IL CENTRO STUDI E RICERCHE DELLA Co.N.A.P.I. NAZIONALE PUBBLICA UN QUESTIONARIO PER PROMUOVERE LA CRESCITA DEL SETTORE VITIVINICOLO E DELL’ENOTURISMO SOSTENIBILE

La ricerca scientifica del Centro Studi Co.N.A.P.I. Nazionale, non si arresta, questa volta ha acceso un faro sul settore vitivinicolo e dell’enoturismo sostenibile, settori che stanno subendo cambiamenti tali da influenzare il mercato del lavoro e quello occupazionale, dove le aziende richiedono specifiche competenze ed una costante formazione. A tal proposito e soprattutto per le tante sfide che le aziende si trovano ad affrontare, il Centro Studi ha realizzato un questionario attraverso il quale si vuole attingere più informazioni possibili per avere un quadro generale sui settori che hanno uno specifico ruolo nel panorama economico che sono in continua evoluzione. A parlarne è il dottor Antonio Zizza, Direttore del Centro Studi e Ricerche della Co.N.A.P.I. al quale abbiamo posto delle domande specifiche che ci aiutano ad avere una visione completa dell’obiettivo che si intende perseguire. Riportiamo di seguito l’intervista.
Direttore, cosa ha spinto il Centro Studi e Ricerche della Co.N.A.P.I. Nazionale a realizzare un questionario specifico per il settore vitivinicolo ed enoturistico?
Il settore vitivinicolo, insieme all’enoturismo, sta attraversando un periodo di grande cambiamento, affrontando sfide che influenzano il mercato del lavoro e aprono nuove opportunità occupazionali. Con il “Questionario per lo sviluppo del settore vitivinicolo e dell’enoturismo sostenibile” [https://forms.gle/vLpt3uQya69tyumf9] miriamo a raccogliere informazioni attuali e precise dagli operatori: dai produttori di uve ai cantinieri ovvero alle aziende turistiche specializzate.

L’obiettivo è identificare esigenze specifiche, sfide e soprattutto opportunità di crescita e innovazione in ottica sostenibile. Vogliamo ottenere un quadro realistico che ci permetta di sviluppare strategie efficaci per promuovere il territorio e la biodiversità.


Quali temi principali vengono affrontati nel questionario?

Il questionario esplora molteplici aspetti fondamentali: dalla gestione aziendale alla sostenibilità ambientale, dall’innovazione tecnologica all’enoturismo, fino alla formazione e alle collaborazioni, sia a livello nazionale che internazionale. Abbiamo incluso anche sezioni dedicate alla diversità imprenditoriale (per età e genere), ai canali di promozione e ai modelli di commercializzazione adottati. Crediamo che per comprendere e poi sostenere appieno questo settore sia indispensabile avere un quadro dettagliato delle attività e delle sfide quotidiane degli operatori.

Perché è importante per le aziende partecipare?

La partecipazione è molto importante, almeno per due motivi. In primo luogo, consente agli imprenditori di esprimere direttamente le loro esigenze, offrendo al settore una rappresentazione autentica delle loro prospettive. In secondo luogo, i dati raccolti ci permetteranno di formulare proposte concrete e strumenti di supporto mirati. Le informazioni, raccolte in modo anonimo e con la massima riservatezza, saranno la base per progetti e iniziative di sviluppo specifiche. Proprio in questi giorni, insieme al Presidente di Co.N.A.P.I. Nazionale, dott. Basilio Minichiello, saremo presenti al Merano Wine Festival per presentare il questionario e i nostri obiettivi direttamente ad alcune delle aziende del settore.

Che messaggio vorrebbe trasmettere agli operatori?

Agli operatori del settore vogliamo dire che il loro contributo è fondamentale: solo collaborando possiamo affrontare le criticità e proporre soluzioni efficaci.
Da irpino, conosco il potenziale del nostro territorio e della sua tradizione vitivinicola, che può rappresentare un’importante leva per lo sviluppo economico e occupazionale. Il Centro Studi e Ricerche della Co.N.A.P.I. intende impegnarsi nel sostenere il settore, ma per farlo abbiamo bisogno di una comprensione profonda circa le esigenze operative delle aziende. Partecipare al questionario significa stringere una collaborazione per costruire un futuro più competitivo, sostenibile e innovativo per il settore vitivinicolo.

Come si può partecipare?

Partecipare è molto semplice: il questionario è disponibile online e richiede solo pochi minuti per essere completato. Gli interessati possono accedervi direttamente al link del questionario [https://forms.gle/3ojfQ2vsSFKkGs2MA] o contattandoci via email [csr@conapinazionale.it] per avere informazioni più dettagliate. Ogni risposta è preziosa e avrà un ruolo importante nelle attività che svilupperemo nei prossimi mesi.

PRODUZIONE CASTAGNE: MONTELLA AREA PROTETTA IGP

Il lavoro presenta l’evoluzione della posizione dell’Italia nel commercio internazionale delle castagne destinate al consumo fresco. L’Italia, insieme alla Cina, è il principale esportatore mondiale di castagne. Tuttavia, le castagne italiane per varietà, proprietà organolettiche e caratteristiche estetiche si differenziano da quelle prodotte in Cina e per questo rappresentano all’estero una sorta di made in Italy. Le esportazioni rappresentano tra il 30% e il 40% della produzione e la bilancia commerciale è sempre in attivo. Tuttavia, i mutati gusti dei consumatori e la concorrenza asiatica minacciano la sua capacità di penetrazione nei mercati esteri e, di conseguenza, la sopravvivenza del settore, che garantisce un’importante fonte di reddito e la tutela ambientale e paesaggistica dei territori. La produzione mondiale di castagne si concentra in due grandi macroaree, l’Asia e l’Europa, che rappresentano rispettivamente l’80% e il 16% della produzione mondiale. Essa è pari a poco più di 1 milione di tonnellate e occupa una superficie di 367.000 ettari. La produzione mondiale di castagne è cresciuta a partire dal 1990, dopo un trentennio in cui è rimasta relativamente stabile. Tale crescita è dovuta esclusivamente alla produzione cinese che tra il 1990 e il 2008 è più che triplicata attestandosi a circa 900 mila tonnellate nel periodo 2004-2008. Il Centro Studi e Ricerca di Co.N.A.P.I .Nazional, ha messo in evidenza che il risultato della Cina è da attribuirsi sia ad una maggiore superficie investita nella coltura sia al miglioramento delle rese. Infatti, la superficie investita è quasi raddoppiata portandosi a circa 130.000 ettari nel 2008, aumentando anche la cosiddetta resa. Nello stesso periodo, la produzione italiana si è attestata tra le 50 e le 70 mila tonnellate a seconda dell’annata. La quota sulla produzione mondiale è passata dall’11% in media degli anni Novanta al 4% in media di oggi a causa dell’aumento della produzione cinese. Le principali regioni esportatrici sono Campania e Piemonte, che rappresentano, rispettivamente, il 65% e il 12% della quantità di castagne e marroni esportata dall’Italia. In particolare, le industrie di trasformazione e commercializzazione della Campania sono tra i più importanti operatori dei mercati internazionali. La filiera castanicola italiana è costituita da pochi operatori che trasformano e commercializzano il prodotto sui mercati nazionali e esteri, da un’ offerta frammentata costituita da aziende di piccole dimensioni e dalla presenza di numerosi intermediari. Tale struttura si riflette sia sul prezzo alla produzione che su quello al consumo.Nel campo delle denominazioni di origine protetta (DOP) e Indicazione geografica protetta (IGP) ci sono 8 varietà frutticole.

Tra le aree protette e a coltivazione di castagne risaltano quelle Irpine, in modo particolare quella di Montella tanto che il 7 marzo 1975 è stata fondata la Società Cooperativa Agricola CASTAGNE DI MONTELLA per volontà di un gruppo numeroso di castanicoltori dell’Areale I.G.P., il cui obiettivo è quello di accorciare la filiera produzione – mercato, avvicinando il più possibile i produttori ai consumatori. La Cooperativa basa i suoi principi sulla solidarietà fra i produttori agricoli che, unendosi, acquistano maggiore forza contrattuale sul mercato. Oltre Montella, fanno parte della filiera Cassano Irpino, Bagnoli Irpino, Laceno tanto da dar vita ad un opificio che si estende su una superficie totale di 7.500 mq. di cui circa 1.000 mq. sono coperti, dove avviene la lavorazione e manipolazione del prodotto, i restanti 6.500 mq. servono per le operazioni di carico/scarico e parte a verde.Ad oggi la Cooperativa conta un considerevole numero di soci che conducono superficie investita a castagneto da frutto per circa 165 Ettari. La produzione viene collocata, prevalentemente sul mercato nazionale, soprattutto con il marchio dell’azienda “Soc. Coop. Agricola Castagne di Montella” per quanto riguarda il prodotto fresco, mentre per il secco, esso viene venduto ad altri intermediari che collocano il prodotto con il loro marchio. I dati economici e produttivi sono consistenti. Il castagno è stato da sempre un mezzo di sussistenza economica per la comunità irpina contribuendo a segnare la tradizione rurale e lo sviluppo sociale di queste zone. Con una produzione media annua di 7-8 mila tonnellate, la “Castagna di Montella” partecipa a circa il 60% dell’intero raccolto di castagne della provincia di Avellino. Il 50% circa del prodotto viene esportato oltreoceano, il 25% viene esitato sui mercati europei e solo il restante 25% è collocato sui mercati nazionali. Pur contando su una superficie complessiva di oltre 4.000 ettari, la superficie iscritta al sistema di certificazione IGP è di 664 ettari circa, per un totale di n. 120 aziende agricole, con una notevole produzione certificata e commercializzata, inoltre sono 4 le ditte confezionatrici certificate. La “Castagna di Montella” è stato il primo ed unico caso in Italia di prodotto ortofrutticolo cui sia stata riconosciuta, da parte del Ministero dell’Agricoltura, la DOC, sostituita nove anni dopo dall’IGP. Il riconoscimento comunitario dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP) “Castagna di Montella” è avvenuto attraverso il Regolamento (CE).

DOPO LA CRISI ECONOMICA DEL 2008 TUTTA L’INDUSTRIA MANIFATTURIERA HA SOFFERTO

In particolare il mondo della moda ha subito un grave calo economico: le imprese della moda solo nel primo metà anno del 2024 hanno registrato una perdita di 1,8 miliardi, con un calo del 5,3% delle esportazioni. Soffermandoci proprio sull’export, a livello regionale la Lombardia con la sua Milano, indiscussa città dell’alta moda, ha subito una perdita di 826 milioni e la Toscana, che ha superato la Lombardia, 936 milioni. Ma mentre il mondo del lusso e dell’alta moda è in piena crisi totale, il fast fashion aumenta sempre di più i fatturati. Si parla di un giro d’affari che nel 2027 arriverà a 185 miliardi di dollari. La continua voglia di cambiare il proprio abbigliamento spendendo cifre basse sono le due caratteristiche che spingono sempre più gente ad acquistare abiti di bassa qualità, facendo prevalere l’insostenibilità. Il fast fashion non si lascia scappare un colpo ed è sempre dietro all’alta moda soddisfacendo sempre di più quella parte di clienti che vorrebbe avere un abbigliamento di marca ma per motivi economici non possono permetterselo. Secondo un’indagine effettuata da Co.N.A.P.I. , i fatturati del fast fashion aumenteranno del +74,5% in soli tre anni, continuando a sottolineare come, nonostante la scarsa qualità tanto criticata, questo tipo di abbigliamento continui ad essere acquistato. In questo scenario il colosso cinese SHEIN gioca un ruolo da protagonista: ogni giorno dalla sua azienda escono fino a 6 mila capi e accessori che vengono messi in vendita ad un prezzo media di 6/7 euro e, per evitare i costi di spedizione, la clientela aggiunge al carello quanta più merce possibile. Magari il capo acquistato ha una durata di qualche mese, ma non è importante perché tanto quel prezzo può essere rispeso e quel capo può non interessare più!

Secondo quanto rilasciato da FQMagazine, Francesca Rulli, ceo di Process Factory e ideatrice di 4sustainability, ha affermato che “il tema principale di insostenibilità è il modello di business, perché questi grandi marchi alimentano la sovrapproduzione di capi di breve durata. Il problema sono i modelli di prezzo e di consumo che non vanno assolutamente bene, perché spingono tutti gli attori coinvolti a non dare valore al capo d’abbigliamento, a non preoccuparsi della qualità, della durata e di dove andrà a finire quando sarà buttato via, perché tanto sarà un problema di qualcun altro. Sta qui l’insostenibilità”.
Tra qualche anno la normativa europea sulle due diligence verrà applicata anche ai colossi cinesi dell’e-commerce come SHEIN e TEMU e , se anche queste due non metteranno sotto controllo il loro modello produttivo saranno costretti a pagare pesanti sanzioni.
In vista del Black Friday e del Natale moltissima gente approfitterà dei prezzi ancora più bassi per acquistare merce: ma il Black Friday è una strategia di marketing che spinge il cliente ad un acquisto inconsapevole del prodotto, senza preoccuparsi del rapporto qualità-prezzo e del danno che in realtà sta provocando al mondo intero. Per fortuna stanno nascendo i “Green Friday”, intere giornate dedicate alla consapevolezza con lo scopo di promuovere prodotti già usati e dar vita di nuovo a quei prodotti che sarebbero stati scartati.

NUOVE FUNZIONALITA’ INPS PER UNA GESTIONE PIU’ SEMPLICE DELLA REGOLARITA’ CONTRIBUTIVA

Dal 5 novembre 2024, l’INPS ha lanciato la Piattaforma Unica per la Verifica e Gestione Interattiva della Regolarità Contributiva, uno strumento pensato per semplificare la gestione delle posizioni contributive e garantire una maggiore trasparenza. Con questa nuova piattaforma, i contribuenti e i loro intermediari possono monitorare e regolarizzare in anticipo le irregolarità contributive, evitando ritardi o problemi nel rilascio del DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva).
Le principali funzionalità della piattaforma includono:
• Ve.R.A. (Verifica Regolarità Contributiva) e Simulazione DURC: strumenti che permettono di visualizzare in tempo reale la situazione contributiva dell’azienda, individuando eventuali anomalie che necessitano di correzioni.
• Delega Master: una nuova tipologia di delega che consente a un unico intermediario di gestire più posizioni contributive, attivando processi di regolarizzazione e ricevendo notifiche sui DURC in scadenza.

L’utilizzo della Delega Master è essenziale per accedere a queste funzionalità avanzate. Essa permette di gestire la posizione contributiva aziendale in modo centralizzato, riducendo il rischio di problematiche legate alla regolarità contributiva.
Come funziona?
Attraverso la piattaforma, il titolare o il legale rappresentante dell’azienda, così come il suo intermediario abilitato, può consultare in tempo reale tutte le evidenze legate alla posizione contributiva, identificare le irregolarità e attivare i processi di regolarizzazione. Inoltre, la piattaforma fornisce l’opportunità di ricevere notifiche in anticipo quando il DURC sta per scadere, con l’obiettivo di permettere una gestione proattiva delle posizioni contributive.
Questa nuova piattaforma rappresenta un grande passo avanti nell’efficienza e nella trasparenza della gestione contributiva, migliorando l’interazione tra INPS, contribuenti e intermediari. Accedi subito alla piattaforma attraverso il portale INPS e scopri come semplificare la gestione della regolarità contributiva!

IL RUOLO DELLA BILATERALITA’ NELLA COMPLIANCE AZIENDALE

La compliance aziendale, intesa come l’insieme di pratiche e procedure finalizzate a garantire il rispetto di leggi, norme e regolamenti, sta assumendo un ruolo sempre più cruciale per tutte le aziende, indipendentemente dal settore di appartenenza. La complessità crescente del quadro normativo e la necessità di garantire standard elevati di legalità e trasparenza rendono ormai indispensabile il coinvolgimento di soggetti terzi che possano supportare le imprese nel monitoraggio delle proprie attività e nella verifica della conformità alle normative vigenti. In questo contesto, gli enti bilaterali, con le loro commissioni e attività di certificazione, svolgono un ruolo di primaria importanza per la compliance aziendale.

Uno sforzo significativo in questa direzione è portato avanti dalla Confederazione Conapi, che, in qualità di associazione datoriale, è da tempo impegnata nella costruzione di un sistema di controllo e verifica delle conformità attraverso le varie commissioni istituite all’interno degli enti bilaterali di cui fa parte. Questo ruolo di servizio è orientato non solo verso i settori storicamente più regolamentati, ma anche verso tutti gli altri ambiti aziendali, a fronte di un crescente bisogno di tutela e garanzia di legalità nei contesti produttivi.


Uno degli aspetti chiave della compliance aziendale gestito dalle commissioni bilaterali riguarda la certificazione dei contratti di lavoro. Questo processo di certificazione apporta un duplice beneficio alle aziende e ai lavoratori: da un lato, garantisce la genuinità dei contratti, certificando che le condizioni di lavoro stabilite siano effettivamente aderenti alle normative vigenti e prive di abusi; dall’altro, permette di “blindare” il contratto certificato, offrendo una protezione aggiuntiva alla sua validità e riducendo i rischi di contenziosi legali. In tal modo, le commissioni di certificazione contribuiscono a consolidare un quadro contrattuale che favorisce la stabilità e la trasparenza nelle relazioni di lavoro, beneficiando sia i datori di lavoro che i dipendenti.
Un altro ruolo fondamentale delle commissioni bilaterali riguarda la certificazione della formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo processo, più di una semplice formalità, rappresenta una verifica della conformità delle procedure interne alle normative di sicurezza. La formazione certificata in materia di sicurezza è infatti uno strumento essenziale per ridurre i rischi di incidenti e infortuni, garantendo che il personale sia effettivamente addestrato e consapevole delle misure preventive da adottare. La certificazione conferisce così un valore aggiunto alla formazione, attestando l’efficacia e la qualità del processo formativo e offrendo alle aziende un’ulteriore garanzia di conformità.


Oltre alla certificazione dei contratti e della formazione, le commissioni bilaterali sono spesso coinvolte anche nella cosiddetta asseverazione dei modelli organizzativi. Questa attività di asseverazione permette di validare tutti i modelli e le procedure adottati dall’azienda per prevenire gli infortuni sul lavoro e per tutelare la salute e la sicurezza dei propri dipendenti. L’asseverazione costituisce, a tutti gli effetti, un’attività di compliance, in quanto consente di verificare e confermare che l’impresa abbia implementato un sistema organizzativo e gestionale conforme alle normative e adeguato alla gestione del rischio.
In un mondo sempre più regolamentato, la presenza di un soggetto terzo che possa garantire il rispetto delle normative è divenuta un’esigenza irrinunciabile sia per le aziende che per i lavoratori. Le commissioni bilaterali offrono questa funzione di “certificazione esterna”, operando come soggetti imparziali che verificano il rispetto delle regole e supportano l’azienda nell’implementazione di procedure corrette e trasparenti. Tale funzione non solo riduce i rischi di sanzioni e contenziosi legali, ma contribuisce anche a costruire un ambiente di lavoro più sicuro e trasparente, che valorizza il ruolo sociale dell’impresa e promuove il benessere dei lavoratori.
La bilateralità, attraverso l’azione delle commissioni bilaterali, rappresenta dunque una risorsa preziosa per la compliance aziendale. Grazie alla certificazione dei contratti di lavoro, alla verifica delle procedure di sicurezza e all’asseverazione dei modelli organizzativi, gli enti bilaterali forniscono un supporto essenziale alle aziende, accompagnandole nella costruzione di un sistema di regole chiaro e trasparente. In tal senso, l’impegno di Conapi Nazionale e delle altre associazioni datoriali nella promozione della bilateralità è fondamentale per rafforzare la compliance e creare un contesto aziendale sempre più sicuro, rispettoso delle normative e orientato alla sostenibilità sociale.

GIBELLINA PREMIATA CAPITALE ITALIANA DELL’ARTE CONTEMPORANEA 2026 | DALLE CENERI SI RINASCE

A Gibellina, paesino dell’entro terra trapanese di 3.670 abitanti, è stato riconosciuto il titolo di Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2026. Si è rialzata in piedi con forza e splendore, grazie a Ludovico Corrao, ex politico , avvocato e sindaco di Gibellina, che ha portato nella sua terra l’arte in tutte le forme da ogni parte del mondo. In seguito al famoso terremoto del 1968 che aveva colpito la Valle del Belice distruggendo completamente anche Gibellina, adesso è il momento di risplendere. In quell’ occasione ci furono molte perdite umane oltre che ripercussioni non indifferenti sul territorio. Il sindaco Corrao volle ripartire da una ricostruzione culturale che, grazie alle varie amicizie con grandi architetti e artisti italiani del tempo, riuscì a far sperimentare e praticare l’arte a Gibellina, sicuro del fatto che solo l’arte sarebbe stata in grado di dare un futuro e riportare in vita quelle zone ormai povere e disabitate. E cosi avvenne: oggi si parla di una Nuova Gibellina sia perché il territorio si è spostato a Salemi, esattamente a 15km dal vecchio centro, sia perché l’impianto urbanistico tipicamente del nord Italia e le nuove opere d’arte moderne costruite apposta la rendono diversa da ciò che prima era. Anche il grande Alberto Burri negli anni Ottanta accettò la proposta di Corrao, ma fedele ai propri canoni da artista del Novecento, decise di dare il proprio contributo alle vecchie rovine della città originale, progettando quello che noi conosciamo come “Grande Cretto”, creando un viaggio all’interno di una città che in realtà non esiste più.


Alessandro Giuli, Ministro della Cultura, durante la cerimonia di proclamazione ha affermato di voler dare il titolo a Gibellina giustificando la propria scelta : “La prima ‘Capitale italiana dell’Arte contemporanea‘ con la sua candidatura offre al nostro Paese un progetto organico e solido, consegnando all’Italia di oggi un esemplare modello di intervento culturale, fondato su valori e azioni che riconoscono all’arte una funzione sociale e alla cultura lo statuto di bene comune. Per la sua capacità progettuale nel riattivare il suo straordinario patrimonio di opere, coniugando nel presente memoria e futuro, conservazione e valorizzazione, attenzione al locale e ambizione internazionale; per la sua capacità di coinvolgimento delle nuove generazioni e della cittadinanza tutta, interpellando il territorio più ampio sulla base di una comune consapevolezza civica, stringendo alleanze con istituzioni pubbliche e private, nazionali e transnazionali; per il fatto di essere Città pioniera di ciò che oggi definiamo rigenerazione urbana, e per la capacità di essere insieme una città-opera e una città da abitare: per il suo progetto, con il quale la città diventerà un grande laboratorio dove le pratiche e le energie dell’arte contemporanea saranno chiamate a condividere pensieri e soluzioni sui temi dello spazio pubblico, della comunità, del paesaggio, della sostenibilità e del capiente concetto di eredità”.
Il progetto con cui Gibellina si è candidata a Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea ha il titolo di “Portami il futuro”, scritto da Roberto Albergoni e presenta l’arte come strumento di unione tra strade, case, abitanti, cultura e società. Secondo quanto riportato da Sole24 la cittadina siciliana riceverà un contributo statale di un milione di euro per attività culturale per un periodo di un anno.
Un chiaro messaggio per ricordare che dopo il buio c’è sempre la luce e che dalle ceneri si può rinascere.

MATTARELLA NOMINA 25 CAVALIERI DEL LAVORO

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro a 25 imprenditori e manager che si sono distinti per il loro contributo all’economia nazionale. Questa prestigiosa onorificenza, istituita nel 1901, è riservata a chi, con il proprio impegno, ha promosso l’eccellenza nei settori dell’agricoltura, dell’industria, del commercio, del turismo, dei servizi, dell’artigianato, del credito e delle assicurazioni.

Le candidature per il titolo di Cavaliere del Lavoro possono essere presentate non solo su base individuale, ma anche dalle associazioni di categoria. Una commissione valuta i meriti e l’impatto delle attività svolte dai candidati, tenendo conto del valore economico e sociale del loro operato. L’accesso all’onorificenza non è limitato ai soli cittadini italiani, ma può essere esteso anche a imprenditori stranieri, se il loro contributo ha avuto un impatto significativo per il paese.

Tra i 25 Cavalieri nominati quest’anno si trovano rappresentanti di vari settori economici. Ci sono imprenditori agricoli che hanno introdotto pratiche innovative e sostenibili, industriali che hanno valorizzato il made in Italy sui mercati internazionali, esponenti del settore turistico che hanno promosso l’Italia come meta d’eccellenza, e manager del settore finanziario che hanno contribuito alla crescita dell’economia con una gestione responsabile delle risorse.

Con questa nomina, Mattarella ha voluto sottolineare l’importanza del lavoro e dell’iniziativa imprenditoriale come pilastri fondamentali dello sviluppo del paese. I nuovi Cavalieri del Lavoro rappresentano un modello di impegno, passione e innovazione, valori che contribuiscono a rendere l’Italia competitiva nel contesto internazionale.

MUTTI DISTRIBUISCE 7 MILIONI ALL’INTERA FILIERA DEL POMODORO. BASILIO MINICHIELLO: “E’ LA FORZA DI FARE SQUADRA”

La campagna di raccolta dei pomodori 2024 ha coinvolto 800 famiglie tra cui molte straniere, arrivate in Italia dopo una formazione per il comparto, che ha implicato l’apprendimento della lingua, delle funzioni da svolgere sottoponendosi a necessarie visite mediche. Molte aziende con in testa datori di lavoro scrupolosi e attenti, hanno la capacità di riconoscere e gratificare la validità dei propri dipendenti e questo significa stimolarli a lavorare meglio ed in condizioni di sicurezza , oltre che a riconoscere il loro valore e impegno impartiscono quello che il Presidente di Co.N.A.P.I. Nazionale il dottor Basilio Minichiello chiama “responsabilità a fare squadra, per raggiungere insieme eccellenti risultati che motivano a fare sempre di più perché solo così si acquista la consapevolezza che gli sforzi di tutti contribuiscono nel modo giusto a raggiungere gli obiettivi aziendali e ad ottenere grandi riconoscimenti”. Questa filosofia aziendale è stata da sempre applicata nell’azienda Mutti tanto che, con un importo di 7 milioni di euro distribuiti lungo l’intera filiera, ha ottenuto il più alto riconoscimento per 125 anni dell’azienda con il premio il pomodorino d’oro, la stessa ha contribuito ad un aumento economico della Nazione nel settore della produzione del pomodoro di alta qualità. Il risultato è stato reso noto da Mutti, impresa di Parma leader in Europa nel mercato dei derivati del pomodoro, durante l’evento a chiusura della campagna di lavorazione 2024 che, considerando le condizioni climatiche dell’estate, è risultata per l’azienda quantomai “sfidante”.

Mutti, presente in oltre 100 Paesi, con un fatturato da 665 milioni nel 2023, ha deciso di riunire per la prima volta in un unico evento l’intera filiera, dal nord al sud d’Italia, qualche giorno fa a Reggio Emilia in occasione della 25esima edizione del premio Pomodorino d’Oro, il massimo riconoscimento per la qualità della materia prima. Durante la serata l’amministratore delegato Francesco Mutti ha tracciato un bilancio della complessa stagione appena conclusa, sottolineando che il 2024 è stato un anno decisamente più complicato del previsto, il più difficile tra quelli affrontati nei 30 anni trascorsi da quando l’imprenditore ha preso la guida dell’azienda. Ma insieme alla parte agricola, sono riusciti a portare a termine la campagna con qualità e passione, un lavoro che ha visto l’impiego di una grande manodopera costituita da persone qualificate e determinate. Motivo per cui Mutti ha destinato un contributo da 7 milioni di euro all’intera filiera, i quali si aggiungono al prezzo concordato e pagato per il pomodoro. “In un momento così complesso, l’evento per la consegna del Pomodorino d’Oro che ha chiamato a raccolta come una sola, unica, filiera – ha sottolineato il dottor Basilio Minichiello-mette in evidenza come ancora una volta il fare squadra sia una mentalità giusta e vincente che diventa in queste circostanze più che mai importante per proseguire e insistere sulla strada della collaborazione, uniti, per raggiungere tutti lo stesso obiettivo”. La campagna di raccolta 2024, fa sapere l’azienda e come in precedenza ricordato, ha coinvolto oltre 800 famiglie di agricoltori italiani con i quali Mutti collabora. Per quantificare lo sforzo profuso, rispetto ai 70 giorni generalmente previsti per la raccolta e cioè da metà luglio a fine settembre, nel corso di quest’anno la campagna si è protratta fino alla conclusione di ottobre, con un incremento del 22% rispetto al 2021 sulle giornate lavorative.