Il Ministero dell’Agricoltura,in conclusione, definirà a breve le modalità operative per la distribuzione dei fondi. Le risorse saranno assegnate, come già detto, prioritariamente alle aree e ai settori più colpiti, garantendo un supporto mirato per mitigare le perdite subite dagli operatori del settore agricolo.
Con il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 novembre 2024, è stata concessa una nuova opportunità per chi vuole accedere al concordato preventivo biennale, i cui termini di adesione erano scaduti il 31 ottobre. Ora, sarà possibile aderire fino al 12 dicembre 2024, presentando una dichiarazione integrativa. Questa possibilità è riservata ai contribuenti che, pur avendo presentato regolarmente la dichiarazione dei redditi entro la scadenza di ottobre, non avevano ancora scelto di aderire al concordato. L’iniziativa mira ad ampliare la platea di professionisti e imprese idonei al concordato, dando loro modo di mettersi in regola senza poter, tuttavia, revocare l’eventuale adesione già effettuata entro il 31 ottobre. Inoltre, questa integrazione può avvenire solo mantenendo invariati i valori fiscali precedenti: l’adesione al concordato sarà ammessa solo se non comporta una riduzione dell’imponibile o un aumento del credito o una diminuzione del debito d’imposta.
Il decreto chiarisce anche che l’estensione è destinata ai contribuenti soggetti agli indici di affidabilità fiscale (ISA), escludendo quindi coloro che applicano il regime forfetario. Inoltre, per chi aderisce al concordato, i termini per i controlli fiscali previsti al 31 dicembre 2024 vengono prorogati di un anno, al 31 dicembre 2025. Per quanto riguarda il versamento degli acconti, i contribuenti che si avvalgono del concordato preventivo, compresi quelli che sfruttano la proroga fino al 12 dicembre, possono calcolare l’acconto con una procedura semplificata. A seconda che si scelga il metodo storico o previsionale, sarà necessario applicare una maggiorazione specifica per l’IRPEF e l’IRAP, in base alla differenza tra il reddito concordato e quello dell’anno precedente, con eventuali rettifiche secondo le normative vigenti. Infine, il decreto prevede un’opzione di ravvedimento speciale per chi applica gli ISA e aderisce al concordato, che consente di regolarizzare le annualità dal 2018 al 2022. Per aderire a questa sanatoria, sarà necessario effettuare il versamento entro il 31 marzo 2025, con la possibilità di rateizzare fino a un massimo di 24 mesi.
Dal 5 novembre 2024, l’INPS ha lanciato la Piattaforma Unica per la Verifica e Gestione Interattiva della Regolarità Contributiva, uno strumento pensato per semplificare la gestione delle posizioni contributive e garantire una maggiore trasparenza. Con questa nuova piattaforma, i contribuenti e i loro intermediari possono monitorare e regolarizzare in anticipo le irregolarità contributive, evitando ritardi o problemi nel rilascio del DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva). Le principali funzionalità della piattaforma includono: • Ve.R.A. (Verifica Regolarità Contributiva) e Simulazione DURC: strumenti che permettono di visualizzare in tempo reale la situazione contributiva dell’azienda, individuando eventuali anomalie che necessitano di correzioni. • Delega Master: una nuova tipologia di delega che consente a un unico intermediario di gestire più posizioni contributive, attivando processi di regolarizzazione e ricevendo notifiche sui DURC in scadenza.
L’utilizzo della Delega Master è essenziale per accedere a queste funzionalità avanzate. Essa permette di gestire la posizione contributiva aziendale in modo centralizzato, riducendo il rischio di problematiche legate alla regolarità contributiva. Come funziona? Attraverso la piattaforma, il titolare o il legale rappresentante dell’azienda, così come il suo intermediario abilitato, può consultare in tempo reale tutte le evidenze legate alla posizione contributiva, identificare le irregolarità e attivare i processi di regolarizzazione. Inoltre, la piattaforma fornisce l’opportunità di ricevere notifiche in anticipo quando il DURC sta per scadere, con l’obiettivo di permettere una gestione proattiva delle posizioni contributive. Questa nuova piattaforma rappresenta un grande passo avanti nell’efficienza e nella trasparenza della gestione contributiva, migliorando l’interazione tra INPS, contribuenti e intermediari. Accedi subito alla piattaforma attraverso il portale INPS e scopri come semplificare la gestione della regolarità contributiva!
Nell’ambito del programma di rivisitazione delle sedi Conapi, questa settimana ho avuto l’occasione di immergermi nel Salento, un territorio meraviglioso e unico, con una forte tradizione imprenditoriale. L’area è nota per la sua capacità di mettersi in proprio, per la passione nel lavoro e la determinazione a valorizzare il proprio talento. Questo spirito di intraprendenza si manifesta in molteplici attività economiche, dalla solida agricoltura alle crescenti industrie artigianali, commerciali e turistiche. L’economia salentina ha da sempre trovato radici solide nell’agricoltura, grazie alle favorevoli condizioni climatiche e alla qualità del suolo. La coltivazione di vitigni autoctoni rappresenta una tradizione che non solo si conserva, ma si rinnova. Varietà pregiate come il Negroamaro e il Primitivo sono emblemi di questa terra e contribuiscono a consolidare il nome del Salento tra le regioni vitivinicole italiane più apprezzate. Il settore vinicolo, oltre a rafforzare il legame con le proprie radici, ha saputo affacciarsi ai mercati internazionali, esportando prodotti di eccellenza e richiamando l’attenzione di investitori e turisti amanti del buon vino.
Negli ultimi anni, il Salento ha visto una rinascita dell’artigianato e del commercio. Giovani artigiani e imprenditori, desiderosi di mettere a frutto le competenze apprese e di tramandare tradizioni familiari, hanno dato vita a piccole imprese che producono ceramiche, tessuti, oggetti in ferro battuto e gioielli. Non è raro passeggiare per i centri storici e incontrare botteghe dove si lavora ancora a mano, con tecniche antiche che hanno radici secolari. Accanto all’artigianato, il commercio ha trovato nuove vie di sviluppo grazie all’e-commerce e all’interesse crescente per il Made in Italy. Questa combinazione di tradizione e innovazione consente agli imprenditori salentini di promuovere e distribuire i loro prodotti sia a livello nazionale sia internazionale. Uno dei settori che ha conosciuto la più significativa espansione è quello turistico, con particolare enfasi su albergazione e ristorazione. Il Salento è diventato una meta ambita non solo dagli italiani, ma anche dai turisti stranieri che desiderano scoprire un angolo d’Italia autentico e lontano dal turismo di massa. L’offerta ricettiva si è arricchita di agriturismi, bed & breakfast, masserie ristrutturate e hotel di charme, in grado di offrire un’esperienza immersiva nel territorio.
Anche la ristorazione ha saputo rinnovarsi, proponendo piatti che combinano ingredienti locali a tecniche innovative, senza mai tradire la tradizione. I ristoranti e le osterie salentine accolgono i visitatori con piatti genuini, arricchiti da quel tocco mediterraneo che ne esalta i sapori, facendo sentire ogni ospite a casa. Camminando per le vie di città come Lecce, Brindisi e Taranto, si respira una cultura diversa rispetto al resto dell’Italia. Qui le influenze greco-bizantine si mescolano alla cultura osca, e ciò si riflette non solo nell’architettura e nei monumenti, ma anche nei tratti somatici e negli accenti delle persone. I lineamenti tipicamente greci, la cadenza melodiosa e la parlata morbida sembrano quasi essere un ponte con un Oriente ormai lontano. Questo legame con il passato rende il Salento un luogo affascinante, dove ogni angolo racconta una storia antica e ogni persona accoglie i visitatori con un calore unico. I salentini sono noti per la loro ospitalità e, quando parlano, è facile percepire quella musicalità orientale che rende ogni incontro un’esperienza speciale. Durante la mia visita, ho incontrato i rappresentanti territoriali delle principali città del Salento: Lecce, Brindisi e Taranto. Questi incontri hanno permesso di mettere in luce le potenzialità e le sfide che le imprese locali devono affrontare. Nonostante il dinamismo che caratterizza la regione, esistono anche difficoltà legate alla burocrazia, alla mancanza di infrastrutture e alla necessità di formazione continua. Tuttavia, è emerso un forte desiderio di collaborazione per valorizzare il territorio e sostenere le nuove generazioni di imprenditori.
Insieme abbiamo concordato che è giunto il momento di organizzare un convegno dedicato a queste realtà, un’opportunità per dare voce ai rappresentanti delle aziende e creare una rete di sostegno reciproco. Un evento di questo tipo potrebbe non solo favorire il dialogo tra imprenditori, ma anche attirare l’attenzione di potenziali investitori e sensibilizzare le istituzioni sulle esigenze specifiche del territorio. Il Salento, con la sua combinazione di tradizione, cultura e innovazione, rappresenta un esempio di resilienza e di capacità di adattamento. La regione ha saputo trasformare le proprie radici in una risorsa per il futuro, sfruttando al meglio i suoi punti di forza e aprendosi a nuove opportunità economiche. Tra agricoltura, artigianato, turismo e commercio, il tessuto imprenditoriale salentino è un mosaico di competenze, passione e amore per la propria terra. Questo spirito di intraprendenza e di accoglienza fa del Salento una delle gemme del Sud Italia, un luogo in cui chiunque si sentirebbe a casa, accolto con calore e autenticità.
La normativa di sicurezza sul lavoro stabilisce responsabilità specifiche per lavoratori autonomi e piccoli artigiani privi di dipendenti, mirata a proteggere la loro integrità fisica e a mitigare i rischi di infortuni. Questi obblighi si rivelano essenziali anche per definire i requisiti relativi alla richiesta della patente a crediti. Obblighi per Lavoratori Autonomi Il Testo Unico (T.U.) in materia di salute e sicurezza sul lavoro indica che i lavoratori autonomi e le imprese familiari, in assenza di dipendenti, hanno obblighi limitati, tra cui:
• Utilizzare attrezzature conformi alle normative.
• Impiegare opere provvisionali per garantire la sicurezza durante i lavori.
• Utilizzare Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) adeguati.
• Possedere una tessera di riconoscimento per le attività in appalto.
La formazione in materia di sicurezza è obbligatoria solo in determinate circostanze, mentre la sorveglianza sanitaria è facoltativa, salvo eccezioni stabilite da normative specifiche.
Applicazione della Patente a Crediti
Per le attività che richiedono la patente a crediti, necessaria in cantieristica temporanea o mobile, i requisiti comprendono:
1. Iscrizione alla CCIAA.
2. Formazione in sicurezza per tutti i soggetti coinvolti.
3. Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) valido.
4. Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) e nomina del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), richiesti solo per chi ha dipendenti.
I liberi professionisti non iscritti alla CCIAA devono dichiarare l’iscrizione al proprio Albo, segnalando una certa flessibilità normativa. L’introduzione della patente a crediti potrebbe comportare un aggravio burocratico per le piccole imprese, già sottoposte a vari adempimenti normativi. Le normative 81/2008 e 231/2001 impongono già oneri significativi, e l’introduzione di ulteriori requisiti potrebbe distogliere l’attenzione dalle misure di sicurezza reali.
Questa complessità burocratica rischia di penalizzare le piccole imprese, che potrebbero dover concentrare risorse su conformità piuttosto che su pratiche preventive. Si corre il rischio di trasformare la sicurezza in un adempimento formale, invece che in un obiettivo concreto di protezione dei lavoratori. Sebbene la normativa sulla sicurezza sul lavoro intenda tutelare i lavoratori, presenta problematiche legate a un’eccessiva burocratizzazione e a difficoltà di applicazione. È essenziale rivedere queste disposizioni affinché le misure di sicurezza siano realmente efficaci e non si traducano in un ulteriore fardello per le piccole e medie imprese. La sfida consiste nel promuovere una cultura della sicurezza piuttosto che limitarsi a sanzionare la mancanza di adempimenti. La questione della patente a crediti merita un’analisi più approfondita. La legge 81/2008 già richiede vari obblighi ai datori di lavoro, come la valutazione dei rischi e la formazione dei lavoratori, rendendo l’introduzione della patente a crediti apparentemente ridondante. In aggiunta, la legge 231/2001 enfatizza l’importanza di un modello organizzativo volto a prevenire reati, inclusi quelli riguardanti la sicurezza. Ulteriori requisiti burocratici possono distrarre le aziende dall’implementazione di pratiche di sicurezza efficaci, relegando le normative a meri adempimenti formali. L’assenza di incentivi reali alla sicurezza, in favore di una logica di controllo e sanzione, compromette l’efficacia dell’intervento normativo. Le risorse spese per ottenere e mantenere la patente potrebbero invece essere investite in formazione pratica e miglioramenti infrastrutturali che elevino gli standard di sicurezza. Infine, la crescente complessità burocratica rischia di gravare soprattutto sulle piccole e medie imprese, già alle prese con costi operativi elevati. Queste aziende, operando con risorse limitate, potrebbero trovarsi in difficoltà nel rispettare obblighi burocratici, mentre il focus dovrebbe essere posto su un supporto concreto per l’adozione di misure di sicurezza.
La circolare dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) introduce nuove linee guida per la gestione delle violazioni amministrative, applicabili in base al D.Lgs. n. 103/2024
Il lavoro straordinario deve essere concordato tra azienda e dipendente, salvo diversa previsione del contratto collettivo. In caso di regolamentazione esplicita nel contratto, il lavoratore non può rifiutare lo straordinario se richiesto. Tuttavia, se il lavoratore presta ore aggiuntive di propria iniziativa, queste non sono automaticamente retribuibili, a meno che non siano state accettate dal datore di lavoro, anche in forma tacita.
ha introdotto una modifica importante per le imprese sociali riguardo la destinazione di una quota degli utili netti annuali ai fondi per lo sviluppo e la promozione del sistema imprenditoriale sociale.
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