SANREMO E LA RIVOLUZIONE DEL MERCATO DISCOGRAFICO: UN’ ONDATA DI SUCCESSO TRA STREAMING E NUOVE PROSPETTIVE DI LAVORO


SANREMO, SIMBOLO INDISCUSSO DELLA MUSICA ITALIANA, HA SAPUTO ADATTARSI ALLE TRASFORMAZIONI DEL MERCATO DISCOGRAFICO, DIVENENDO UN ACCELERATORE DI ASCOLTI DIGITALI GRAZIE AL BOOM DELLO STREAMING. CON L’AUMENTO DELLE OPPORTUNITÀ DI LAVORO, IL FESTIVAL SI CONFERMA CENTRALE, MA LE SFIDE LEGATE ALLA REGOLAMENTAZIONE DEL SETTORE MUSICALE RICHIEDONO L’ADOZIONE DI NUOVE NORME, COME QUELLE DISCUSSE DALLA Co.N.A.P.I  NAZIONALE, PER GARANTIRE MAGGIORE STABILITÀ E TUTELA PER I LAVORATORI DEL SETTORE.

Il Festival di Sanremo non è solo un evento musicale, ma un fenomeno culturale e commerciale che negli ultimi anni ha ridefinito il mercato discografico italiano. Con il boom dello streaming e l’aumento degli ascolti, la manifestazione ha assunto un ruolo centrale nella promozione della musica italiana, dando un impulso decisivo all’industria musicale. Allo stesso tempo, la trasformazione del settore pone nuove sfide in termini di regolamentazione del lavoro, come evidenziato dai recenti incontri della Co.N.A.P.I Nazionale a Roma, dove si è discusso della necessità di un contratto collettivo innovativo per il comparto musicale e dello spettacolo.
Negli ultimi cinque anni, il Festival di Sanremo ha dimostrato di essere un acceleratore straordinario per gli ascolti digitali. Se un tempo il successo di una canzone si misurava con le vendite dei CD o con i passaggi radiofonici, oggi le piattaforme di streaming come Spotify, Apple Music e YouTube sono diventate il vero termometro del gradimento del pubblico.
Basti pensare che, nell’ultima edizione, molte delle canzoni in gara hanno raggiunto milioni di ascolti in pochi giorni, entrando immediatamente nelle classifiche globali di Spotify. Questo trend si è consolidato anno dopo anno, a dimostrazione di come Sanremo sia ormai una vetrina imprescindibile per gli artisti, dai giovani emergenti ai grandi nomi della musica italiana.

Oltre ai numeri in streaming, il Festival ha avuto un impatto positivo anche sulle vendite dei vinili e dei CD, che, sebbene in calo rispetto al passato, hanno registrato picchi di acquisto proprio nei giorni successivi alla kermesse. L’effetto Sanremo si riflette anche sulle visualizzazioni su YouTube, con videoclip che in pochi giorni raggiungono cifre record.
L’effetto trainante del Festival si estende ben oltre la settimana di gara. La manifestazione funge da volano per tutto il settore musicale, con ricadute positive anche per l’industria dei concerti, delle radio e delle trasmissioni televisive.
Uno degli elementi chiave del successo è la capacità di Sanremo di intercettare le nuove tendenze musicali. Negli ultimi anni, il Festival ha dato spazio a generi come il rap, l’indie e l’urban, avvicinando un pubblico più giovane e contribuendo a rendere il mercato discografico italiano più dinamico e variegato.
I dati confermano questo fenomeno: le canzoni sanremesi dominano le classifiche per mesi, generando milioni di interazioni sui social e mantenendo viva l’attenzione del pubblico. Questa esposizione prolungata permette agli artisti di consolidare il proprio brand e aumentare il proprio valore commerciale, sia in termini di vendite che di opportunità lavorative, come collaborazioni, contratti discografici e partecipazioni a festival internazionali.
L’evoluzione del mercato musicale e dello spettacolo ha portato alla luce una problematica fondamentale: la mancanza di un contratto collettivo nazionale di lavoro specifico per il settore.

Di recente, la Co.N.A.P.I Nazionale ha organizzato una serie di incontri presso la sede di via Nazionale a Roma, coinvolgendo i principali esponenti dell’industria discografica per discutere la creazione di una federazione nazionale che raggruppi le aziende italiane attive nel mondo della musica e dello spettacolo. L’obiettivo è rispondere a un’esigenza sempre più sentita: una regolamentazione chiara e innovativa che tuteli sia le aziende che i lavoratori del settore.
Negli ultimi anni, il mondo dello spettacolo ha subito una trasformazione radicale:
• La crescita esponenziale dello streaming ha cambiato le dinamiche economiche del settore, influenzando anche il lavoro degli artisti e dei professionisti della musica.
• Il settore live ha subito profonde modifiche, con nuove modalità di fruizione degli eventi (concerti in streaming, esperienze digitali immersive, biglietti NFT).
• La precarietà lavorativa è diventata una questione centrale: molti professionisti dello spettacolo lavorano senza garanzie contrattuali adeguate, nonostante il boom dell’industria musicale.

Per queste ragioni, la creazione di un contratto collettivo nazionale è vista come un passo fondamentale per stabilire regole più chiare e offrire maggiore stabilità a chi opera nel settore. Un accordo innovativo potrebbe prevedere:
• Nuove forme di tutela per artisti, tecnici e operatori dello spettacolo
• Definizione di compensi adeguati per le nuove modalità di fruizione musicale
• Maggiori garanzie contrattuali per chi lavora nel mondo dello streaming e dei contenuti digitali
Sanremo si conferma ogni anno non solo come un evento musicale, ma come un punto di riferimento per l’intero settore discografico italiano. La sua capacità di trainare l’industria musicale, di influenzare le tendenze di ascolto e di valorizzare nuovi talenti lo rende un asset strategico per il mercato musicale.
Tuttavia, l’evoluzione del settore impone una rivisitazione delle regole del mercato del lavoro, per garantire una maggiore sostenibilità economica sia per le aziende che per i lavoratori. Il confronto avviato dalla Co.N.A.P.I  Nazionale rappresenta un primo passo in questa direzione, con l’obiettivo di creare un ecosistema musicale più equo, trasparente e innovativo.
Se Sanremo ha saputo adattarsi ai cambiamenti del mercato musicale, ora è il momento che anche il settore dello spettacolo trovi nuove soluzioni per affrontare il futuro con maggiore sicurezza e stabilità.

IL SETTORE DEL TURISMO IN ITALIA OFFRE GARANZIE AL MONDO DEL LAVORO IN VARI AMBITI.


A FARLA DA PADRONE L’ENOGASTRONOMIA E I PERCORSI STORICO ARTISTICO E PAESAGGISTICO. IN CRESCITA I LAVORI STAGIONALI.

Il turismo in Italia rappresenta uno dei settori trainanti dell’economia nazionale, grazie alla straordinaria ricchezza storica, culturale, artistica e paesaggistica del paese. Molti gli aspetti di questo ambito che riguardano il Patrimonio Culturale e Artistico come le tantissime Città d’Arte e Siti UNESCO. L’Italia, infatti, ospita città di fama mondiale come Roma, Firenze, Venezia e Napoli, ognuna con monumenti, musei e siti storici di rilevanza globale. Molti di questi luoghi sono stati riconosciuti dall’UNESCO per il loro valore culturale e artistico. Non meno importanti sono le tradizioni e i Festival: tradizioni locali, le feste storiche e i festival culturali che offrono ai visitatori esperienze uniche e autentiche, che vanno dalla rievocazione storica a celebrazioni enogastronomiche. Le bellezze Naturali e Paesaggi Diversificati che creano possibilità di rafforzare anche l’aspetto economico partendo dalle coste e mare, in quantom la penisola italiana, con le sue coste frastagliate, le isole (come la Sicilia, la Sardegna e Capri) e il Mar Mediterraneo, offre paesaggi marini mozzafiato, per non parlare delle montagne e de laghi: Le Alpi e gli Appennini offrono numerose opportunità per gli amanti degli sport invernali e delle attività outdoor. I laghi, come il Lago di Garda, il Lago Maggiore e il Lago di Como, rappresentano mete ideali per il turismo naturalistico e di relax intorno a cui si sviluppa un’economia profonda. A farla da padrone è la gastronomia ed enoturismo. La cucina italiana è celebre in tutto il mondo. I tour enogastronomici permettono di scoprire le specialità regionali, la tradizione culinaria e la produzione locale di vini, come l’enoturismo, dove le regioni vinicole, come la Toscana, il Piemonte, il Veneto e la Sicilia, attraggono appassionati di vino che vogliono visitare cantine, partecipare a degustazioni e conoscere le tecniche di produzione. Poi abbiamo il cosiddetto Turismo Sostenibile e Innovazioni, la sostenibilità ambientale.

Negli ultimi anni, l’Italia ha puntato sempre più sulla promozione di un turismo sostenibile, che rispetti l’ambiente e le comunità locali. Iniziative di turismo rurale e agriturismi sono in crescita, valorizzando la cultura locale e le produzioni a chilometro zero. In questo panorama che arricchisce la nostra economia, si inserisce anche la digitalizzazione e l’innovazione. Le piattaforme online e le applicazioni digitali migliorano l’esperienza turistica, facilitando prenotazioni, itinerari personalizzati e la scoperta di attrazioni meno conosciute. Per quanto riguarda l’impatto economico e le sfide che ne derivano, l’importanza economica del turismo è fondamentale per l’economia italiana, generando occupazione in numerosi settori, dall’ospitalità alla ristorazione, dai trasporti alle attività culturali. Alcune destinazioni, in particolare le grandi città e i siti storici più famosi, devono affrontare il problema dell’eccesso di visitatori, che può mettere a rischio il patrimonio e la qualità della vita dei residenti. La gestione sostenibile del flusso turistico rappresenta una priorità per le amministrazioni locali. In definitiva,il turismo in Italia contitive, i Bedca delle opportunità e alcuni dati rilevanti tratti dalle statistiche ISTAT, mostrano che vi è una grande opportunità di Lavoro nel Turismo attraverso l’accoglienza e l’ospitalità come gli Hotel e strutture ricettive, i Bed & Breakfast e agriturismi, ristorazione ed enogastronomia che danno lavoro a camerieri, cuochi e sommelier, soprattutto in località con forte attrattiva turistica, a guide specializzate, responsabili delle degustazioni e organizzatori di itinerari enogastronomici nelle regioni vinicole. In sintesi, il turismo in Italia non solo rappresenta una risorsa culturale e paesaggistica di inestimabile valore, ma costituisce anche un settore dinamico in grado di offrire una vasta gamma di opportunità lavorative, confermate dai dati Istat e strutture ricettive, i Bed & Breakfast e agriturismi, ristorazione ed enogastronomia che danno lavoro a camerieri, cuochi e sommelier, soprattutto in località con forte attrattiva turistica, a guide specializzate, responsabili delle degustazioni e organizzatori di itinerari enogastronomici nelle regioni vinicole.

Anche le guide turistiche e operatori culturali sono ormai professionisti in grado di valorizzare il patrimonio artistico, storico e culturale delle città e dei siti UNESCO. In sintesi, il turismo in Italia non solo rappresenta una risorsa culturale e paesaggistica di inestimabile valore, ma costituisce anche un settore dinamico in grado di offrire una vasta gamma di opportunità lavorative, confermate dai dati Istata gestione delle prenotazioni. In sintesi, il turismo in Italia non solo rappresenta una risorsa culturale e paesaggistica di inestimabile valore, ma costituisce anche un settore dinamico in grado di offrire una vasta gamma di opportunità lavorative, confermate dai dati Istatesaggistica di inestimabile valore, ma costituisce anche un settore dinamico in grado di offrire una vasta gamma di opportunità lavorative, confermate dai dati Istatffrire una vasta gamma di opportunità lavorative, confermate dai dati Istat dati degli anni precedenti hanno mostrato che il settore turistico contribuisce per una quota importante al PIL nazionale e genera un ampio indotto occupazionale. Occupazione Diretta: prima della crisi legata alla pandemia, si stimava che il numero di occupati direttamente nel settore turistico oscillasse tra 1,2 e 1,4 milioni con un indotto delle attività che se collegate a trasporti, commercio, artigianato etc, si raggiunge un numero significativamente superiore, superando i 3 milioni di occupazioni. Con il recupero Post-Pandemia,i dati ISTAT evidenziano una graduale ripresa delle attività turistiche con segnali di crescita sia nell’afflusso dei visitatori che nell’occupazione, grazie anche a politiche di sostegno a livello nazionale e regionale. Le regioni con una forte vocazione turistica (come Lazio, Toscana, Veneto, Sicilia e Campania) mostrano, storicamente, il maggior numero di opportunità di lavoro, sia stabili che stagionali, con una particolare attenzione alle aree urbane e a quelle di forte interesse paesaggistico e culturale. Ma anche in quest’ambito la Formazione e Specializzazione, restano prioritarie. Infatti il mercato del lavoro nel turismo richiede competenze specifichee la formazione professionale (corsi per sommelier, guide turistiche, gestione alberghiera, digital marketing, ecc.) rappresenta un elemento chiave per accedere a queste opportunità. In sintesi, il turismo in Italia non solo rappresenta una risorsa culturale e paesaggistica di inestimabile valore, ma costituisce anche un settore dinamico in grado di offrire una vasta gamma di opportunità lavorative, confermate dai dati Istat.

SAN VALENTINO: TRA AMORE E BUSINESS


SAN VALENTINO, TRA CELEBRAZIONE DELL’AMORE E SPIRITO COMMERCIALE, È UNA GIORNATA CHE DIVIDE. MENTRE MOLTI LO VIVONO COME UN MOMENTO ROMANTICO, ALTRI LO VEDONO SOLO COME UNA FESTA PER FARE AFFARI, CON UN GIRO D’AFFARI CHE QUEST’ANNO TOCCHERÀ 1,9 MILIARDI DI EURO, COINVOLGENDO GRANDI E PICCOLI COMMERCIANTI.

San Valentino, la festa degli innamorati, divide le opinioni. Se da un lato nasce per celebrare l’amore, solo 3 persone su 10 la considerano davvero tale. Per il resto, è un evento commerciale, un’occasione per fare regali, cenare fuori e partecipare a un mercato che, quest’anno, genererà un fatturato stimato in 1,9 miliardi di euro.
Dopo il periodo dei saldi invernali, questa ricorrenza rappresenta un’iniezione di liquidità fondamentale per il settore retail. Dalle grandi catene ai piccoli negozi di prossimità, tutti si preparano con vetrine allestite a tema, campagne promozionali e offerte speciali.

San Valentino diventa così un’opportunità di vendita importante anche per i commercianti locali, che vedono in questa giornata un’occasione per incrementare i loro guadagni.
In fondo, non c’è nulla di male: bene per i sentimenti, altrettanto bene per il commercio. Per chi crede nell’amore romantico, il 14 febbraio resta un giorno speciale. Per chi lo vede solo come un’occasione di business, è comunque un evento che porta benefici economici tangibili.
E così, tra cuori, cioccolatini e regali, San Valentino continua a essere un appuntamento immancabile, sia per il cuore che per il portafoglio.

LA VITA E LA MORTE E’ FINANZIATA DAL SSN


DALLA FECONDAZIONE ASSISTITA PER LE DONNE OLTRE I 40 ANNI FINO ALL’EUTANASIA, L’INTERVENTO DELLO STATO SI ESTENDE SU ENTRAMBE LE ESTREMITÀ DELL’ ESISTENZA. MA LA VERA SFIDA È COMPRENDERE PERCHÉ SI INTERVIENE SULLE CONSEGUENZE SENZA AFFRONTARE LE CAUSE SOCIALI ED ECONOMICHE CHE LIMITANO LA NATALITÀ.

In Italia, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si fa carico di due aspetti cruciali dell’esistenza umana: la nascita e la morte. Da un lato, con l’ultima normativa sulla procreazione medicalmente assistita, le donne non più naturalmente fertili per ragioni anagrafiche possono accedere alla fecondazione assistita con copertura pubblica. Dall’altro, la Regione Toscana ha recentemente approvato una legge che permette il finanziamento dell’eutanasia con fondi pubblici.
Due misure che, per quanto opposte, seguono una stessa logica: lo Stato interviene laddove la natura non arriva più. Se il corpo non è più in grado di generare una vita, la scienza offre un’alternativa.

Se la vita diventa insostenibile, la società offre un’uscita regolamentata. Nulla da eccepire sul principio, ma la vera domanda è un’altra: perché lo Stato finanzia le conseguenze senza intervenire sulle cause?
L’Italia è un paese dove i giovani raggiungono l’indipendenza economica sempre più tardi, spesso oltre i 40 anni. Questo è il vero freno alla natalità. Non è solo una questione biologica: le donne rimandano la maternità perché non possono permettersi di avere figli prima. Così, quando il tempo biologico si esaurisce, interviene la scienza, con costi a carico del SSN.

Se lo Stato si impegna a garantire la possibilità di diventare genitori anche dopo la fertilità naturale, perché non investire prima, creando condizioni economiche che permettano alle persone di fare figli in età giovanile, come natura vorrebbe?
La soluzione non può limitarsi a interventi di tipo medico. È necessaria una politica sociale che favorisca l’indipendenza economica dei giovani entro i 30 anni. E qui entrano in gioco i sindacati, che possono fare da ponte tra Stato e società, promuovendo una politica contrattuale più inclusiva per le nuove generazioni.
La Confederazione Nazionale Conapi si è già espressa su questa necessità e intende impegnarsi attivamente per sostenere una politica sindacale che renda i giovani autonomi economicamente prima dei 40 anni.

Questo significa promuovere contratti più stabili, salari adeguati e un accesso al mondo del lavoro che non costringa a decenni di precarietà.
Sostenere la natalità attraverso la fecondazione assistita e garantire il diritto a una morte dignitosa sono temi su cui il dibattito morale è aperto. Ma il vero punto è che queste misure restano soluzioni a posteriori.
Forse, prima di finanziare la scienza per risolvere i problemi creati dal sistema sociale ed economico, bisognerebbe cambiare quel sistema stesso. E su questo, più che la medicina, dovrebbero intervenire la politica e il mondo del lavoro.

IL SETTORE VITIVINICOLO FONTE DI LAVORO PER LE AZIENDE IN TUTTA EUROPA. IN ESPANSIONE PRODUZIONE E CANTINE CON NOVE FIGURE LAVORATIVE E SOSTENIBILTA’ BIOLOGICA.


IL CENTRO STUDI E RICERCHE DI Co.N.A.P.I. NAZIONALE PROMUOVE LA SOSTENIBILITA’ DEL CAMPO PRODUTTIVO ENOLOGICO.

Il settore vitivinicolo è un’importante fonte di lavoro, soprattutto in paesi con una forte tradizione enologica come l’Italia, la Francia e la Spagna. Offre opportunità in diverse aree, tra cui: agricoltura e viticoltura: lavori nei vigneti, come la potatura, la vendemmia e la gestione delle piante. Produzione e cantina: enologi, cantinieri e addetti alla fermentazione e affinamento del vino, logistica e distribuzione: trasporto e stoccaggio dei prodotti, gestione della catena di approvvigionamento, poi ancora marketing e commercio: export manager, sommelier, venditori e agenti di commercio nel settore vinicolo e per finire turismo e ospitalità: enoturismo, visite in cantina, organizzazione di degustazioni ed eventi. Il settore è in continua evoluzione grazie alla crescente domanda di vini di qualità e al turismo enogastronomico. E’ un settore in continua espansione, tanto che in molte regioni si cercano figure specifiche per migliorare il settore come ad esempio nel Lazio dove sono disponibili diverse opportunità di lavoro proprio in questo ambito. Un’enoteca a Roma cerca personale con passione per i vini, preferibilmente con diploma di sommelier e esperienza nella vendita diretta. Le responsabilità includono la gestione dei prodotti, organizzazione di degustazioni e gestione delle spedizioni, poi ancora si cercano figure come personale di sala con richiesta di attenzione ai dettagli e la conoscenza del settore vitivinicolo costituisce un titolo preferenziale. Anche gli addetti esperti alla potatura per la gestione stagionale delle viti. Un’altra figura che si sta sempre più affermando è quella del cantiniere vitivinicolo con esperienza pregressa in ambito agricolo. Si tratta di un ambito che, proprio per la sua espansione, ha avuto bisogno di essere regolamentato attraverso una normativa vitivinicola, che non è altre che un insieme di leggi e regolamenti che disciplinano la produzione, la commercializzazione e la tutela dei vini.

In Italia e in Europa, le principali norme di riferimento sono per quella Europea il Regolamento che regolamenta l’Organizzazione Comune del Mercato (OCM) vitivinicolo, regolando la produzione, l’etichettatura, la certificazione e i sistemi di qualità (DOP e IGP), il Regolamento (UE) n. 1169/2011 che stabilisce le norme sull’etichettatura degli alimenti, incluso il vino, il Regolamento (UE) n. 2019/934 che regola le pratiche enologiche consentite e i limiti dei componenti nel vino. Mentre per la Normativa Italiana si prevede il Testo Unico del Vino (Legge n. 238/2016) che raccoglie in un unico documento le principali disposizioni sulla produzione, denominazioni di origine, controlli e sanzioni. I Decreti Ministeriali che regolano aspetti specifici, come i disciplinari di produzione dei vini DOCG, DOC e IGT, poi ci sono le norme sulle accise e sulla tracciabilità che disciplinano la fiscalità e il sistema dei registri di cantina per garantire la trasparenza del settore. I temi principali della normativa riguardano la denominazioni di origine (DOP, IGP, DOCG, DOC, IGT) e relativi disciplinari, l’etichettatura (indicazioni obbligatorie come gradazione alcolica, allergeni, provenienza), le pratiche enologiche (additivi, processi di vinificazione, limiti di solfiti), i controlli e sanzioni (frode alimentare, falsificazione di denominazioni)ed infine la sostenibilità e viticoltura biologica (regolamenti per la certificazione dei vini biologici e biodinamici). Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, va sottolineato come la sostenibilità e la vitivicoltura biologica, rappresentano due approcci sempre più integrati nel settore vitivinicolo, finalizzati non solo a preservare l’ambiente, ma anche a garantire una buona produzione di vino di alta qualità e a lungo termine come ad esempio l’adozione di concimi organici che contribuiscono a migliorare la struttura del suolo, la sua capacità di trattenere l’acqua e la biodiversità microbica. Poi ancora si tiene conto di particolari tecniche quali la coltivazione a copertura e la riduzione della lavorazione del terreno che aiutano a prevenire l’erosione, mantenendo il suolo fertile e sano.

Ma si guarda anche alla riduzione dell’uso di sostanze chimiche come pesticidi e fertilizzanti affidandosi a soluzioni piu’ naturali e alla lotta integrata per il controllo di parassiti e malattie. Tra i metodi naturali di controllo ci sono l’impiego di insetti utili o preparati naturali per il mantenimento dell’equilibrio ecologico, mentre per la protezione della biodiversità abbiamo gli Habitat Naturali vale a dire la creazione di aree a favore della fauna e della flora autoctone all’interno e intorno ai vigneti che favorisce l’arrivo di insetti predatori dei parassiti e supporta l’ecosistema locale, per le diversità delle Colture si ha l’integrazione di colture diverse o la coltivazione di varietà di uva autoctone che contribuisce a rafforzare la resilienza dell’intero sistema agricolo. Per quanto riguarda le ⁠certificazioni e la normativa abbiamo le Certificazioni Biologiche con cui i produttori che adottano pratiche biologiche devono conformarsi alle normative europee e nazionali, ottenendo certificazioni come il marchio “Eurobiologico” che garantiscono il rispetto dei criteri di produzione sostenibile. Anche il Centro Studi e Ricerche della Co.N.A.P.I. Nazionale, è impegnato a promuovere uno sviluppo sostenibile della viticoltura e dell’enoturismo, raccogliendo dati cruciali per comprendere le sfide e le opportunità del settore. L’obiettivo è esplorare il legame tra viticoltura, tradizione, territorio e biodiversità, risorse fondamentali per costruire un futuro inclusivo, competitivo e sostenibile.

Alcuni produttori scelgono un approccio ancora più olistico, adottando i principi della biodinamica (certificazione Demeter), che includono pratiche agronomiche specifiche e un calendario basato su ritmi naturali. Per gli ⁠aspetti economici e sociali, va sottolineato il valore aggiunto sul Mercato, cioèi vini prodotti con metodi sostenibili e biologici spesso godono di un riconoscimento maggiore da parte dei consumatori, che apprezzano la trasparenza e il rispetto per l’ambiente. Da tenere conto anche del benessere dei lavoratori, in quanto la riduzione dell’uso di sostanze chimiche non solo tutela l’ambiente, ma migliora anche la salute e la sicurezza dei lavoratori, creando un modello di produzione etico e responsabile. Il settore tiene conto ⁠dell’ ⁠innovazione tecnologica e del futuro attraverso le ricerche agronomiche che stanno contribuendo a perfezionare le tecniche di viticoltura biologica, permettendo una gestione più precisa dei vigneti e l’adozione di pratiche sempre più sostenibili. In ultimo bisogna tenere conto anche dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Infatti le pratiche sostenibili aiutano anche ad affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici, migliorando la resilienza dei vigneti attraverso una gestione attenta delle risorse e dell’ecosistema. In sintesi, la sostenibilità in viticoltura biologica non è solo una risposta alle esigenze ambientali odierne, ma rappresenta un’opportunità per innovare e creare un modello produttivo che rispetta il territorio, valorizza la biodiversità e risponde alle aspettative di un mercato sempre più attento alle tematiche ambientali e sociali.

Co.N.A.P.I. NAZIONALE PROMUOVE L’ECONOMIA CIRCOLARE.


UN’OPPORTUNITÀ STRATEGICA PER LE IMPRESE ITALIANE. CON INIZIATIVE CONCRETE CHE SPAZIANO DAL RICICLO ALLA SOSTENIBILITÀ, L’ECONOMIA CIRCOLARE NON SOLO FAVORISCE L’AMBIENTE, MA OFFRE ANCHE VANTAGGI ECONOMICI SIGNIFICATIVI, STIMANDO UN RISPARMIO DI OLTRE 16 MILIARDI DI EURO.

Il panorama dell’economia circolare in Italia sta vivendo una trasformazione significativa, con circa il 50% delle aziende italiane che hanno intrapreso iniziative concrete in questa direzione, soprattutto nel Nord del Paese. Le pratiche più diffuse includono il riciclo dei materiali e l’adozione di strategie per estendere la durata dei prodotti, riducendo così la necessità di nuove risorse e contribuendo alla sostenibilità ambientale.

Questi sforzi non solo portano benefici ecologici, ma anche vantaggi economici rilevanti, con un risparmio stimato di oltre 16 miliardi di euro. Questo dimostra come l’economia circolare non sia solo una scelta etica, ma anche una strategia economica vantaggiosa, in grado di rafforzare la competitività delle imprese, in particolare delle PMI (Piccole e Medie Imprese), che rappresentano il cuore del tessuto produttivo italiano.

A sostegno di questo processo, la Confederazione Co.N.A.P.I. sta promuovendo una serie di eventi informativi destinati alle aziende.

Questi incontri sono pensati per approfondire i benefici dell’economia circolare e fornire strumenti pratici alle imprese per integrare queste pratiche nei loro modelli di business.

L’adozione di una cultura del riciclo e della sostenibilità è particolarmente cruciale in un Paese come l’Italia, che dipende dalle importazioni per il 48% delle sue materie prime. Ridurre questa dipendenza attraverso il recupero e il riutilizzo dei materiali non solo contribuisce a una maggiore autonomia, ma diminuisce anche la produzione di nuovi rifiuti, rendendo l’economia più resiliente e sostenibile.

In sintesi, l’economia circolare rappresenta una grande opportunità per le aziende italiane, sia in termini di risparmio economico che di sostenibilità ambientale. Le iniziative come quelle promosse da Co.N.A.P.I. sono fondamentali per diffondere conoscenze e stimolare un cambiamento strutturale nel modo in cui le imprese operano e si relazionano con l’ambiente.

FEDEZ E SANREMO 2025. POSSIBILE STRATEGIA PER AUMENTARE GLI ASCOLTI


FEDEZ PROTAGONISTA A SANREMO 2025: TRA STRATEGIE MEDIATICHE, POLEMICHE E NUOVI BRANI. IL RAPPER PUNTA A CONQUISTARE IL PUBBLICO GIOVANE CON LA SUA PRESENZA, TRA GOSSIP, CANZONI NUOVE E ANTICIPAZIONI CHE POTREBBERO ALZARE GLI ASCOLTI DEL FESTIVAL.

Il 75° Festival di Sanremo 2025 che andrà in onda oggi 11 febbraio alle 20.40 su Rai1 e dove per cinque serate di seguito vedremo il Teatro Ariston trasformarsi nel palcoscenico più osservato d’Italia, ha creato molta attesa , discussioni e hype tra gli adulti ma soprattutto tra i giovani. Tra i 29 partecipanti in gara ( non più 30 a causa del ritiro di Emis Killa) , il nome che più genera mormorio è sicuramente quello di Fedez. Conosciamo benissimo la storia di Fedez e Chiara Ferragni, ma ciò di cui alcuni non sono ancora a conoscenza riguarda la famosa puntata del podcast “ #Falsissimo “ di Fabrizio Corona secondo il quale qualche settimana fa, andando contro il suo amico Fedez, ha raccontato tutta la verità sulla loro storia e su una figura femminile sempre presente nella vita di Fedez anche durante il giorno del loro matrimonio. Le voci sul rapper non sono belle e limpide che al contrario si ritrova criticato da una stragrande maggioranza di pubblico per il comportamento avuto non solo come uomo di famiglia ma anche come cantante poco professionale (ricordiamo la sua entrata durante il Festival di Sanremo 2024). Dunque non escludiamo ad oggi che Fedez sia stato scelto per Sanremo anche con l’obiettivo di attrarre una grande audience.

La sua popolarità e la sua capacità di generare attenzione sui social media sono fattori che fanno di lui una figura strategica per un evento come il Festival di Sanremo, che ha una forte componente di visibilità. La sua partecipazione è un modo per raggiungere un pubblico vasto, in particolare tra i giovani, che potrebbe essere più incline a seguire l’evento grazie alla sua presenza. Il mondo dello spettacolo, e in particolare Sanremo, ha una lunga tradizione di sfruttare eventi, gossip e scandali per attrarre l’attenzione e mantenere l’interesse del pubblico.
In effetti, i media e le voci che circolano intorno a situazioni come quella di Fedez e Corona potrebbero far parte di un gioco di anticipazione che aumenta il coinvolgimento del pubblico. Tuttavia, senza prove concrete, è difficile dire se tutto questo sia stato organizzato appositamente con l’intento di creare un “colpo mediatico” in vista di Sanremo, ma l’ipotesi non è del tutto irragionevole.
La sua nuova canzone dal titolo “Battito”, come molte delle sue, promette di portare con sé un mix di emozioni, riflessioni e anche di impegno sociale, caratterizzando ulteriormente il suo stile.

Sarà interessante vedere come il pubblico reagirà al brano e se il cantante continua ad avere dalla sua parte, nonostante tutto, anche solo una parte dei fan che possedeva prima.
Non indifferenti i vari gossip tra Achille Lauro, concorrente in gara e la Ferragni. Inoltre voci di corridoio dicono che è probabile che Chiara Ferragni seguirà da vicino il Festival di Sanremo, sia in qualità di ospite che come spettatrice. Nel 2024, Chiara è stata co-conduttrice al fianco di Amadeus per la serata finale, quindi potrebbe esserci una sua partecipazione anche nel 2025, magari in un ruolo simile. La sua presenza al festival, anche se non ufficiale, attirerebbe sicuramente molta attenzione mediatica.
Altro tema principale di questo Festival che vede come protagonista Fedez riguarda la cover della canzone “Bella Stronza” che canterà con Marco Masini durante la quarta puntata. Il motivo delle polemiche riguardano il fatto che il testo originale del brano del 1995 non sarebbe adeguato a questi tempi e che quindi sarebbe stato modificato.

Lo stesso Masini è intervenuto con una nota su Instagram spiegando che ciò che avverrà sul palco non sarà niente di tutto ciò , se non l’unione tra parti del testo originale con le nuove strofe scritte da Federico per l’occasione generando alla fine un nuovo racconto. Ciò ha lasciato pensare che si tratti di una dedica per Chiara, ma in realtà pare sia stato scritto pensando alla depressione dal quale l’artista è uscito qualche anno fa.
Il Festival di Sanremo è uno degli eventi televisivi più seguiti in Italia e, ogni anno, raggiunge ascolti molto elevati. Di solito, l’evento attira più di 10 milioni di spettatori complessivi durante la settimana, con punte di oltre 12 milioni per la serata finale. Gli ascolti possono variare a seconda degli ospiti, degli artisti in gara e dei temi trattati nelle varie serate.
Nel 2024 ha avuto una media di circa 9-10 milioni di spettatori per le serate principali. Ma varie statistiche prevedono che gli ascolti quest’anno possano essere molto più alti rispetto alle edizioni precedenti.
Non dimenticare di accendere la televisione sederti comodo: lo spettacolo inizierà a breve!

ESSERE RICCHI SFONDATI: FELICITA’ O ILLUSIONE?


ESSERE RICCHI SFONDATI NON È SEMPRE LA CHIAVE DELLA FELICITÀ. I GRANDI MAGNATI MODERNI, COME BUFFETT E GATES, DIMOSTRANO CHE UNA RICCHEZZA MODERATA, CONDIVISA CON SAGGEZZA, PUÒ OFFRIRE OPPORTUNITÀ SENZA SOFFOCARE LA CRESCITA PERSONALE.

Essere ricchi sfondati è, da sempre, il sogno di molti. L’idea di vivere senza preoccupazioni economiche, concedersi ogni lusso immaginabile e non dover mai più lavorare sembra la ricetta perfetta per una vita felice. Ma è davvero così? La realtà, secondo la saggezza di molti dei più grandi magnati del nostro tempo, è molto più complessa.

Negli ultimi anni, alcuni dei miliardari più noti al mondo hanno scelto di rivedere completamente il concetto di ricchezza e di eredità. Nonostante abbiano accumulato fortune inimmaginabili, molti di loro hanno deciso di non lasciare ai propri figli la totalità del patrimonio. Al contrario, hanno optato per destinare solo una piccola parte – spesso non più del 5% – agli eredi, devolvendo il resto in beneficenza. Una decisione che potrebbe sembrare sorprendente o addirittura crudele, ma che, a ben vedere, nasconde una profonda riflessione sul significato della ricchezza e della felicità.

Avere molto denaro, contrariamente a quanto si possa pensare, non garantisce automaticamente una vita felice e appagante. Molti ricchi sostengono che l’abbondanza economica può togliere il desiderio e la motivazione di realizzarsi. Se tutto è già a portata di mano, dove sta la spinta a mettersi in gioco, a lottare per i propri sogni, a costruire qualcosa di proprio?

La ricchezza ereditaria può trasformarsi in una gabbia dorata. I figli di famiglie estremamente facoltose rischiano di crescere senza sviluppare il senso del valore del denaro, del sacrificio e del successo personale. Invece di sentirsi liberi, possono trovarsi schiacciati dal peso delle aspettative o, peggio ancora, annoiati e disillusi, incapaci di trovare una direzione nella vita. In questo senso, lasciare troppi soldi può diventare un modo, paradossalmente, per rubare il futuro ai propri figli.

Non è un caso che molti dei più ricchi al mondo abbiano fatto scelte radicali in tal senso. Figure come Warren Buffett e Bill Gates sono noti per aver pubblicamente dichiarato che lasceranno solo una piccola parte delle loro immense fortune ai figli, destinando il resto a cause filantropiche attraverso iniziative come il Giving Pledge. Questa decisione non nasce da freddezza o mancanza di amore verso la famiglia, ma dalla convinzione che la vera eredità non si misura in denaro, bensì in valori, educazione e opportunità di crescita personale.

Buffett, ad esempio, ha affermato: “Voglio lasciare ai miei figli abbastanza perché possano fare qualsiasi cosa, ma non così tanto da non dover fare nulla.” Un concetto che ribalta l’idea tradizionale di eredità: il denaro deve essere uno strumento, non un fine.

Alla luce di queste riflessioni, emerge un concetto chiave: essere ricchi quanto basta. Avere abbastanza da vivere serenamente, senza eccessi, può essere la vera formula della felicità. Il denaro, quando usato con saggezza, può offrire libertà e sicurezza, ma non può comprare la realizzazione personale, le relazioni autentiche o la soddisfazione di aver raggiunto un obiettivo con le proprie forze.

Insegnare ai propri figli il valore del lavoro, dell’impegno e della resilienza è forse il regalo più grande che un genitore possa fare. In questo modo, la ricchezza non diventa un fardello, ma un’opportunità per costruire il proprio percorso.

Il mito della ricchezza sfrenata come sinonimo di felicità sta lentamente cedendo il passo a una visione più equilibrata e consapevole del denaro. Non si tratta di demonizzare la ricchezza, ma di comprendere che la felicità non si misura in zeri sul conto in banca. I grandi imprenditori e filantropi del nostro tempo ci insegnano che lasciare troppo denaro ai propri figli può essere più un danno che un beneficio.

La vera eredità è quella che permette di vivere una vita piena, ricca di significato, costruita sulle proprie passioni e competenze. E forse, alla fine, la saggezza sta proprio qui: essere ricchi quanto basta, per sé e per gli altri.

IL LAVORO SPORTIVO NUOVA OPPORTUNITA’ PER I GIOVANI DOPO LA RIFORMA NELL’AMBITO SPORTIVO REALIZZATO DAL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI E IL MINISTERO PER LO SPORT


LA RIFORMA DEL LAVORO SPORTIVO, PROMOSSA DAI MINISTERI DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI E PER LO SPORT, INTRODUCE NUOVE TIPOLOGIE CONTRATTUALI E TUTELE PER ATLETI E PROFESSIONISTI DEL SETTORE, REGOLANDO CON MAGGIORE PRECISIONE ANCHE IL TRATTAMENTO FISCALE E PREVIDENZIALE. UN PASSO IMPORTANTE PER VALORIZZARE IL COMPARTO SPORTIVO E CREARE OPPORTUNITÀ PER GIOVANI E VOLONTARI.

Definizioni, ambiti di applicazione, tutele previste, adempimenti obbligatori questi i punti cardine della riforma del lavoro sportivo sono riassunti nel documento realizzato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero per lo Sport e i giovani per accompagnare l’applicazione delle nove norme alla luce del correttivo al decreto legislativo n.36/2021 e nel quale si fornisce l’identikit del “lavoratore sportivo”, che è indipendente dalla natura professionistica o dilettantistica dell’attività svolta, e si chiariscono le tipologie contrattuali utilizzabili, con le relative disposizioni in materia di controlli sanitari e di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Il lavoro subordinato in ambito sportivo acquisisce una disciplina che tiene in conto le specificità del comparto, in deroga alla disciplina ordinaria. Inoltre le prestazioni sportive dei volontari hanno una disciplina specifica che aiuta a tenere separato l’àmbito del rapporto di lavoro da quello veramente personale, spontaneo e gratuito del volontariato.

I volontari non sono lavoratori sportivi. Si disciplina il trattamento pensionistico e sono inserite delle tutele ad hoc per l’assicurazione contro gli infortuni. Si interviene sul trattamento tributario dei contratti in ambito sportivo, con un trattamento agevolato soprattutto nel dilettantismo, per il quale sono previste agevolazioni anche per soggetti che non sono lavoratori sportivi e prestano, in forza di contratti di collaborazione coordinata e continuativa, attività di carattere amministrativo-gestionale a favore di Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate, Enti di promozione sportiva, anche paralimpici, riconosciuti dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) o dal CIP. Dal primo luglio scorso la revisione della disciplina dei rapporti di lavoro in ambito sportivo è infatti entrata definitivamente in vigore, raggruppando in un quadro unitario le regole applicabili, in modo organico e sistematico. Valorizzata nel nostro Paese, anche per merito della bravura dei nostri atleti che si distinguono spesso nelle competizioni internazionali, la pratica sportiva viene considerata una disciplina educativa e sociale, fattore di arricchimento dell’individuo, di prevenzione della salute, di miglioramento della qualità di vita e di responsabilizzazione della società civile. Secondo gli ultimi dati presentati a luglio 2022 dal CONI, nella Federazione sportiva nazionale sono rappresentati oltre 13 milioni e 113 mila persone tesserate e 115.469 Associazioni/Società sportive dilettantistiche iscritte al Registro del CONI.

Sono numeri rilevanti nonostante il settore abbia certamente risentito dell’emergenza sanitaria da COVID-19. Tali dati vengono confermati dal Rapporto Istat che fotografa il comparto dichiarando che in Italia oltre 20 milioni di persone praticano uno o più sport con continuità (24,4 per cento) o almeno saltuariamente (9,8 per cento) con andamenti crescenti nel tempo, che dipendono dall’età, dal genere e dal livello d’istruzione.
Per questo motivo, il correttivo apportato alla riforma del lavoro sportivo, pubblicato in Gazzetta pochi giorni fa, ha destato molto interesse, poiché coinvolge le migliaia di associazioni sportive dilettantistiche, nonché le società sportive che sono diffuse capillarmente su tutto il territorio nazionale. Come abbiamo sottolineato e riassumendo brevemente la Riforma dopo che il lavoro sportivo in Italia ha subito importanti cambiamenti notevoli con appunto la riforma dello sport (D.Lgs. 36/2021), grazie all’introduzione delle nuove regole per l’assunzione di lavoratori nel settore, possiamo dire che esistono diverse tipologie di Lavoro Sportivo con Possibilità di Assunzione come: Lavoro Subordinato (Contratto di Dipendenza) che riguarda figure come allenatori, preparatori atletici, dirigenti sportivi e in alcuni casi anche atleti professionisti. Lavoratori con stipendio fisso, contributi previdenziali e tutele come ferie e malattia. Obbligatorio per compensi sopra i 18.000€ annui (per dilettanti) che spettano per collaborazione coordinata e continuativa (Co.co.co.).

Per la forma di lavoro flessibile, usata per istruttori, tecnici e atleti dilettanti, non c’è un vincolo di orario rigido, ma è previsto il versamento dei contributi, applicabile se il compenso annuo è inferiore ai 18.000€. Per il lavoro Autonomo o Partita IVA rientrano i personal trainer, consulenti sportivi, fisioterapisti e altri professionisti che operano senza vincolo di subordinazione. E’ necessaria la Partita IVA e gestione autonoma delle tasse e dei contributi. Inoltre il contratto di apprendistato sportivo è invece dedicato ai giovani atleti tra 15 e 23 anni, per permettere loro di allenarsi e studiare/lavorare contemporaneamente. Tra le categorie che possono essere assunte, ci sono gli atleti (professionisti e dilettanti con compenso stabile), gli allenatori e istruttori sportivi, i dirigenti e staff tecnico (medici, fisioterapisti, preparatori atletici) ed il personale amministrativo delle società sportive. Anche la formazione è fondamentale nel campo del lavoro sportivo, sia per gli atleti che per gli allenatori. Sviluppa competenze professionali, tecniche appropriate, capacità decisionali e gestione delle squadre, ma è essenziale per garantire allenamenti fisici sicuri, prevenire infortuni e rispettare gli aspetti legali del settore. In Italia, la formazione è cruciale per rispettare le normative e per avere accesso a opportunità lavorative valide. La professionalità e la formazione continue sono determinanti per un corretto sviluppo nell’ambito sportivo, perché una formazione adeguata è spesso necessaria per accedere a ruoli nel settore sportivo.

IL SELF-CONTROL: LA QUALITA’ FONDAMENTALE PER OGNI IMPRENDITORE DI SUCCESSO


IL SELF-CONTROL È LA QUALITÀ FONDAMENTALE CHE DISTINGUE UN IMPRENDITORE DI SUCCESSO. IN UN MONDO FATTO DI INCERTEZZE E SFIDE QUOTIDIANE, LA CAPACITÀ DI MANTENERE LA CALMA E LA LUCIDITÀ SOTTO PRESSIONE DIVENTA LA CHIAVE PER SUPERARE GLI OSTACOLI E TRASFORMARLI IN OPPORTUNITÀ DI CRESCITA.

Nel vasto e complesso mondo dell’imprenditoria, molte sono le qualità richieste a chi decide di intraprendere il cammino della gestione aziendale: visione strategica, capacità di leadership, competenze tecniche e organizzative. Tuttavia, tra tutte queste, una risalta come la più cruciale e spesso sottovalutata: il self-control.

La capacità di mantenere il controllo di sé, soprattutto nelle situazioni di crisi o incertezza, è il vero pilastro su cui si fonda la solidità di un imprenditore. Gestire un’azienda significa inevitabilmente confrontarsi con l’imponderabile. Gli imprevisti non solo sono una possibilità, ma rappresentano una costante che, per quanto si possa ridurre con l’esperienza e la pianificazione, non può mai essere completamente eliminata.

C’è chi sostiene che l’imprenditorialità sia una dote innata e chi invece ritiene che possa essere acquisita con il tempo. La verità sta probabilmente nel mezzo. Alcuni tratti caratteriali possono facilitare il percorso, ma è innegabile che l’esperienza, unita alla formazione e alla capacità di apprendere dai propri errori, giochi un ruolo fondamentale nel plasmare un imprenditore di successo.

Tuttavia, il self-control non è qualcosa che si acquisisce automaticamente. È una disciplina, un esercizio costante che richiede consapevolezza e determinazione. Ogni evento inaspettato è un banco di prova: la reazione emotiva immediata è naturale, ma l’imprenditore deve imparare a mettere da parte l’istinto e a far prevalere la razionalità.

Quando si verifica un evento improvviso che minaccia la stabilità o addirittura l’esistenza dell’azienda, la responsabilità ricade inevitabilmente sul vertice. È in questi momenti che l’imprenditore si ritrova a dover prendere decisioni critiche, spesso in solitudine. Questo senso di isolamento può essere schiacciante, ma è fondamentale non lasciarsi sopraffare.

La tentazione di cedere all’ira o di cercare colpevoli è forte, ma inefficace. Non è il momento per rivendicazioni o sfoghi emotivi. La priorità è analizzare la situazione con freddezza, facendo leva sull’esperienza accumulata e sulla capacità di valutare ogni opzione con lucidità. Il self-control diventa quindi la bussola che guida attraverso la tempesta, permettendo di mantenere la rotta anche quando tutto sembra crollare.

Affrontare un imprevisto con calma e determinazione non solo consente di risolvere la situazione nel migliore dei modi, ma rafforza anche la fiducia in sé stessi e nella propria capacità decisionale. Ogni crisi superata diventa un tassello in più nel mosaico dell’esperienza imprenditoriale, rendendo l’imprenditore più forte e preparato per le sfide future.

E, quasi come per magia, passo dopo passo, problema dopo problema, la situazione si risolve. Non c’è nulla di soprannaturale in questo processo: è il frutto della combinazione tra preparazione, esperienza e, soprattutto, self-control. Ritrovandosi dall’altra parte della crisi, l’imprenditore non solo avrà salvaguardato l’azienda, ma avrà anche accresciuto la propria resilienza e quella del team.

Il mestiere dell’imprenditore è un viaggio costellato di sfide e incertezze. L’imprevedibilità degli eventi è una realtà con cui bisogna convivere. Tuttavia, la capacità di gestire queste situazioni con calma e lucidità fa la differenza tra chi subisce le difficoltà e chi le trasforma in opportunità di crescita.

Il self-control non è semplicemente una qualità utile, ma una necessità imprescindibile per chiunque voglia guidare un’azienda verso il successo. È la chiave che permette di affrontare ogni tempesta con la sicurezza di poterla superare, sapendo che, alla fine, ogni esperienza sarà un mattone in più nella costruzione di un futuro più solido e consapevole.