IN DIECI ANNI IL DIPARTIMENTO PER LA PROTEZIONE CIVILE, HA PUBBLICATO L´ ELENCO DEGLI INTERVENTI CHE IN QUESTO ARCO DI TEMPO, SOLO IN ITALIA SI SONO AVUTI CIRCA DUECENTO EMERGENZE
La conta delle emergenze in Italia sfiora quota 200 in poco più di dieci anni. Sono moltissimi gli stati di emergenza di rilievo nazionale deliberati dal Governo tra maggio 2013 e febbraio 2024, dei quali 39 negli ultimi due anni. Il Governo, ha dichiarato 159 stati di emergenza in seguito ad eccezionali eventi meteorologici, alluvioni e frane. L’elenco è pubblicato sul sito internet del Dipartimento per la Protezione civile, incluse le risorse stanziate per le attività di soccorso e gli interventi più urgenti: complessivamente la spesa autorizzata nell’ambito del Fondo per le emergenze ha superato i 13,5 miliardi di euro. Lo stato di emergenza, che per legge non può superare i 12 mesi prorogabile per massimo altri 12, viene deliberato dal Consiglio dei ministri su proposta del Presidente del Consiglio, a seguito di una valutazione della Protezione Civile e su richiesta, o comunque con l’intesa, della Regione o Provincia autonoma interessata.
La delibera autorizza
l’emanazione delle ordinanze di protezione civile, in deroga ad ogni disposizione vigente, con cui si provvede al coordinamento degli interventi. Oltre ai fenomeni meteorologici, tra le emergenze sono incluse quella sanitarie per il Covid-19 (durata due anni e tre mesi) oppure quelle legate ad eventi sismici o vulcani, a criticità ambientali (incendi, contaminazioni, rifiuti) o all’accoglienza dei migranti. I numeri raccontano di un Paese messo alla prova da ripetute calamità. Le precipitazioni, comunque, restano l’emergenza più frequente e diventano sempre più intense con un aumentano di fenomeni estremi che creano notevoli problemi soprattutto all’agricoltura, messa in ginocchio per la coltivazione o raccolta. Nelle campagne italiane, infatti, è calamità con milioni di euro di danni alle coltivazioni a agli allevamenti con aziende agricole isolate, grano e foraggi per gli animali appena seminati spazzati via dall’acqua, coltivazioni di ortaggi allagate come frutteti, vigneti e olive strappate dagli alberi per la furia del vento ma anche macchine e trattori nel fango e strade rurali franate o bloccate dalla neve. È quanto emerge dai monitoraggi che si effettuano per chiedere l’avvio delle procedure per verificare lo stato di calamità nelle zone più colpite da maltempo lungo la Penisola, dal Veneto all’Emilia, dalla Campania alla Puglia fino alla Sicilia. L’importanza del settore agricolo è ancora più evidente considerando l’indotto dell’industria alimentare che ha un notevole peso confermando complessivamente la posizione strategica dell’agroalimentare nel quadro economico nazionale. Cosi che dopo una fase di raccordo, le eventuali risorse aggiuntive stanziate per la ricostruzione vengono gestite di volta in volta in modo diverso.
L’Italia è stato uno dei primi paesi ad affrontare il tema della gestione del rischio in agricoltura, introducendo già dagli anni Settanta, il Fondo di Solidarietà Nazionale. Le misure previste consistono principalmente nella erogazione di aiuti contributivi e creditizi alle imprese agricole che, per effetto della perdita delle produzioni, subiscono danni in misura non inferiore al 20% della produzione aziendale. Ed è proprio per disciplinare queste problematiche, che si intende intervenire e porre in essere una legge in materia di ricostruzione post-calamità.