LA PROROGA DEL CREDITO D’IMPOSTA PER LE ZES NEL 2025 E’ UN INTERVENTO STRATEGICO

La proroga del credito d’imposta per le Zone Economiche Speciali (ZES) nel 2025 rappresenta un intervento strategico mirato a sostenere le imprese agricole, forestali, della pesca e dell’acquacoltura operanti nelle aree del Mezzogiorno. La misura consente di agevolare investimenti effettuati tra il 1° gennaio e il 15 novembre 2025, supportando l’acquisto di macchinari, impianti, attrezzature e immobili strumentali, con una copertura fino al 50% delle spese ammissibili e un importo minimo di investimento fissato a 50.000 euro. Gli incentivi sono finalizzati anche a promuovere l’adozione di tecnologie innovative e sostenibili, come l’agricoltura di precisione, la gestione delle risorse idriche e l’uso di fonti rinnovabili.

Gli investimenti agevolati devono essere comunicati all’Agenzia delle entrate in due fasi: entro il 30 maggio 2025 per dichiarare le spese previste e entro il 2 dicembre 2025 per le spese effettivamente sostenute. La misura è destinata a rafforzare il tessuto produttivo locale, creare nuovi posti di lavoro qualificati e incentivare pratiche agricole più sostenibili, ma presenta anche criticità. Le tempistiche di comunicazione e la necessità di utilizzare un software dedicato possono rappresentare ostacoli per le piccole imprese, che spesso non dispongono di risorse tecniche o amministrative sufficienti. Inoltre, l’esclusione delle imprese attive nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli limita il potenziale impatto sull’intera filiera agroalimentare.

La capacità delle imprese di beneficiare del credito d’imposta dipende anche dalle difficoltà strutturali del settore agricolo, come l’accesso limitato al credito e la stagionalità dei ricavi. Le banche, spesso restie a finanziare le imprese agricole, potrebbero rappresentare un ulteriore ostacolo all’utilizzo delle agevolazioni. Nonostante ciò, l’introduzione di incentivi diretti nelle ZES rappresenta un’opportunità concreta per le imprese di migliorare la propria competitività, non solo a livello nazionale ma anche sui mercati internazionali. Tuttavia, è fondamentale garantire un adeguato supporto alle aziende, semplificando le procedure e offrendo assistenza tecnica per l’accesso al beneficio.

La misura avrà un impatto positivo anche sul piano sociale e ambientale. La creazione di nuovi posti di lavoro e il rafforzamento delle economie locali contribuiranno a ridurre le disuguaglianze territoriali, mentre l’adozione di tecnologie sostenibili favorirà la transizione ecologica del settore agricolo. Per massimizzare l’efficacia del credito d’imposta, è necessario affrontare alcune sfide operative. Tra queste, la necessità di rendere più accessibili gli incentivi, ampliare il perimetro dei beneficiari e creare sinergie con istituti bancari per facilitare l’accesso a finanziamenti ponte.
La proroga del credito d’imposta per le ZES è un segnale positivo per il settore agricolo, ma richiede interventi complementari per garantire che le imprese possano sfruttare appieno le opportunità offerte. Accompagnare il comparto agricolo nel processo di innovazione e sostenibilità è essenziale per costruire un futuro più competitivo, prospero e rispettoso dell’ambiente.

PARTE CON IL NUOVO ANNO IL BONUS ELETTRODOMESTICI CON LO SCOPO DI INCENTIVARE GLI ACQUISTI

Il Bonus Elettrodomestici 2025 è un’iniziativa della manovra economica volta a incentivare l’acquisto di grandi elettrodomestici di elevata efficienza energetica prodotti in Europa, con contestuale sostituzione di apparecchi meno performanti. Questo strumento si propone di coniugare la tutela ambientale con il sostegno economico alle famiglie e il rilancio dell’industria europea.
Il bonus prevede un contributo fino al 30% del costo d’acquisto, con un limite massimo di 100 euro per elettrodomestico, incrementato a 200 euro per famiglie con un ISEE inferiore a 25.000 euro. Ciascun nucleo familiare può accedere all’incentivo per un solo elettrodomestico. La misura, valida per il 2025, mira a ridurre i consumi energetici e a incentivare la produzione interna, sostenendo al contempo le famiglie in un contesto economico complesso.
L’obiettivo principale è alleviare il peso economico dell’acquisto di elettrodomestici di fascia alta, con un supporto maggiore per le famiglie a basso reddito, riducendo al contempo i consumi energetici e le emissioni di CO₂ attraverso la sostituzione di apparecchi meno performanti.

La misura tutela promuove l’industria europea, rafforzando il mercato interno e creando opportunità per i produttori locali. Favorisce un modello di consumo più sostenibile, coerente con la transizione ecologica e il Green Deal europeo, garantendo equità sociale e aumentando la capacità di spesa delle famiglie più vulnerabili.
Nonostante le sue potenzialità, la possibilità di richiedere il bonus per un solo elettrodomestico per nucleo familiare potrebbe ridurne l’impatto, soprattutto per chi ha esigenze più ampie. La dotazione iniziale di 50 milioni di euro potrebbe non essere sufficiente a soddisfare la domanda prevista, e la necessità di un decreto attuativo potrebbe ritardare l’accesso ai fondi. Inoltre, il vincolo geografico sui prodotti realizzati in Europa potrebbe restringere la scelta dei consumatori, influendo sui prezzi. Il successo della misura dipenderà dalla definizione tempestiva dei criteri operativi e dalla capacità di adattare i fondi alla domanda effettiva.
Il beneficio atteso include un risparmio diretto per le famiglie sul costo degli elettrodomestici e uno indiretto sui consumi energetici, mentre l’industria europea potrebbe vedere un incremento della domanda per prodotti efficienti. A livello ambientale, si prevede una riduzione dell’impronta energetica del settore residenziale. Il decreto attuativo, previsto entro 60 giorni, definirà in dettaglio le modalità di erogazione e le condizioni di accesso, consentendo l’operatività del bonus. La misura rappresenta un passo significativo verso un modello di sviluppo più sostenibile e inclusivo, bilanciando obiettivi economici, ambientali e sociali.

E´ STATO PUBBLICATO ONLINE IL DECRETO PER IL TERZO SETTORE A CUI VANNO OLTRE 35 MILIONI DI EURO CON L´ ATTO DI INDIRIZZO 2024. IL SOSTEGNO FINANZIARIO COINVOLGERA´ 10 REGIONI ITALIANE COMPRESE LE PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO

ll Decreto del 19 luglio scorso 2024, pubblicato online, ha stabilito le direttive per l’anno 2024 riguardanti l’uso del Fondo previsto dagli articoli 72 e 73 del codice. Questo Fondo è destinato a finanziare progetti e attività di rilevanza sociale promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni che operano nel Terzo Settore. Il decreto stabilisce che il sostegno finanziario per il 2024 sarà orientato verso iniziative di rilevanza nazionale che coinvolgano almeno 10 regioni italiane, comprese le province autonome di Trento e Bolzano. Ogni progetto deve garantire sinergie tra i vari enti partecipanti e non potrà ricevere un finanziamento ministeriale superiore al 50% del costo totale. La restante parte deve essere coperta dai proponenti, che possono includere risorse provenienti da terzi. Gli obiettivi principali del finanziamento includono la promozione di iniziative che contribuiscano allo sviluppo sostenibile e al welfare territoriale, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti a livello internazionale.

Il Decreto pone particolare attenzione all’importanza della trasparenza, della cooperazione tra enti e dello sviluppo di progetti che rispondano a esigenze sociali e ambientali. Si tratta dei fondi destinati al finanziamento di progetti e di attività di interesse generale e di altre risorse finanziarie specificamente destinate al sostegno degli enti del Terzo settore. Lo stanziamento ammonta a 35.600.000 euro per l’Atto di indirizzo 2024 relativo al Fondo per il finanziamento di progetti e di attività di interesse generale nel Terzo Settore e dalle altre risorse finanziarie specificamente destinate al sostegno degli Ets. Le risorse destinate alle attività degli enti del Terzo settore sono così ripartite: iniziative e progetti di rilevanza nazionale: 25.270.000 euro, con una linea di finanziamento pari a 2.500.000 euro destinata all’Intelligenza Artificiale, contributi per acquisto di autoambulanze, autoveicoli per attività sanitarie e beni strumentali: 7.750.000 euro, contributo annuo agli enti associativi privatizzati, escluse le associazioni combattentistiche e patriottiche: 2.580.000 euro. Le iniziative e i progetti di rilevanza nazionale, in particolare, dovranno prevedere lo svolgimento di attività in almeno dieci Regioni, con un finanziamento ministeriale complessivo che non potrà essere inferiore a 250.000 euro e superiore ai 600.000 euro.

Anche quest’anno gli obiettivi e le principali aree di intervento in base ai quali gli enti del terzo settore potranno essere finanziati e/o presentare proposte progettuali per lo svolgimento delle attività di interesse generale, fanno riferimento all’Agenda Onu 2030. Dunque la quota di finanziamento ministeriale non potrà superare l’ottanta per cento del costo totale del progetto approvato, qualora esso sia presentato e realizzato da associazioni di promozione sociale o da organizzazioni di volontariato. La restante quota parte del costo complessivo approvato, pari almeno al 20% in caso di associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato e almeno al 50% in caso di fondazioni del terzo settore, sarà a carico dei soggetti proponenti, i quali potranno avvalersi anche di eventuali risorse finanziarie messe a disposizione da soggetti terzi. In ogni caso il cofinanziamento deve consistere in risorse finanziarie a carico del proponente e degli eventuali terzi. Anche quest’anno gli obiettivi e le principali aree di intervento in base ai quali gli enti del terzo settore potranno essere finanziati e/o presentare proposte progettuali per lo svolgimento delle attività di interesse generale, fanno riferimento all’Agenda Onu 2030. Il bando di assegnazione dei fondi stanziati dal Decreto n. 122/2024, pubblicato nel mese di settembre, ha previsto 40 giorni di tempo per presentare le istanze progettuali al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali attraverso l’apposita piattaforma che sarà on linee esclusivamente nel periodo individuato dal bando per l’assegnazione dei fondi. Ad oggi sono pervenute moltissime domande e si prevede un allungamento.

CONSULENTI DEL LAVORO E NOVITÀ SUL NUOVO DISEGNO DI LEGGE IN MERITO AI RAPPORTI LAVORATIVI

La circolare n. 8 del 2024 della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro analizza le novità introdotte dal recente disegno di legge in materia di cessazione del rapporto lavorativo per comportamenti taciti. La normativa si concentra sui casi in cui un dipendente si assenti ingiustificatamente dal lavoro per un periodo prolungato, superando i limiti stabiliti dal contratto collettivo nazionale o, in assenza di tali previsioni, oltre quindici giorni consecutivi. In queste circostanze, l’azienda ha l’obbligo di notificare formalmente la situazione alla sede territoriale dell’Ispettorato competente, utilizzando strumenti digitali come la posta certificata, e di procedere alla risoluzione del contratto per volontà implicita del lavoratore. Questo strumento mira a prevenire abusi del sistema delle dimissioni obbligatorie, spesso utilizzato in modo improprio per accedere a prestazioni come la NASpI, pur in presenza di comportamenti che non dimostrano una chiara intenzione di abbandonare il posto.

Secondo la Fondazione, la norma pone l’accento sulla necessità di valutare con obiettività la condotta del dipendente, considerando solo atteggiamenti che non lascino dubbi sulla volontà di interrompere la collaborazione. Sebbene la verifica dell’Ispettorato non sia obbligatoria, la circolare evidenzia l’importanza di stabilire criteri omogenei e linee guida operative per individuare i casi più significativi e agevolare la gestione delle segnalazioni. Un punto critico riguarda l’assenza di indicazioni sui tempi entro cui l’Ispettorato debba intervenire, elemento che potrebbe generare incertezza tanto per il datore di lavoro quanto per il dipendente. Parallelamente, si evidenzia l’urgenza di prevedere procedure che garantiscano al lavoratore la possibilità di giustificare eventuali assenze dovute a circostanze imprevedibili o a responsabilità dell’azienda stessa.

L’invio della comunicazione all’Ispettorato consente all’azienda di considerare chiuso il rapporto lavorativo senza attendere un pronunciamento specifico, purché il riferimento normativo sia chiaramente indicato. La Fondazione raccomanda l’elaborazione di modelli di notifica standardizzati e di un processo di valutazione rapido e trasparente. Anche se il provvedimento rappresenta un passo avanti per arginare comportamenti scorretti, restano aperte alcune questioni operative che necessitano di chiarimenti.

Un ulteriore aspetto da considerare riguarda la frammentazione introdotta dai contratti collettivi nazionali, che non sempre forniscono una disciplina omogenea per affrontare le assenze ingiustificate. La differenziazione tra i vari CCNL rende complessa l’applicazione uniforme della norma, creando potenziali disparità tra settori e lavoratori. Alcuni contratti collettivi prevedono termini precisi e dettagliati per gestire tali situazioni, mentre altri risultano vaghi o non contemplano affatto casistiche di questo tipo, lasciando al datore di lavoro ampi margini di discrezionalità. Questa variabilità non aiuta a garantire chiarezza procedurale né tutela uniforme per le parti coinvolte, aumentando il rischio di contenziosi e interpretazioni contrastanti. Sarebbe auspicabile un intervento normativo o regolamentare che definisca criteri minimi standard validi per tutti i rapporti di lavoro, riducendo così le incertezze legate alla diversità dei contratti collettivi e assicurando un’applicazione più equa della disciplina delle dimissioni per fatti concludenti.

SICUREZZA SUL LAVORO,PARTE DA LECCE IL GRIDO D’ALLARME PER I NUMEROSI INCIDENTI PORTANDO L’OSSERVATORIO A RIUNIRSI D’URGENZA : IN CRESCITA NUMERO DI INCIDENTI MORTALI E MALATTIE PROFESSIONALI . IL MODELLO LECCE DA ESEMPIO PER TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE.

L’Ispettorato territoriale del lavoro, nel corso del 2024, ha triplicato le attività registrando mille e 70 accessi in tema di vigilanza ordinaria e mille accessi in materia di vigilanza tecnica, grazie anche ai nuovi funzionari entrati in servizio lo scorso anno. Si susseguono incontri e dibattiti tra le parti sociali, il governo e le prefetture alla luce dei recenti, tragici incidenti sui luoghi di lavoro. A Lecce si è riunito con urgenza l’osservatorio provinciale sul tema, alla presenza dei vertici provinciali degli organismi di vigilanza, nonché della Provincia di Lecce e delle associazioni datoriali e organizzazioni sindacali. Dall’incontro è emersa la volontà di porre con urgenza rimedio a tale problematica in quanto si è preso atto che, nonostante l’impegno corale finalizzato ad assicurare le condizioni di sicurezza negli ambienti di lavoro, i dati statistici non risultano confortanti: 15 gli incidenti mortali nel corso del 2024, nonché un aumento di oltre il 35 percento di denunce per malattie professionali (mille e 481), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (mille e 92).

È stata così condivisa una prima bozza di rinnovo del “Protocollo d’intesa già in atto dal 22 maggio, per il rafforzamento della sicurezza sui luoghi di lavoro nella provincia di Lecce” che sarà implementata con il contributo di tutti gli attori istituzionali e delle parti sociali, con l’obiettivo di dare ulteriore impulso alle iniziative territoriali di formazione che sia da esempio per tutto il territorio Nazionale. Inoltre, in un’ottica di maggiore prevenzione del fenomeno, le aziende saranno sensibilizzate all’adozione di sistemi di rilevazione dei mancati infortuni, affinché vengano attivate misure preventive per impedire il ripetersi degli eventi.
Saranno poi valorizzate le buone prassi già sperimentate sul territorio, come quella del Progetto bollino sicurezza cantieri nel settore edile e si valuterà il concreto impatto che l’operatività della cosiddetta patente a punti o a crediti produrrà nelle dinamiche del locale settore edile. Con riferimento ai settori connotati da elevate condizioni di rischio come l’agricoltura e l’edilizia, si procederà a sensibilizzare gli enti locali per assicurare il rispetto dell’ordinanza “anti calore” del presidente della giunta regionale, che sarà verificato anche dagli organismi di vigilanza e che sia da esempio per tutto il territorio Nazionale, in quanto la collaborazione assicurata da tutte le aziende presenti sul territorio italiano, deve servire a garantire un fronte avanzato di tutela e promozione della cultura della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, con l’ invito ai lavoratori impiegati nei diversi settori produttivi, con particolare riferimento a quelli ritenuti a maggior rischio di infortuni, a denunciare e a segnalare ogni situazione critica.

Sul tema particolarmente delicato che richiede un’attenzione particolare, il Presidente di Co.N.A.P.I. Nazionale, Basilio Minichiello è intervenuto in piu’ occasioni esprimendo piena solidarietà a tutte le Istituzioni che pongono in essere normative che possano garantire una svolta significativa per tutto quanto riguarda la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. “Di fronte al preoccupante aumento degli incidenti sul lavoro-afferma Minichiello-ribadisco con forza la necessità di un maggiore impegno connotato da concretezza e condiviso da parte di tutte le istituzioni preposte e dal partenariato economico e sociale, a cominciare dall’inserimento di quelle misure attenzionali specifiche per i settori più a rischio come edilizia e agricoltura e a tutto ciò che attiene la prevenzione mirata a contrastare la diffusione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro”. E’ importante continuare a lavorare perchè le sinergie tra aziende, lavoratori ed Istituzioni diventino un motore indispensabile per fare da argine alla lunga scia di sangue sul lavoro e alle tragiche morti bianche. “Bisogna continuare ad insistere e persistere, bisogna fare gioco di squadra con le istituzioni aprendo una linea di attenzione alla bilateralità, che deve essere considerata uno strumento prezioso per la formazione e informazione sui temi della salute e della sicurezza” conclude il Presidente Minichiello.

OBBLIGATORIO IL CIN PER TUTTE LE STRUTTURE TURISTICHE-RICETTIVE, PER GLI ALBERGHI E LOCAZIONI BREVI

Dal 12 dicembre 2024, il Codice Identificativo Nazionale (CIN) diventa obbligatorio per tutte le strutture turistico-ricettive, incluse quelle alberghiere, extra-alberghiere e per le locazioni brevi, a partire dal 1° gennaio 2025. Il CIN dovrà essere richiesto attraverso la piattaforma BDSR del Ministero del Turismo utilizzando SPID o CIE e dovrà essere esposto obbligatoriamente all’esterno della struttura e negli annunci. Per le strutture che hanno segnalato “struttura non trovata” e per cui siano trascorsi almeno 30 giorni dalla richiesta, sarà possibile ottenere il rilascio automatico del codice accedendo alla piattaforma.
Il termine originario per la richiesta del CIN, fissato al 2 novembre 2024, è stato prorogato al 1° gennaio 2025. La normativa interessa anche le locazioni brevi, ossia contratti di locazione a uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni, incluse sublocazioni e locazioni di singole stanze, anche con servizi accessori come biancheria, pulizia o Wi-Fi. Per la cedolare secca, dal 2024 si applica un’aliquota del 26% per più unità immobiliari, ridotta al 21% se l’opzione riguarda una sola unità per ciascun periodo d’imposta.
Gli intermediari immobiliari devono comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati relativi ai contratti conclusi entro il 30 giugno dell’anno successivo e trattenere una ritenuta del 21% sul canone, effettuando il relativo versamento. Dal 2 gennaio 2025, saranno previste sanzioni per la mancata richiesta del CIN, che variano da 800 a 8.000 euro, e per la mancata esposizione del codice, con multe da 500 a 5.000 euro.

FASHION NEUROSIS – IL PODCAST DI BELLA FREUD TRA PSICOANALISI E MODA

Se il mondo della moda e quello della psicoanalisi fino a qualche tempo fa potevano essere considerati distinti e separati, oggi Bella Freud, figlia del celebre pittore Lucian Freud e pronipote di Sigmund Freud, ha assolutamente smentito questa teoria in seguito al suo podcast intitolato “Fashion Neurosis”. Bella Freud è una stilista britannica di grande talento, nota per il suo lavoro distintivo nel mondo della moda. Il suo patrimonio familiare , sia artistico che intellettuale, ha influenzato profondamente il suo stile e la sua visione creativa. Negli anni ’90 fonda il suo marchio omonimo, guadagnandosi rapidamente una reputazione per i suoi maglioni iconici e le collezioni che mescolano influenze artistiche, culturali e storiche. Alcuni dei suoi design più famosi includono maglioni con scritte come “1970”, “Ginsberg is God” e “Je t’aime Jane”, che richiamano l’epoca della controcultura, il mondo letterario e icone pop.
Nel podcast la stilista esplora il legame tra il mondo della psicoanalisi e della moda. Il progetto intende esaminare come gli aspetti psicologici influenzano il nostro modo di vestire, oltre a come la moda, a sua volta, possa riflettere desideri inconsci, identità e dinamiche culturali. Attraverso il podcast, Bella Freud offre una prospettiva unica sulla relazione tra psiche e stile, attingendo sia alle teorie psicoanalitiche di suo nonno, Sigmund Freud, sia alla sua esperienza nel mondo della moda. Riflette l’attenzione su come la moda contribuisca a costruire la nostra identità e come i desideri e le pulsioni psicologiche emergano attraverso l’abbigliamento. Gli episodi sono anche un’opportunità per riflettere sul modo in cui la moda può fungere da “specchio” della società, rivelando tendenze, dinamiche culturali e cambiamenti psicologici collettivi.

Nelle puntate vengono invitati ospiti provenienti da vari ambiti, tra cui moda, arte, sport e letteratura, per discutere del rapporto tra stile e identità. Freud , nei panni di psicoterapeuta, rompe il ghiaccio ponendo una serie di domande agli ospiti, sdraiati sul divano (in riferimento alla psicoanalisi) , sul significato degli abiti , fino ad arrivare a temi più ampi come amore, cultura, ansia e politica. In questo modo si viene a creare un’atmosfera intima che favorisce conversazioni personali e profonde, rivelando il lato emotivo e simbolico della moda. Nell’episodio del podcast “Fashion Neurosis” in cui Bella Freud intervista Kate Moss, una delle supermodelle più iconiche e influenti del mondo, le due esplorano il rapporto di Kate con la moda, la sua carriera iconica e il significato degli abiti nella sua vita. La conversazione si sviluppa in modo intimo e rilassato, toccando temi come la vulnerabilità, i momenti di trasformazione personale e il ruolo della moda come forma di espressione. L’episodio rivela lati più personali e meno noti della supermodella, offrendo un ritratto profondo del suo mondo interiore attraverso il prisma dello stile. “Quando ho iniziato a fare foto in topless ero molto consapevole del fatto che ho un neo sul mio seno destro. E lo odiavo cosi tanto. Piangevo. Non volevo mai mostrarlo, non volevo mai fare le foto in topless. Sapevo che dovevo superarlo perché il fotografo mi diceva : -se non lo fai, non ti sceglierò per il prossimo lavoro-. Quindi dovevo superarlo. E poi ho pensato che come modella non puoi essere troppo insicura” afferma Kate Moss durante l’intervista con Freud.
Con Fashion Neurodis, Bella Freud porta avanti un dialogo interessante tra il mondo della psicoanalisi e quello della moda, portando l’ascoltatore a riflettere su come questi due universi apparentemente separati siano, in realtà, profondamente intrecciati.

NATALE, 5 LAVORI PIU’ RICHIESTI DURANTE LE FESTE. LE AZIENDE FANNO FATICA A TROVARE MANODOPERA. OCCASIONE DA NON PERDERE.

La ricerca di un impiego è un percorso che richiede costanza, flessibilità e una buona dose di adattabilità. Chi si affaccia al mondo del lavoro o chi cerca di cambiarlo deve spesso confrontarsi con un mercato in continua evoluzione, dove competenze e capacità sono valutate in modo sempre più dinamico. In questo contesto, l’importanza di avere una chiara strategia di ricerca assume un peso cruciale. I canali di reclutamento si sono moltiplicati, con piattaforme online, eventi di settore e strumenti di matching algoritmico che guidano i candidati verso opportunità spesso poco visibili. La ricerca di lavoro non riguarda soltanto l’individuo, ma coinvolge l’intero ecosistema economico e sociale. Tuttavia, il punto chiave resta la preparazione: essere pronti a cogliere le opportunità al momento giusto è ciò che fa spesso la differenza. Con la crescente domanda di nuove competenze digitali e capacità specifiche, molti candidati trovano il modo di reinventarsi, arricchendo il proprio bagaglio professionale. In alcuni settori, l’evoluzione del mercato del lavoro risponde alle esigenze stagionali e, in questo contesto, i periodi di maggiore attività possono offrire chances uniche per inserirsi stabilmente nel tessuto lavorativo.

Le festività natalizie sono da sempre un periodo cruciale per il mercato del lavoro, in quanto i consumi e le attività produttive raggiungono il loro picco annuale. Il settore del commercio, del turismo e della ristorazione subiscono un’impennata nelle richieste di personale, sia per rispondere alle esigenze del pubblico sia per mantenere alta la qualità del servizio offerto. Nel periodo natalizio, le imprese cercano di ottimizzare la propria forza lavoro per rispondere alle esigenze di un pubblico che si riversa nei negozi e nei punti di ristoro. Figure come magazzinieri, addetti alle vendite, camerieri e chef sono tra i profili più ricercati. Parallelamente, si è osservato un aumento delle richieste anche per le professioni legate alla logistica e al trasporto. Tra le professioni più richieste durante il periodo natalizio figurano non solo le posizioni tradizionali, come gli addetti alle vendite e i camerieri, ma anche ruoli legati alla digitalizzazione, come i social media manager.

Questo ampio spettro di opportunità dimostra quanto il mercato stia cambiando, offrendo sbocchi sia nei settori più tradizionali che in quelli emergenti. La disponibilità delle tredicesime, pari a 50 miliardi di euro per lavoratori e pensionati, ha inciso significativamente sulle previsioni di spesa per il Natale, raggiungendo circa 8 miliardi di euro per i regali. Questa spinta economica, combinata con le assunzioni stagionali, mette in luce come il mercato del lavoro e l’economia siano strettamente legati. Il settore food&beverage e la produzione agroindustriale, soprattutto panifici e pasticcerie, sono in cerca di aiuto panettieri e pasticceri industriali per far fronte all’elevato fabbisogno di dolci natalizi. Aumenta anche la richiesta di magazzinieri, mulettisti e operatori dei trasporti, necessari per gestire il maggiore flusso di merci che caratterizza questo periodo. La grande distribuzione e il settore retail cercano allestitori, commessi e addetti ai reparti per rispondere ai picchi di consumo. Si stanno promuovendo anche progetti per avvicinare giovani e aziende e favorire l’inserimento lavorativo, rispondendo alle richieste di competenze specifiche nei periodi di alta stagione. Le agenzie per il lavoro accreditate presso l’albo del Ministero del Lavoro stanno raccogliendo candidature in tutta Italia.

AVELLINO E PROVINCIA: MANCANZA DI MANODOPERA NEL SETTORE AGRICOLO A CAUSA DELLO SPOPOLAMENTO DELLE AREE INTERNE.

Lavoro agricolo e mancanza di manodopera: un’opportunità per la provincia di Avellino
La provincia di Avellino, caratterizzata da paesaggi rurali e una lunga tradizione agricola, si trova ad affrontare una sfida sempre più pressante: la mancanza di manodopera nel settore agricolo. Questo problema è strettamente legato allo spopolamento delle aree interne, che negli ultimi decenni ha visto una fuga di giovani e una conseguente riduzione della forza lavoro disponibile. Per garantire la sostenibilità dell’agricoltura locale, è fondamentale adottare strategie innovative che includano l’integrazione sociale, la semplificazione burocratica e nuove forme di organizzazione nel lavoro agricolo.
Inclusione sociale e manodopera straniera
Un elemento cruciale per affrontare la carenza di manodopera è l’inclusione di lavoratori stranieri. La provincia di Avellino, come molte altre zone rurali italiane, ha un potenziale significativo per accogliere e integrare persone provenienti da altri paesi. Tuttavia, è necessario rimuovere gli ostacoli che spesso rendono complesso l’accesso al mercato del lavoro per gli stranieri, come le procedure lente e complicate per il rilascio dei permessi di soggiorno.

Facilitare queste pratiche non è solo un atto di giustizia sociale, ma rappresenta una strategia pragmatica per sostenere l’economia agricola locale. La creazione di sportelli dedicati e l’assistenza nelle pratiche burocratiche potrebbero incentivare la regolarizzazione e l’inserimento lavorativo di queste persone, migliorando al contempo la coesione sociale del territorio.

Cooperative agricole: un modello vincente

Un’altra soluzione efficace per affrontare la carenza di manodopera è l’adozione di forme aggregative come le società cooperative. Questi modelli organizzativi consentono di ottimizzare le risorse, migliorare l’efficienza e garantire una maggiore stabilità occupazionale. Le cooperative possono fornire servizi integrati agli agricoltori, come la gestione della manodopera, la formazione professionale e il supporto logistico, riducendo i costi e migliorando la qualità del lavoro.
Inoltre, le cooperative possono essere un veicolo per l’inclusione sociale, poiché permettono di coinvolgere lavoratori stranieri in un ambiente strutturato e regolamentato. Attraverso percorsi di formazione e assistenza, è possibile garantire che questi lavoratori acquisiscano le competenze necessarie per operare nel settore agricolo in modo efficiente e sicuro.

Nuove norme e opportunità per il settore agricolo

Un ulteriore strumento per sostenere il lavoro agricolo è rappresentato dalle nuove norme che regolano le attività di fornitura dei servizi in agricoltura. Questo fenomeno, in crescita anche nella provincia di Avellino, offre una possibilità di integrazione al reddito per molti operatori. Tuttavia, è fondamentale che queste attività siano svolte nel rispetto delle normative vigenti e senza distorsioni che penalizzino il settore.

Ad esempio, la circolare 44 dell’Agenzia delle Entrate chiarisce che le attività di fornitura di servizi in agricoltura, per essere riconosciute come tali, devono prevedere l’utilizzo di attrezzature e supporti specifici. L’agromeccanica è ammessa, ma deve essere regolata per evitare che si trasformi in un modo improprio di esternalizzare la manodopera senza garantire adeguate tutele ai lavoratori. Per questa ragione, è importante diffondere consapevolezza tra gli operatori locali e promuovere una corretta applicazione delle normative.
La provincia di Avellino si trova a un bivio cruciale per il futuro del suo settore agricolo. La mancanza di manodopera, aggravata dallo spopolamento, può essere trasformata in un’opportunità attraverso politiche di inclusione sociale, semplificazione burocratica e promozione di modelli organizzativi cooperativi.
Solo attraverso una collaborazione tra istituzioni, imprenditori agricoli e comunità locali sarà possibile creare un sistema agricolo sostenibile, capace di garantire sviluppo economico e inclusione sociale. Investire nella regolarizzazione dei lavoratori stranieri e nell’adozione di pratiche innovative non solo rafforzerà il settore agricolo, ma contribuirà anche a contrastare lo spopolamento e a valorizzare il territorio avellinese.