I dazi di Trump alzano i prezzi e creano tensioni globali. Penalizzano l’Europa e isolano l’America.
L’America che, alla fine della Seconda guerra mondiale, salvò l’Europa dal giogo del nazi-fascismo e ne sostenne la ricostruzione, oggi sembra volerla mettere in ginocchio. Non con i carri armati, ma con un’arma meno visibile e altrettanto potente: la guerra commerciale. I dazi imposti dall’amministrazione Trump segnano la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova stagione di scontri economici, tensioni globali e assetti geopolitici in continua evoluzione.
In un mondo sempre più interconnesso, nessuno è immune all’effetto domino di queste scelte. L’onda d’urto si è propagata rapidamente: le borse internazionali sono crollate, bruciando in poche ore miliardi di valore. Una reazione che molti si aspettavano: il protezionismo era stato annunciato chiaramente nel programma elettorale di Trump. Gli americani, stanchi della globalizzazione e affascinati da un nuovo sogno di rinascita economica nazionale, gli hanno dato fiducia. Ora, però, è tempo di bilanci.

Secondo le analisi degli economisti più quotati, le ricadute di questa politica potrebbero non essere vantaggiose nemmeno per gli Stati Uniti. I dazi, infatti, finiscono per colpire soprattutto i consumatori, che si trovano costretti a pagare di più per gli stessi beni. Prendiamo il caso del Made in Italy: se il consumatore americano deciderà di rinunciare al Barolo, al Brunello o all’Aglianico per ripiegare su vini californiani, sarà l’Italia a soffrire, perdendo quote di mercato preziose. Ma se, come è probabile, non vorrà rinunciare alla qualità e all’eccellenza italiana, allora il prezzo dei dazi ricadrà su di lui, che pagherà il prodotto rincarato.
Il protezionismo, dunque, si rivela un’arma a doppio taglio. E la domanda resta aperta: chi pagherà davvero il conto? L’Europa, l’Italia, i produttori? O gli stessi cittadini americani?
Una cosa è certa: la Storia sembra non averci insegnato nulla. Dopo decenni di apertura, cooperazione e crescita condivisa, il ritorno al nazionalismo economico rischia di isolare l’America e di far vacillare quell’equilibrio mondiale costruito con tanta fatica nel dopoguerra. Oggi, quell’America che una volta difendeva i ponti ora rischia di innalzare muri. E il prezzo lo pagheremo tutti