SOLO IL 23 PER CENTO, DI CHI ARRIVA CON LE QUOTE, AVRA´ UN CONTRATTO . I DECRETI FLUSSI MOLTO SPESSPO PRODUCONO IRREGOLARI.
Il sistema dei decreti flussi per l’ingresso di lavoratori stranieri in Italia si conferma abbastanza rigido capace di trasformare solo una minima parte delle quote di ingresso in contratti di lavoro. Nel 2022, il tasso era leggermente più alto, al 35,32%, ma riguardava un numero di quote inferiore. Un vero e proprio buco nell’acqua che non è in grado di rispondere alle richieste del mercato del lavoro, che già domanda sempre molti più lavoratori stranieri di quanti non ne prevedano le quote stabilite dai governi. Un cortocircuito che crea irregolarità e sacche di illegalità. Nel 2023 le domande di ingresso per lavoro sono state sei volte superiori alle quote fissate dal governo: 462.422 richieste contro 82.705 posti disponibili. In altre parole, appena il 4% delle richieste del mercato del lavoro vengono soddisfatte. Perché solo una piccola frazione è stata finalizzata con la sottoscrizione del contratto di lavoro e la richiesta di permesso di soggiorno. Nel 2022, solo il 36% delle quote per il canale stagionale e il 33,4% per quello non stagionale si sono tradotti in contratti di lavoro. Anche per il 2023 la situazione non sembra migliorare tanto che su 74.105 posti disponibili, solo 17.435 domande sono state finalizzate, ovvero il 23,5%. La procedura, nonostante le semplificazioni introdotte trova problemi al rilascio del nulla osta all’ingresso e si complica ulteriormente nel passaggio successivo del rilascio dei visti da parte delle rappresentanze italiane nei paesi di origine. Al 31 gennaio 2024, risultano rilasciati 57.967 visti a fronte di 74.105 ingressi previsti, ma ben 38.926 persone si trovano ancora in attesa di convocazione.
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Il problema, però aumenta
in quanto una parte dei lavoratori che ottiene il visto riesce a stabilizzare la propria posizione lavorativa e giuridica, la maggioranza rischia di scivolare nell’irregolarità, una condizione. Nonostante la legge preveda un permesso di soggiorno per attesa occupazione in caso di indisponibilità all’assunzione da parte del datore di lavoro, questo strumento è stato utilizzato in maniera del tutto insufficiente: solo 146 permessi rilasciati nel 2022 e 84 nel 2023 fino a gennaio 2024. La proposta avanzata è quella di prevedere il ricorso al permesso di soggiorno per attesa occupazione in tutti quei casi a rischio irregolarità, quando la procedura di assunzione non va a buon fine per motivi non dipendenti dai lavoratori. Più a lungo termine, viene ribadita “la necessità di una più generale riforma del sistema di ingresso per lavoro, con l’introduzione della figura dello sponsor o di un permesso per ricerca lavoro e un meccanismo di emersione su base individuale, sempre accessibile, che dia la possibilità a chi rimane senza documenti di mettersi in regola a fronte della disponibilità di un contratto di lavoro o di un effettivo radicamento nel territorio.
Tra gli elementi positivi, spicca il coinvolgimento delle associazioni datoriali nella procedura, che ha portato a un minimo incremento dell’efficacia. Inoltre, il successo dei programmi di formazione nei paesi d’origine, con 6.702 domande su 1.000 posti inizialmente disponibili, dimostra l’interesse del mondo produttivo e la possibilità di un incontro efficace tra domanda e offerta di lavoro