LA RESPONSABILITÀ È SINONIMO DI MATURITÀ?


La responsabilità unisce maturità e consapevolezza per costruire una società giusta e solidale.

In un tempo come il nostro, segnato da incertezze globali, tensioni geopolitiche e un senso diffuso di smarrimento, torna a imporsi una domanda antica quanto l’uomo stesso: che cos’è davvero la responsabilità? È forse sinonimo di maturità, come spesso si tende a credere? Oppure è semplice capacità di rispondere delle proprie azioni, magari assumendosene le colpe? E, ancora, è consapevolezza delle conseguenze delle proprie scelte?
La responsabilità è, in realtà, tutto questo insieme. È maturità, certo, perché solo chi ha imparato a guardare oltre l’immediato e ad anteporre il bene comune all’ego personale può definirsi davvero responsabile. Ma è anche consapevolezza: la capacità di valutare l’effetto che una parola, una decisione, un’azione possono avere su chi ci sta accanto. Ed è, inevitabilmente, disponibilità a rispondere di tutto questo, anche quando farlo è scomodo, anche quando significa pagare un prezzo.

Pensiamo a quanto questo atteggiamento sia fondamentale nella vita civile, economica e soprattutto politica. Eppure, quante volte vediamo la responsabilità evocata nei discorsi ufficiali, nei programmi elettorali, nelle dichiarazioni di principio… ma raramente la vediamo tradotta in azioni concrete. La intravediamo, a volte, come un bagliore sfocato, quasi un ricordo lontano, ma ne avvertiamo con forza il bisogno.
Viviamo giornate convulse e imprevedibili. Guerre senza soluzione insanguinano il mondo, e altre, più sottili, si combattono con armi diverse: disinformazione, sfruttamento, cinismo economico. In tutto questo, chi paga il prezzo più alto sono sempre i più deboli, le popolazioni senza voce, senza scudi, senza scelta. E allora ci chiediamo dove sia finito il senso di responsabilità. Dov’è finito lo slancio morale che dovrebbe animare chi detiene il potere?
L’individualismo e l’egoismo sembrano aver rapito l’animo delle persone, svuotandolo di quel sentimento collettivo che un tempo chiamavamo “coscienza civica”.

I leader di oggi, spesso anziani, progettano un futuro che non vivranno mai, accumulano ricchezze su ricchezze sulla pelle di chi ha già perso tutto, come se il destino del mondo appartenesse a loro per diritto divino. Ma ci si chiede: hanno davvero una coscienza? Hanno una fede a cui affidarsi nel momento in cui il tempo presenterà loro il conto?
La vita è una livella, ci ricorda Totò con la sua ironica profondità. Alla fine, tutto si pareggia, tutto si riequilibra. Ma questo non giustifica l’inerzia. Al contrario, dovrebbe essere un invito a vivere ogni scelta con maggiore consapevolezza, perché la responsabilità non è solo un dovere individuale: è il collante di una società giusta, la linfa di una politica sana, la speranza di un domani che non sia un semplice riflesso distorto dell’oggi.
In un mondo che sembra aver smarrito la rotta, riscoprire la responsabilità è forse il primo passo per tornare a navigare. Insieme.

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