Un richiamo all’Orgoglio Italiano

Negli ultimi vent’anni, l’industria italiana ha vissuto una crisi profonda, caratterizzata da un costante processo di deindustrializzazione e dalla vendita di molti dei nostri marchi storici a gruppi esteri. Marchi iconici come Fiat, venduta al gruppo FCA (poi fusa con PSA per creare Stellantis), Lamborghini e Ducati, finite sotto il controllo di Audi-Volkswagen, Maserati e Ferrari oggi parte del gruppo Exor, così come il passaggio di Parmalat ai francesi di Lactalis, e il caso emblematico di Loro Piana, finito nel portafoglio del colosso del lusso LVMH. Questi sono solo alcuni esempi di una tendenza che ha visto il cuore pulsante dell’industria italiana ceduto, pezzo dopo pezzo, all’estero.

Il Centro Studi Conapi Nazionale sta denunciato da tempo questo fenomeno, parlando di una vera e propria “disaffezione” verso le nostre aziende. Ma di chi è la colpa? Politiche industriali deboli, una mancanza di visione a lungo termine e una classe dirigente incapace di proteggere il patrimonio economico nazionale. Dove sono finiti la creatività e il sentimento nazionalista che hanno reso l’Italia un faro mondiale dell’innovazione e dell’artigianato?

La verità è che abbiamo smesso di credere nel nostro potenziale, preferendo svendere i gioielli di famiglia piuttosto che investire in essi. Ma non tutto è perduto! L’Italia ha ancora un grande patrimonio industriale e artigianale, fatto di competenze uniche e di eccellenze riconosciute in tutto il mondo. È ora di rialzarsi e difendere ciò che è nostro, tornando ad essere protagonisti, non solo spettatori, della nostra storia industriale.


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