CLASSIFICA DELLE CITTÀ PIÙ COSTOSE D’ITALIA

PREZZI PROIBITIVI IN ALCUNI CENTRI

Quando nel lontano 2002 è avvenuto il passaggio dalla lira all’euro molte situazioni in Italia sono cambiate, soprattutto nel 2008 quando il Paese ha subìto una gravissima crisi economica iniziata negli Stati Uniti nel 2006. La fotografia dell’economia ci consegna una situazione che va sempre più modificandosi, infatti se in precedenza un solo stipendio in famiglia bastava per vivere serenamente, oggi quasi non si arriva a fine mese. Con l’introduzione dell’euro i prezzi dei prodotti, ma non solo, sono aumentati (pizze, gelati e in generali i beni e i servizi che la ristorazione offre ha approfittato del cambio di valuta). Negli anni è stato un continuo crescere di numeri e prezzi e la differenza dello stile di vita tra Nord e Sud risulta essere evidente.
Per stabilire quali sono le città più ricche d’Italia è necessario tenere in considerazione vari fattori, a cominciare dall’inflazione e dunque dal costo della vita, che va dal paniere quotidiano agli affitti e quant’altro. Quanto riporta SkyTG24, i dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy mettono in evidenza che è Aosta la città più cara di tutta Italia per quel che riguarda beni e servizi, richiedendo una cifra media di 573 euro, superata da Milano e Bolzano per cibi e bevande. Le città più economiche si trovano ancora al Sud e sono Napoli, in Campania e Palermo, in Sicilia. Il Centro Studi di Co.N.A.P.I ha condotto un approfondimento sul fenomeno e ha effettuato un paragone tra Napoli e Aosta, è risultato che in quest’ultima città la vita costa il 58,7% in più rispetto a Napoli, vale a dire poco più della metà. Ciò accade perché il Nord dell’Italia presenta un numero maggiore di investimenti pubblici e privati rispetto al Sud, sia a livello nazionale che a livello internazionale, investimenti che hanno contribuito nel tempo allo sviluppo economico delle regioni del Nord. Inoltre le retribuzioni del Nord Italia risultano essere più alte rispetto a quelle del Settentrione e questo evidenzia il divario che ancora esiste in una Italia ancora divisa a metà.


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