CONVEGNO A ROMA: “IMMIGRAZIONE, FORMAZIONE E ACCOGLIENZA, IL LAVORO COME STRUMENTO DI INTEGRAZIONE”

Il 26 marzo a Roma si terrà il convegno “Immigrazione, formazione e accoglienza, il lavoro come strumento di integrazione”, organizzato da Conapi Nazionale e Confintesa. Il convegno vedrà la partecipazione di esperti internazionali e del mondo accademico, con un focus sulla formazione dei lavoratori immigrati come strumento per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro. L’iniziativa, che fa parte di un ciclo di eventi in Italia, mira a trasformare l’immigrazione da emergenza a risorsa, rispondendo alle esigenze del mercato del lavoro e promuovendo la coesione sociale.

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IMMIGRAZIONE, FORMAZIONE E ACCOGLIENZA: IL LAVORO COME STRUMENTO DI INTEGRAZIONE.

Il 26 marzo 2025, a Roma, si terrà il convegno “Immigrazione, formazione e accoglienza”, per discutere come il lavoro può favorire l’integrazione dei migranti in Italia. L’evento, organizzato da Co.N.A.P.I. Nazionale e CONFINTESA, esplorerà il ruolo delle associazioni datoriali e dei sindacati nel promuovere opportunità di lavoro e formazione per i migranti, con particolare attenzione agli artigiani e ai piccoli imprenditori. Saranno presentati progetti e iniziative, tra cui l’accordo per l’integrazione lavorativa e il nuovo Fondo Interprofessionale “FORMAINTESA”.

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AVVIATA UN’INDAGINE DAL CENTRO STUDI E RICERCHE DI Co.N.A.P.I. NAZIONALE SULLE IMPRESE NELLE AREE INTERNE. “VOGLIAMO ANALIZZARE IL LORO CONTRIBUTO ALLA CRESCITA ECONOMICA” DICE IL DIRETTORE DEL CENTRO, ANTONIO ZIZZA.

Il Centro Studi e Ricerche di Co.N.A.P.I. Nazionale ha avviato un’indagine sulle imprese nelle Aree Interne per analizzare il loro contributo alla crescita economica e sociale. Il questionario è rivolto sia alle imprese attive che a quelle interessate a investire in queste aree, per raccogliere dati utili a migliorare le politiche di supporto. I temi trattati includono infrastrutture, sostenibilità, innovazione e rapporto con le istituzioni. La partecipazione è anonima e i dati saranno utilizzati solo per finalità di ricerca. Il questionario è disponibile online.

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IL DECRETO DI COESIONE INTRODUCE IL BONUS ZES UNICA

Il Bonus ZES Unica, introdotto dal Decreto Coesione (D.L. n. 60/2024), incentiva l’occupazione nelle regioni meridionali, offrendo un esonero dai contributi previdenziali (fino a 650 euro al mese) per assunzioni di lavoratori over 35 disoccupati da almeno 24 mesi, tra il 1° settembre 2024 e il 31 dicembre 2025. Il beneficio è riservato a datori di lavoro con meno di 10 dipendenti e riguarda solo contratti a tempo indeterminato in unità produttive nelle ZES del Mezzogiorno. L’incentivo è soggetto a specifiche condizioni, come l’assenza di licenziamenti nei sei mesi precedenti. L’attuazione dipende dall’approvazione della Commissione Europea e la misura sarà rifinanziata fino al 2027.

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Co.N.A.P.I. NAZIONALE: CONVENZIONE ESCLUSIVA PER NOLEGGIO AUTO A TARIFFE AGEVOLATE.

Co.N.A.P.I. Nazionale ha lanciato una convenzione esclusiva per il noleggio auto a tariffe agevolate, riservata a imprese associate, professionisti e collaboratori. L’iniziativa offre vantaggi come sconti, zero anticipo, assistenza e assicurazione inclusa, con flessibilità nelle condizioni. Questa convenzione supporta le aziende nel migliorare competitività e ridurre i costi operativi. Co.N.A.P.I. promuove anche formazione, consulenza per finanziamenti e supporto all’internazionalizzazione.

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MILLEPROROGHE E DISABILITÀ COSA CAMBIA PER LE PERSONE CON INVALIDITÀ

Il Decreto Milleproroghe 2025 introduce modifiche per migliorare il sistema di valutazione delle persone con disabilità, centralizzando il processo all’INPS e adottando una valutazione multidimensionale che consideri anche gli aspetti sociali e lavorativi. Tuttavia, l’attuazione completa è rinviata al 2027, lasciando incertezze e continuando i problemi attuali, come i lunghi tempi di attesa e la complessità burocratica. Sebbene i diritti acquisiti siano protetti fino al 2026, il rischio di inefficienze e ritardi nella transizione rimane, soprattutto senza un potenziamento adeguato dell’INPS.

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INVESTIRE NELLE AREE INTERNE: STRATEGIE PER CONTRASTARE LO SPOPOLAMENTO E FAVORIRE LO SVILUPPO.


PRONTO IL QUESTIONARIO DEL CENTRO STUDI E RICERCHE DI Co.N.A.P.I. NAZIONALE

Le aziende che possono investire nelle zone interne per favorire lo sviluppo economico e ridurre l’isolamento, sono quelle che valorizzano le risorse locali e sfruttano incentivi statali ed europei. Alcuni settori particolarmente adatti includono: Agroalimentare e Agritech cioè sono tutte le aziende agricole innovative che puntano su coltivazioni biologiche, produzioni a km 0 e trasformazione di prodotti locali, come anche le imprese di agritech che introducono tecnologie per migliorare la produttività e la sostenibilità. Poi abbiamo Turismo Sostenibile e Ospitalità, cioè strutture ricettive come agriturismi, alberghi diffusi, B&B, che valorizzano le tradizioni e l’ambiente naturale. Startup che sviluppano App e servizi per il turismo esperienziale come escursioni, enogastronomia, storia e cultura. Fari puntati anche su settori specifici come Energia Rinnovabile che non sono altro che aziende specializzate in impianti eolici, solari e biomasse per sfruttare le risorse naturali locali le quali potrebbero aiutare a sviluppare le Comunità energetiche per l’autosufficienza delle zone rurali. Molto importanti sono le industrie manifatturiera e artigianato, cioè quelle imprese che rilanciano l’artigianato tradizionale con tecnologie moderne come l’e-commerce e stampa 3D.

Aziende che investono nella lavorazione di materiali locali legno, pietra, tessuti. Anche la Tecnologia e Smart Working avrebbero un ruolo determinante per le aree interne attraverso le startup e aziende di servizi digitali che permettono il lavoro da remoto, incentivando il ripopolamento delle aree interne. Si sta anche sempre più diffondendo il cosiddetto “Coworking e hub tecnologici” per attrarre professionisti e imprenditori. Coworking e hub tecnologici sono due concetti legati al lavoro condiviso e all’innovazione, particolarmente utili per le zone interne che vogliono attrarre professionisti e imprese. Infatti il Coworking è uno spazio di lavoro condiviso dove liberi professionisti, startup e aziende possono affittare postazioni o uffici temporanei. Offre numerosi vantaggi: riduzione dei costi rispetto a un ufficio tradizionale, networking con altri professionisti e possibilità di collaborazioni, flessibilità negli orari e nelle modalità di utilizzo e servizi inclusi come Wi-Fi, sale riunioni, aree relax e formazione. Mentre gli Hub Tecnologici sono centri dedicati all’innovazione e allo sviluppo di nuove tecnologie ed offrono: spazi per startup e aziende tech, con laboratori e attrezzature avanzate, mentorship e formazione per supportare l’imprenditorialità, l’accesso a finanziamenti e investitori per sviluppare progetti innovativi e collaborazione con università e centri di ricerca.

Nelle zone interne, coworking e hub tecnologici possono attirare smart workers e startup, contrastando lo spopolamento e favorendo la crescita economica. Per quanto riguarda la promozione e lo sviluppo delle zone interne per ridurre il loro isolamento, sono disponibili diversi incentivi per le imprese che decidono di investire in queste aree. Le principali agevolazioni sono il Credito d’Imposta per Investimenti nelle Zone Economiche Speciali (ZES), le quali sono aree geografiche con regimi fiscali vantaggiosi per attrarre investimenti. Le imprese che effettuano investimenti in queste zone possono beneficiare di un credito d’imposta fino al 100% dell’importo investito, con un limite massimo di 100 milioni di euro per progetto. Questo incentivo copre l’acquisto di macchinari, impianti, attrezzature e immobili strumentali. La Legge di Bilancio 2025 ha confermato e ampliato queste agevolazioni per le ZES del Mezzogiorno, tra cui la Campania. Poi si potrebbe fare ricorso al cosiddetto Fondo per la Transizione Industriale, che è gestito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), questo fondo sostiene le imprese che investono in tecnologie green e digitali. Nel 2025, sono stati stanziati 500 milioni di euro, con una riserva del 40% destinata alle regioni meno sviluppate, tra cui la Campania. Le agevolazioni sono erogate tramite Contratti di Sviluppo, focalizzati su settori in transizione come l’automotive e le filiere produttive strategiche.

Per i ⁠Contributi a Fondo Perduto per le Aree Interne vi è il Fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali nelle aree interne che prevede contributi a fondo perduto per le micro e piccole imprese. Questi contributi mirano a supportare iniziative che favoriscono lo sviluppo locale e la coesione sociale. Le modalità di accesso e i termini per la presentazione delle domande sono definiti annualmente. Abbiamo gli ⁠ ⁠incentivi Regionali della Campania che offre ulteriori agevolazioni per le imprese che investono nelle zone interne, tra cui: Pacchetti Localizzativi vale a dire incentivi per l’insediamento di nuove attività produttive. Sostegno all’Innovazione: contributi per progetti di ricerca e sviluppo, di seguito le agevolazioni per l’Internazionalizzazione, come il supporto per l’accesso ai mercati esteri. Si consiglia alle imprese interessate di monitorare costantemente i bandi e le opportunità pubblicate sia a livello nazionale che regionale, poiché le condizioni e le scadenze degli incentivi possono variare nel tempo. Le imprese che investono nelle zone interne possono accedere a fondi europei (PNRR, PSR), incentivi fiscali e agevolazioni per la creazione di posti di lavoro. Ed è proprio in questo ampio panorama che il Centro Studi e Ricerca di Co.N.A.P.I. Nazionale diretto dal dottor Antonio Zizza, è in procinto di sviluppare un questionario dedicato alle risorse delle aree interne che potrebbero essere messe a disposizione delle aziende che intendono investire in determinati ambiti territoriali, con un duplice obiettivo che prevede da una parte l’ampliamento delle risorse aziendali parallelamente all’occupazione e dall’altra aiutare le cosiddette aree interne ad uscire dall’isolamento che da anni subiscono.

IL LAVORO SPORTIVO NUOVA OPPORTUNITA’ PER I GIOVANI DOPO LA RIFORMA NELL’AMBITO SPORTIVO REALIZZATO DAL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI E IL MINISTERO PER LO SPORT


LA RIFORMA DEL LAVORO SPORTIVO, PROMOSSA DAI MINISTERI DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI E PER LO SPORT, INTRODUCE NUOVE TIPOLOGIE CONTRATTUALI E TUTELE PER ATLETI E PROFESSIONISTI DEL SETTORE, REGOLANDO CON MAGGIORE PRECISIONE ANCHE IL TRATTAMENTO FISCALE E PREVIDENZIALE. UN PASSO IMPORTANTE PER VALORIZZARE IL COMPARTO SPORTIVO E CREARE OPPORTUNITÀ PER GIOVANI E VOLONTARI.

Definizioni, ambiti di applicazione, tutele previste, adempimenti obbligatori questi i punti cardine della riforma del lavoro sportivo sono riassunti nel documento realizzato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero per lo Sport e i giovani per accompagnare l’applicazione delle nove norme alla luce del correttivo al decreto legislativo n.36/2021 e nel quale si fornisce l’identikit del “lavoratore sportivo”, che è indipendente dalla natura professionistica o dilettantistica dell’attività svolta, e si chiariscono le tipologie contrattuali utilizzabili, con le relative disposizioni in materia di controlli sanitari e di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Il lavoro subordinato in ambito sportivo acquisisce una disciplina che tiene in conto le specificità del comparto, in deroga alla disciplina ordinaria. Inoltre le prestazioni sportive dei volontari hanno una disciplina specifica che aiuta a tenere separato l’àmbito del rapporto di lavoro da quello veramente personale, spontaneo e gratuito del volontariato.

I volontari non sono lavoratori sportivi. Si disciplina il trattamento pensionistico e sono inserite delle tutele ad hoc per l’assicurazione contro gli infortuni. Si interviene sul trattamento tributario dei contratti in ambito sportivo, con un trattamento agevolato soprattutto nel dilettantismo, per il quale sono previste agevolazioni anche per soggetti che non sono lavoratori sportivi e prestano, in forza di contratti di collaborazione coordinata e continuativa, attività di carattere amministrativo-gestionale a favore di Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate, Enti di promozione sportiva, anche paralimpici, riconosciuti dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) o dal CIP. Dal primo luglio scorso la revisione della disciplina dei rapporti di lavoro in ambito sportivo è infatti entrata definitivamente in vigore, raggruppando in un quadro unitario le regole applicabili, in modo organico e sistematico. Valorizzata nel nostro Paese, anche per merito della bravura dei nostri atleti che si distinguono spesso nelle competizioni internazionali, la pratica sportiva viene considerata una disciplina educativa e sociale, fattore di arricchimento dell’individuo, di prevenzione della salute, di miglioramento della qualità di vita e di responsabilizzazione della società civile. Secondo gli ultimi dati presentati a luglio 2022 dal CONI, nella Federazione sportiva nazionale sono rappresentati oltre 13 milioni e 113 mila persone tesserate e 115.469 Associazioni/Società sportive dilettantistiche iscritte al Registro del CONI.

Sono numeri rilevanti nonostante il settore abbia certamente risentito dell’emergenza sanitaria da COVID-19. Tali dati vengono confermati dal Rapporto Istat che fotografa il comparto dichiarando che in Italia oltre 20 milioni di persone praticano uno o più sport con continuità (24,4 per cento) o almeno saltuariamente (9,8 per cento) con andamenti crescenti nel tempo, che dipendono dall’età, dal genere e dal livello d’istruzione.
Per questo motivo, il correttivo apportato alla riforma del lavoro sportivo, pubblicato in Gazzetta pochi giorni fa, ha destato molto interesse, poiché coinvolge le migliaia di associazioni sportive dilettantistiche, nonché le società sportive che sono diffuse capillarmente su tutto il territorio nazionale. Come abbiamo sottolineato e riassumendo brevemente la Riforma dopo che il lavoro sportivo in Italia ha subito importanti cambiamenti notevoli con appunto la riforma dello sport (D.Lgs. 36/2021), grazie all’introduzione delle nuove regole per l’assunzione di lavoratori nel settore, possiamo dire che esistono diverse tipologie di Lavoro Sportivo con Possibilità di Assunzione come: Lavoro Subordinato (Contratto di Dipendenza) che riguarda figure come allenatori, preparatori atletici, dirigenti sportivi e in alcuni casi anche atleti professionisti. Lavoratori con stipendio fisso, contributi previdenziali e tutele come ferie e malattia. Obbligatorio per compensi sopra i 18.000€ annui (per dilettanti) che spettano per collaborazione coordinata e continuativa (Co.co.co.).

Per la forma di lavoro flessibile, usata per istruttori, tecnici e atleti dilettanti, non c’è un vincolo di orario rigido, ma è previsto il versamento dei contributi, applicabile se il compenso annuo è inferiore ai 18.000€. Per il lavoro Autonomo o Partita IVA rientrano i personal trainer, consulenti sportivi, fisioterapisti e altri professionisti che operano senza vincolo di subordinazione. E’ necessaria la Partita IVA e gestione autonoma delle tasse e dei contributi. Inoltre il contratto di apprendistato sportivo è invece dedicato ai giovani atleti tra 15 e 23 anni, per permettere loro di allenarsi e studiare/lavorare contemporaneamente. Tra le categorie che possono essere assunte, ci sono gli atleti (professionisti e dilettanti con compenso stabile), gli allenatori e istruttori sportivi, i dirigenti e staff tecnico (medici, fisioterapisti, preparatori atletici) ed il personale amministrativo delle società sportive. Anche la formazione è fondamentale nel campo del lavoro sportivo, sia per gli atleti che per gli allenatori. Sviluppa competenze professionali, tecniche appropriate, capacità decisionali e gestione delle squadre, ma è essenziale per garantire allenamenti fisici sicuri, prevenire infortuni e rispettare gli aspetti legali del settore. In Italia, la formazione è cruciale per rispettare le normative e per avere accesso a opportunità lavorative valide. La professionalità e la formazione continue sono determinanti per un corretto sviluppo nell’ambito sportivo, perché una formazione adeguata è spesso necessaria per accedere a ruoli nel settore sportivo.

L’IMPORTANZA DI UN CENTRO STUDI PER UNA CONFEDERAZIONE DATORIALE: IL CASO DI Co.N.A.P.I. NAZIONALE


IL CENTRO STUDI DI Co.N.A.P.I. NAZIONALE SIMBOLEGGIA UN PASSO DECISIVO VERSO UN MODELLO DI RAPPRESENTANZA PROATTIVO, CAPACE DI OFFRIRE ALLE IMPRESE STRUMENTI CONCRETI PER AFFRONTARE LE SFIDE DEL MERCATO CON MAGGIORE COMPETITIVITÀ.

Nel panorama economico contemporaneo, caratterizzato da trasformazioni rapide e complesse, le confederazioni datoriali svolgono un ruolo cruciale nella tutela e nella rappresentanza degli interessi delle imprese. Co.N.A.P.I. Nazionale, confederazione datoriale che aggrega datori di lavoro per offrire loro supporto e rappresentanza, ha sempre puntato su qualità e professionalità come elementi distintivi della propria azione. Tra le tappe più significative della sua evoluzione, l’istituzione del Centro Studi rappresenta un punto di svolta essenziale, un vero e proprio strumento strategico per l’innovazione e la crescita delle imprese associate.

Il Centro Studi di Co.N.A.P.I. Nazionale non è un semplice organismo di ricerca, ma un laboratorio di analisi e sviluppo, capace di esplorare le dinamiche economiche più rilevanti per le imprese, con un approccio su misura rispetto alle esigenze del tessuto produttivo. La sua funzione può essere paragonata a quella di un binocolo orientabile, che permette di scrutare le sfide del mercato oltre il rumore della piazza, concentrandosi sulle aree più strategiche per gli associati.

In un contesto in cui le informazioni sono abbondanti ma spesso dispersive, il Centro Studi offre un’analisi mirata, capace di evidenziare le opportunità e i rischi nascosti nelle pieghe più imprevedibili dell’economia. Non si tratta solo di raccogliere dati, ma di interpretarli con una chiave di lettura funzionale alle esigenze della piccola e media impresa, fornendo strumenti utili per affrontare il mercato con maggiore consapevolezza e competitività.

L’istituzione del Centro Studi segna un momento di diversificazione importante per Co.N.A.P.I. Nazionale. Infatti, una confederazione datoriale non può limitarsi a svolgere un ruolo di rappresentanza passiva; deve essere un motore di crescita per le imprese, fornendo loro strumenti concreti per interpretare e affrontare il mercato.

I primi lavori del Centro Studi hanno già dimostrato la qualità e la profondità dell’analisi proposta, segnando una netta differenza rispetto alle informazioni standardizzate che spesso dominano il dibattito economico. Questa attenzione alla qualità non è casuale: è il risultato di un impegno costante nel voler offrire agli associati non solo tutela, ma anche un vantaggio competitivo basato sulla conoscenza e sulla formazione.

L’istituzione del Centro Studi è solo un tassello di un percorso più ampio che mira a consolidare un modello di rappresentanza orientato all’eccellenza. In un contesto economico in cui la piccola e media impresa è il cuore pulsante del sistema produttivo, una confederazione datoriale deve essere in grado di anticipare i cambiamenti, proporre soluzioni innovative e guidare i propri associati verso scelte strategiche consapevoli.

Conapi Nazionale dimostra così di voler andare oltre la mera difesa degli interessi imprenditoriali, puntando su un modello di rappresentanza proattivo e dinamico. Il Centro Studi è la chiave per questa evoluzione: un punto di riferimento per le imprese, una bussola per orientarsi nel mercato e un motore per l’innovazione.

Guardare avanti, esplorare nuove possibilità e offrire risposte concrete alle imprese: con il suo Centro Studi, Co.N.A.P.I. Nazionale si conferma come una confederazione datoriale capace di distinguersi per qualità e professionalità, sempre al servizio della crescita delle piccole e medie imprese.