“PROFESSIONE ANIMATORE” UN SETTORE DA TUTELARE E RILANCIARE NEL MONDO DEL LAVORO GIOVANILE

Di Carlo Maria Todini, Direttore Artistico dell’Associazione Culturale Arteteca ed Animazione

Ho letto con interesse dell’iniziativa che la Confederazione Nazionale Conapi intende intraprendere per tutelare il settore dell’animazione turistica, e vorrei condividere la mia esperienza personale e alcune riflessioni. Sono Carlo Maria Todini, Direttore Artistico dell’ Associazione Culturale Arteteca ed Animazione, e da anni mi occupo di formare e coordinare giovani animatori turistici.

Troppo spesso, l’animazione viene vista come un’esperienza passeggera, una fase transitoria della vita di un giovane, una sorta di “servizio di leva” spinto dai genitori per far sbloccare i figli o avviarli al mondo dello spettacolo o dello sport. Tuttavia, oggi l’animatore non può essere considerato un lavoratore come gli altri fino a quando non ha accumulato almeno 2-3 anni di esperienza sul campo. Solo allora possiamo parlare di un “animatore professionista”, capace di intrattenere e gestire situazioni complesse.

La legge consente ai ragazzi di iniziare questo percorso a partire dai 16 anni con il permesso dei genitori, ma a mio avviso è una normativa inadeguata. Troppo spesso i genitori si intromettono nel processo di apprendimento, compromettendo la crescita professionale dei giovani. Credo che l’età minima per diventare animatore dovrebbe essere fissata ai 18 anni, garantendo maggiore autonomia e responsabilità.

Un altro problema riguarda la “tutela delle agenzie” Oggi, se un animatore decide di lasciare il lavoro all’improvviso, nessuna legge protegge l’agenzia. Ma se, al contrario, un’agenzia deve allontanare un ragazzo per comportamenti scorretti o inadeguati, rischia di subire gravi conseguenze. È necessario più rispetto dalle autorità competenti e maggiore disciplina nel processo formativo degli animatori professionisti.

Nel corso degli anni, mi sono imbattuto in situazioni difficili, in cui il ruolo dell’imprenditore e del formatore non è stato adeguatamente supportato. Le agenzie spesso si trovano ostaggio di individui che sfruttano il sistema a proprio vantaggio, e il datore di lavoro viene ingiustamente visto come uno sfruttatore. Per questo, sostengo con forza la necessità di creare un’associazione o una forma giuridica che tuteli sia chi vuole intraprendere questa carriera, sia le agenzie che investono in questo settore.

L’animazione turistica non è solo intrattenimento, ma anche un’ ”opera sociale” che contribuisce a togliere i giovani dalla strada e inserirli in contesti positivi e aggregativi, come facevano un tempo le associazioni cattoliche o i dopolavoro. Non dimentichiamo che molte personalità di spicco, da “Fiorello” a “Clementino, hanno iniziato proprio come animatori. Serve una regolamentazione adeguata per non perdere di vista l’importanza di questa professione.


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