Il lavoro presenta l’evoluzione della posizione dell’Italia nel commercio internazionale delle castagne destinate al consumo fresco. L’Italia, insieme alla Cina, è il principale esportatore mondiale di castagne. Tuttavia, le castagne italiane per varietà, proprietà organolettiche e caratteristiche estetiche si differenziano da quelle prodotte in Cina e per questo rappresentano all’estero una sorta di made in Italy. Le esportazioni rappresentano tra il 30% e il 40% della produzione e la bilancia commerciale è sempre in attivo. Tuttavia, i mutati gusti dei consumatori e la concorrenza asiatica minacciano la sua capacità di penetrazione nei mercati esteri e, di conseguenza, la sopravvivenza del settore, che garantisce un’importante fonte di reddito e la tutela ambientale e paesaggistica dei territori. La produzione mondiale di castagne si concentra in due grandi macroaree, l’Asia e l’Europa, che rappresentano rispettivamente l’80% e il 16% della produzione mondiale. Essa è pari a poco più di 1 milione di tonnellate e occupa una superficie di 367.000 ettari. La produzione mondiale di castagne è cresciuta a partire dal 1990, dopo un trentennio in cui è rimasta relativamente stabile. Tale crescita è dovuta esclusivamente alla produzione cinese che tra il 1990 e il 2008 è più che triplicata attestandosi a circa 900 mila tonnellate nel periodo 2004-2008. Il Centro Studi e Ricerca di Co.N.A.P.I .Nazional, ha messo in evidenza che il risultato della Cina è da attribuirsi sia ad una maggiore superficie investita nella coltura sia al miglioramento delle rese. Infatti, la superficie investita è quasi raddoppiata portandosi a circa 130.000 ettari nel 2008, aumentando anche la cosiddetta resa. Nello stesso periodo, la produzione italiana si è attestata tra le 50 e le 70 mila tonnellate a seconda dell’annata. La quota sulla produzione mondiale è passata dall’11% in media degli anni Novanta al 4% in media di oggi a causa dell’aumento della produzione cinese. Le principali regioni esportatrici sono Campania e Piemonte, che rappresentano, rispettivamente, il 65% e il 12% della quantità di castagne e marroni esportata dall’Italia. In particolare, le industrie di trasformazione e commercializzazione della Campania sono tra i più importanti operatori dei mercati internazionali. La filiera castanicola italiana è costituita da pochi operatori che trasformano e commercializzano il prodotto sui mercati nazionali e esteri, da un’ offerta frammentata costituita da aziende di piccole dimensioni e dalla presenza di numerosi intermediari. Tale struttura si riflette sia sul prezzo alla produzione che su quello al consumo.Nel campo delle denominazioni di origine protetta (DOP) e Indicazione geografica protetta (IGP) ci sono 8 varietà frutticole.
Tra le aree protette e a coltivazione di castagne risaltano quelle Irpine, in modo particolare quella di Montella tanto che il 7 marzo 1975 è stata fondata la Società Cooperativa Agricola CASTAGNE DI MONTELLA per volontà di un gruppo numeroso di castanicoltori dell’Areale I.G.P., il cui obiettivo è quello di accorciare la filiera produzione – mercato, avvicinando il più possibile i produttori ai consumatori. La Cooperativa basa i suoi principi sulla solidarietà fra i produttori agricoli che, unendosi, acquistano maggiore forza contrattuale sul mercato. Oltre Montella, fanno parte della filiera Cassano Irpino, Bagnoli Irpino, Laceno tanto da dar vita ad un opificio che si estende su una superficie totale di 7.500 mq. di cui circa 1.000 mq. sono coperti, dove avviene la lavorazione e manipolazione del prodotto, i restanti 6.500 mq. servono per le operazioni di carico/scarico e parte a verde.Ad oggi la Cooperativa conta un considerevole numero di soci che conducono superficie investita a castagneto da frutto per circa 165 Ettari. La produzione viene collocata, prevalentemente sul mercato nazionale, soprattutto con il marchio dell’azienda “Soc. Coop. Agricola Castagne di Montella” per quanto riguarda il prodotto fresco, mentre per il secco, esso viene venduto ad altri intermediari che collocano il prodotto con il loro marchio. I dati economici e produttivi sono consistenti. Il castagno è stato da sempre un mezzo di sussistenza economica per la comunità irpina contribuendo a segnare la tradizione rurale e lo sviluppo sociale di queste zone. Con una produzione media annua di 7-8 mila tonnellate, la “Castagna di Montella” partecipa a circa il 60% dell’intero raccolto di castagne della provincia di Avellino. Il 50% circa del prodotto viene esportato oltreoceano, il 25% viene esitato sui mercati europei e solo il restante 25% è collocato sui mercati nazionali. Pur contando su una superficie complessiva di oltre 4.000 ettari, la superficie iscritta al sistema di certificazione IGP è di 664 ettari circa, per un totale di n. 120 aziende agricole, con una notevole produzione certificata e commercializzata, inoltre sono 4 le ditte confezionatrici certificate. La “Castagna di Montella” è stato il primo ed unico caso in Italia di prodotto ortofrutticolo cui sia stata riconosciuta, da parte del Ministero dell’Agricoltura, la DOC, sostituita nove anni dopo dall’IGP. Il riconoscimento comunitario dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP) “Castagna di Montella” è avvenuto attraverso il Regolamento (CE).